La Vittoria Alata, I sec. d.C, Parco archeologico di Brescia romana, Capitolium, Brescia

Un lavoro complesso che ha comportato la sostituzione della struttura ottocentesca interna, l’eliminazione del materiale di riempimento, la realizzazione di un nuovo supporto, lo studio tecnologico, la pulitura delle superfici e il recupero delle qualificazioni superficiali.

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Descrizione intervento

Fra il 2018 e il 2020 l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha diretto – sulla base di un accordo sottoscritto con il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei e la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Bergamo e Brescia – il restauro condotto sulla monumentale statua bronzea della Vittoria Alata di Brescia, mirabile espressione della bronzistica romana del I sec d. C.
L’intervento ha preso avvio dalla constatazione che il complesso meccanismo di supporto collocato all’interno della statua pochi anni dopo la scoperta, avvenuta presso il Capitolium di Brescia nel 1826, manifestava inequivocabili segni di logoramento che, a lungo termine, avrebbero potuto peggiorare quello di stato di sofferenza strutturale percepito da precedenti indagini diagnostiche svolte qualche anno prima del coinvolgimento dell’Opificio.
Proprio grazie alla costante attività di monitoraggio, messa in campo da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, è stato possibile intervenire adeguatamente e programmare un organico progetto di ricerca e restauro riunendo studiosi e professionisti con competenze diverse dalla cui interazione è stato possibile raggiungere risultati di grande rilievo, presentati al grande pubblico e alla comunità scientifica attraverso l’organizzazione di seminari e convegni e la redazione di pubblicazioni e contributi specifici.
All’attività di rimozione controllata del supporto e del riempimento messi in opera nell’intervento Ottocentesco, è seguita la lunga e minuziosa fase di pulitura delle superfici bronzee. Le operazioni sono state condotte in maniera graduale, costantemente supportate dalle indagini scientifiche, tenendo conto della natura dei depositi superficiali e dello stato di conservazione dell’opera.
Alla fine di questa fase è stato possibile beneficiare di una nuova immagine della statua: da un aspetto generale tendente al verde prima del restauro, dovuto principalmente alle alterazioni del bronzo e a procedimenti adottati in interventi pregressi, a una tonalità decisamente più scura dopo la rimozione dei prodotti estranei all’opera.  Sono affiorati particolari del modellato prima non apprezzabili, come le ciocche dei capelli e alcuni dettagli del volto, le fitte increspature della veste, le profonde pieghe del mantello che copre i fianchi della figura e il piumaggio delle ali.
L’intervento di pulitura condotto mediante ablazione laser ha reso inoltre possibile il recupero delle tracce di doratura presenti nell’avambraccio e sulla mano destra. Con il laser sono stati trattati anche i cloruri presenti in alcune zone della scultura.
L’estesa campagna diagnostica e le numerose ricerche condotte in concomitanza del restauro hanno permesso l’acquisizione di dati oggettivi che, in certa misura, riscrivono la storia di quest’opera emblematica dopo le varie e contrastanti ipotesi susseguitesi in quasi due secoli di studi.
Le analisi eseguite per determinare la composizione delle leghe confermano la creazione unitaria dell’opera, concepita dai bronzisti romani come Vittoria Alata mentre scrive sullo scudo, facendo naufragare ipotesi precedenti di un riadattamento in antico della statua, ideata originariamente come Afrodite e poi trasformata in Vittoria Alata con l’aggiunta delle ali.
Lo studio tecnologico, che ha potuto beneficiare della visione interna della statua, resa possibile dopo lo svuotamento, ha confermato che le aperture sulla schiena funzionali all’aggancio delle ali furono create nel modello in cera e, sebbene risultino impropriamente modificate in tempi recenti, la loro predisposizione è antica, così come sono antiche anche le due sporgenze sottostanti che servivano per mantenere in posizione le grandi ali.
Altre novità sono emerse riguardo al possibile luogo di produzione. L’esame delle terre di fusione, di cui sono stati fortunatamente rinvenuti alcuni frammenti negli anfratti della cavità interna, non esclude una compatibilità delle caratteristiche composizionali con il bacino geologico del territorio bresciano, riaprendo quindi la questione della possibile attribuzione della Vittoria Alata a officine localizzabili proprio nell’antica Brixia, ipotesi già prospettata in passato che ora acquisisce ulteriore sostegno.
Attualmente la Vittoria Alata è esposta nell’aula orientale dell’antico tempio capitolino di Brescia, in un ambiente appositamente progettato, che consente una visione della statua a 360 gradi. E’ posizionata su un elevato piedistallo cilindrico che a sua volta poggia su una piattaforma antisismica. La vecchia struttura ottocentesca, rimossa durante il restauro, è stata sostituita da un nuovo sistema di supporto interno ideato con caratteristiche di compatibilità e reversibilità.

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