Desiderio da Settignano e Giovanni d’Andrea, Maddalena Penitente, 1458-1499, chiesa di Santa Trinita, Firenze

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: in corso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

La Maddalena penitente, proveniente dalla Cappella Spini all’interno della chiesa di Santa Trinita a Firenze, fu commissionata nel 1458 da Annalena Malatesta all’artista Desiderio da Settignano e terminata, dopo la morte di quest’ultimo, da Giovanni d’Andrea, abbracciando un arco temporale di circa quattro decenni (1458-1499).
Le vicende storiche dell’opera e la tecnica di costruzione sono state approfondite grazie all’attuale intervento di restauro e ad una tesi di laurea del percorso formativo PF2, a cura dello studente Carlandrea Tortorelli, dal titolo La Maddalena penitente di Desiderio da Settignano e Giovanni d’Andrea: studio e applicazione di emulsioni per la pulitura di una scultura lignea policroma del rinascimento fiorentino.

 

Tecnica esecutiva

La scultura è realizzata da un unico tronco scavato per rimuovere il midollo, al quale sono assemblati ulteriori pezzi di legno per ricavare gli arti superiori, quelli inferiori e le ciocche di capelli.
La tecnica della rimozione del midollo era già in uso nel medioevo per ridurre la formazione degli spacchi radiali, dovuti al ritiro del legno durante la stagionatura.
Le indagini xilotomiche, attraverso l’esame della struttura anatomica del legno, hanno permesso di individuare con chiarezza le specie lignee impiegate che, a differenza di quanto riportato nelle pubblicazioni tecniche precedenti, risultano essere tiglio per l’intaglio del busto, della testa e delle braccia, pioppo per le gambe e la base, e sughero per le ciocche dei capelli; quest’ultimo scelto forse per la sua leggerezza.
La radiografia, oltre all’analisi complessiva della struttura, ha permesso di distinguere ben 201 elementi metallici di fissaggio, usati principalmente per inchiodare le numerose ciocche di capelli intagliate separatamente, e di capire la tecnica di realizzazione delle dita delle mani, modellate in stucco e ancorate tramite filo di ferro.
Il film pittorico è steso su di un’imprimitura realizzata con pigmenti e colla animale ed è costituito da olio di lino e dai medesimi pigmenti utilizzati per l’imprimitura.
La tavolozza pittorica è ridotta a pochi colori per entrambe le stesure pittoriche (imprimitura a tempera magra e strato pittorico ad olio siccativo): pigmenti terrosi, ocre, rosso cinabro, biacca, nero carbone. Gli incarnati sono costituiti principalmente da biacca e cinabro, con aggiunta di terre e ocre; il bruno dei capelli deriva dalla mescolanza di pigmenti terrosi e ocre; la policromia originale della base della scultura si ritiene essere di colore marrone.

Sezione successiva