Settore restauro Arazzi e tappeti

Informazioni sull’attività

Il Laboratorio

Sede

Il laboratorio di restauro arazzi e tappeti si trova nella sede dell’OPD di Palazzo Vecchio, nella Sala delle Bandiere all’altezza del camminamento di ronda. Precedentemente era collocato nell’ala ovest degli Uffizi, in un locale delle Vecchie Poste.

Storia

Nato intorno al nucleo di Alfredo e Marietta Clignon, restauratori privati attivi per numerosi enti pubblici, con l’istituzione del Ministero per i beni culturali nel 1975 il laboratorio di restauro degli arazzi fu assorbito dall’Opificio delle Pietre Dure, nel quale erano riunite varie realtà operanti a Firenze nel campo del restauro.

Il trasferimento del laboratorio a Palazzo Vecchio fu deciso in occasione dell’avvio del restauro degli arazzi della Sala dei Duecento: sebbene privata della metà dei pezzi, trasferiti alla fine del XIX secolo presso il palazzo del Quirinale, la preziosa serie era rimasta infatti appesa alle pareti della Sala, per la quale era stata eseguita alla metà del XVI secolo fino al 1983.

Rendendosi ormai improrogabile il loro distacco dalle pareti e quindi necessaria la programmazione del lungo intervento di restauro, per evitare di condurre gli arazzi fuori della loro sede “naturale”, si pensò di restaurare e attrezzare il grande ambiente della Sala delle Bandiere, così chiamato perché costruito ai tempi di Firenze capitale del Regno per ospitare le bandiere dei comuni d’Italia e da lungo tempo inutilizzato: il laboratorio, completo di vasca per il lavaggio e del laboratorio di tintura, fu inaugurato nel 1986.

Operatività, ricerca, formazione

La tipologia di restauro applicata nel laboratorio è caratterizzata da un rigore scientifico e metodologico connesso alla ricerca e alla sperimentazione. La linea teorica che vede protagonisti i principi di restauro si fonde con le necessità pratiche di un lavoro prettamente manuale. Ogni arazzo è analizzato e studiato nei suoi materiali e nella sua costituzione per poi essere restaurato con una metodologia consolidata che si adatta, caso per caso, al dettaglio della tessitura.

La scelta metodologica relativa al consolidamento degli arazzi, quando le condizioni del manufatto lo consentono, è prevalentemente quella “integrativa” che consiste nel ripristinare le trame, nel caso di mancanze, e anche gli orditi, nel caso di lacune, per restituire all’arazzo non solo la continuità visiva, ma anche la solidità strutturale. Questa tecnica, all’interno della quale sono possibili soluzioni diversificate, ma che esclude in ogni caso la ricostruzione dei dettagli delle forme e del disegno perduti, richiede una grandissima manualità per poter gestire il controllo della ritessitura, oltre ad una buona formazione teorica per l’individuazione dei limiti da porre all’intervento. Laddove le condizioni dell’arazzo sconsiglino o impediscano il ricorso al metodo integrativo, si ricorre a una scelta cosiddetta “conservativa” su supporto: in questo caso non si procede alla ritessitura, ma si interviene applicando un supporto tessile sul retro, cui viene fissata la parte di arazzo interessata da lacune o mancanze o, in taluni casi, l’arazzo nella sua interezza.

Il Settore collabora con enti e istituzioni italiane e straniere sia nella formazione, sia nella ricerca applicata ai progetti di conservazione su materiali e tecnologie innovativi.

Sezione successiva

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