Timpano dipinto della tomba etrusca dalla Villa Tarantola di Tarquinia, VI sec. a.C., Museo Archeologico Nazionale, Firenze

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

L’Opera proviene da una tomba etrusca a camera unica, scavata nella pietra, originariamente situata nella zona di Tarquinia, datata al VI sec. a.C.; essa fu rinvenuta nel 1904, durante alcuni lavori agricoli.
Nella decorazione del timpano della parete di fondo, all’interno della tomba, è raffigurato un simposio con quattro commensali uomini, recumbenti, coronati, dalle lunghe capigliature di cui uno con barba; i personaggi sono vestiti con chitoni chiari, mantelli rossi e sono calzati. All’estrema sinistra è raffigurato un cane, variamente identificato anche come fiera. La figura centrale, o secondo commensale da sinistra, solleva un kylix ed è barbuto, quello all’estrema destra, ebbro, dorme; alla sua destra sono dipinti alcuni oggetti: corone, una brocca e un’anfora.
Nella parte inferiore della decorazione, sotto la zona figurata, è presente un fregio continuo a 13 fasce orizzontali, realizzate a colori alternati, il nero, il bianco, il rosso e una mescolanza di nero e blu che risulta oggi quasi grigio.

Dopo la scoperta della tomba della Tarantola, il timpano dipinto fu distaccato dal suo supporto originale perché il direttore dell’allora Regio Museo Archeologico di Firenze, Milani, volendo acquistare quella decorazione, chiamò Fabrizio Lucarini, restauratore molto attivo all’epoca, per effettuarne lo strappo. Lucarini però, dopo avere constatato di non potere eseguire uno strappo, a causa dello stato di conservazione della pellicola pittorica, propose ed effettuò uno stacco a massello. Il procedimento adottato da Lucarini per il trasporto a massello, fu tecnologicamente complesso e difficoltoso per le particolari condizioni di conservazione della tomba che si trovava a 4,45 metri di profondità; durante queste operazioni la decorazione del timpano venne inserita in una complessa struttura, composta da un telaio di legno, da malte dalla diversa funzione e composizione e da elementi in ferro; struttura che tutt’ora la sostiene e la contiene e che determina la forma di questa opera etrusca, contribuendo ad attribuirle la definizione erronea di frontone. Attualmente, le dimensioni dell’opera, comprensive di telaio ligneo del Lucarini, sono: h: 100 cm, L 351 cm, e spessore, in basso, di 18 cm ca. e in alto 15 cm ca.
La pittura, dopo il distacco a massello dalla tomba, fu trasportata al Regio Museo Archeologico di Firenze e da allora entrò a far parte del percorso espositivo museale fino all’ alluvione del 1966; infatti dopo l’alluvione, pur non avendo subito particolari conseguenze dannose, venne trasferita nei magazzini, prima, e poi nei locali del laboratorio di restauro archeologico; dal quel momento non è più stata esposta in Museo, ma solo in occasione di mostre, spesso all’estero.
Il settore pitture murali dell’OPD è stato chiamato a verificare lo stato di conservazione dell’opera e incaricato del restauro, in seguito alla chiusura dei Laboratori di Restauro della Soprintendenza Archeologica.
L’opera è caratterizzata da particolari problematiche legate alla tecnica esecutiva, non conosciuta, al supporto impiegato, che è una pietra calcarenitica organogena (macco) e alle sue peculiari vicende conservative.
L’opera è diventata oggetto di Tesi della SAFS/PFP1 (Tesista: Gabriela Simoni; Relatore Coordinatore: Paola Ilaria Mariotti; Relatori: Anna Patera, Gianna Giachi, Pasquino Pallecchi, Roberto Bonaiuti).
Da Settembre 2018 l’opera è conservata presso il Laboratorio di restauro di Pitture Murali; essa, quando è arrivata nei laboratori pesava 917 kg, cosa che ha comportato problematiche

Tecnica esecutiva

I risultati delle indagini, lo studio dei materiali costitutivi e lo studio dei documenti di archivio, nonché lo studio della letteratura, ci ha permesso di formulare una ipotesi sulla tecnica pittorica e i procedimenti di realizzazione di questa pittura etrusca del VI secolo, con interessanti approfondimenti sui precipui aspetti iconografici.

Vicende conservative

Parallelamente alle indagini chimico fisiche è stata eseguita una approfondita ricerca di archivio, che ha fornito preziose informazioni sulle vicende conservative legate alla scoperta della tomba e al distacco della sua decorazione pittorica. Il carteggio del restauratore Fabrizio Lucarini, infatti, ha fatto luce sulle operazioni del distacco nel 1904, sulle caratteristiche tecniche della pittura e sulla struttura lignea di sostegno che ancora oggi sostiene e contiene l’opera. La ricerca d’archivio è stata complementare alle analisi scientifiche eseguite sui materiali, per l’interpretazione dei dati.

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