
Il dipinto oggi conservato negli ex uffici del Capitolo dell’Opera Primaziale Pisana, raffigurante i Santi Ranieri, Silvestro e Michele, sembra fare parte di un polittico dedicato alla Madonna, realizzato da Spinello Aretino per il Duomo di Pisa intorno al 1390 e di poco successivo agli affreschi del Camposanto Monumentale raffiguranti le storie di Santi Efisio e Potito.
Il polittico in origine doveva essere composto da un pannello centrale raffigurante la Madonna in trono con Bambino e otto angeli, i Santi Giovanni Battista, Jacopo e Antonio Abate nello scomparto laterale destro, i Santi Ranieri, Silvestro e Michele nello scomparto sinistro e forse due tavole nelle cuspidi raffiguranti l’Annunciazione di Maria.
L’opera è stata probabilmente trasferita in Arcivescovado intorno alla metà del Cinquecento, quando il Duomo, in occasione delle trasformazioni delle pareti laterali, dona le varie parti del trittico a chiese e collezioni private.
Il pannello centrale con la Madonna e angeli, prima a San Michele in Borgo, passa nella collezione privata del Cavalier Giuseppe Toscanelli di Pontedera per poi essere venduto all’asta e nel 1905 arriva alla Harvard University Museum di Cambridge in America. Lo scomparto di destra sin al 1796 è in possesso del canonico del Duomo Zucchetti, per poi passare nel 1811 alla scuola di Disegno del Lasinio e approdare infine nel 1892 al Museo di San Matteo. Le due tavole raffiguranti l’Annunciazione che probabilmente costituivano la cuspide dell’opera, entrano anch’esse a far parte della collezione del Cavalier Toscanelli per poi essere vendute all’asta a Londra nel 1893 ed infine essere state acquistate dal Fitzwilliam Museum di Cambridge a Londra.
L’opera in questione raffigura i Santi Ranieri (a sinistra), Silvestro (al centro) e Michele (a destra), stagliarsi nella parte sommitale su un fondo oro ed è caratterizzato da una ricerca del movimento che ritroviamo anche negli affreschi del Camposanto. I Santi poggiano su di un fondo finemente lavorato che sembra ricordare un manto erboso e che sembra essere presente anche negli scomparti. San Ranieri che è raffigurato con la tunica di pelliccia che lo caratterizza (la pilurica), stringe nella destra il bastone da pellegrino e nella sinistra il rosario. San Silvestro, rappresentato con la tiara, porta una casula decorata con punzonatura dorate e guanti bianchi finemente decorati, mentre con una mano benedice e con l’altra stringe un codice. San Michele, infine, è raffigurato armato di scudo e spada con tabarro rosso che copre l’armatura e poggia i piedi sul drago, simbolo della vittoria della chiesa sul male.
Storia conservativa
Il supporto ligneo ha subito in passato delle manomissioni; infatti nella parte superiore ed inferiore è stato tagliato così come lungo i lati, dove i bordi sono stati anche smussati e colorati di grigio. Lo scopo della suddetta manomissione è stata con alta probabilità quello di ottenere una nuova configurazione del dipinto per adattarlo all’interno di una cornice
Il supporto ligneo è costituito da tre tavole in pioppo poste verticalmente, unite a spigoli vivi. La radiografia non ha evidenziato la presenza di cavicchi o elementi interni per la giunzione delle tavole che presumibilmente devono essere state incollate. La spianatura del tavolato è avvenuta dopo la loro unione ed è stata fatta in senso orizzontale e in maniera molto regolare. Le assi sono di buona qualità, prive di particolari difetti o nodi, ottenute dal taglio radiale ad eccezione della prima tavola di sinistra ricavata dal taglio sub tangenziale. È presente uno strato di impannaggio caratterizzato dalla radiografia in due pezze di tele distese a coprire tutta la superficie del tavolato. Sopra l’incamottatura segue lo strato di preparazione a base di gesso e colla animale, e nelle aree destinate alla doratura a guazzo sono state stese sopra al gesso mani di bolo rosso.
L’uso delle foglie metalliche è ricco e differenziato nella tecnica: la doratura a guazzo interessa le campiture più estese quali il fondo, le aureole, la corona di San Silvestro, i bordi decorativi dei paramenti del santo, e il terreno su cui poggiano le tre figure, mentre i bordi decorativi della veste di San Ranieri, le decorazioni sopra la veste e il codice di San Silvestro, le lumeggiature delle ali di San Michele Arcangelo sono stati realizzati con la tecnica a mordente, questo leggermente caricato con bianco di piombo. Oltre a ciò lo scudo di San Michele è contraddistinto dalla croce centrale definita da decorazioni a fogliami e girali su foglia in argento e sempre la foglia argentea caratterizza la spada dell’Arcangelo. In questo ultimo caso la foglia in argento è stata applicata sopra quella in oro del fondo eseguito con il metodo della doratura a guazzo.
Il terreno è fatto da una campitura verde, ricca di motivi decorativi secondo la tecnica del graffito, che è stata stesa sopra uno strato metallico, verosimilmente un oro di metà per la compresenza, secondo i risultati analitici ottenuti, sia dell’elemento oro che argento, e confermato da analisi stratigrafiche.
La tavolozza è contraddistinta da bianco di piombo, usato da solo per le campiture bianche e le lumeggiature o in mescolanza con altri pigmenti per ottenere delle sfumature, da un pigmento nero di natura organica, ocre, terre, giallo di piombo e stagno, verde malachite, cinabro e lacca rossa, questa impiegata per il piviale di San Silvestro e in ottimo stato di conservazione.
Per le campiture blu si riscontra l’impiego di blu oltremare naturale, con l’aggiunta di minime quantità di ematite per creare delle leggerissime ombreggiature.
Nella realizzazione degli incarnati è presente, secondo la tradizionale tecnica trecentesca toscana, un fondo cromatico verde su cui sono state costruite le forme ed ottenute le varie tonalità della carne tramite pennellate filiformi con i colori del bianco, dell’ocra, del bruno e del rosso.
La riflettografia IR ha evidenziato un disegno regolare, più dettagliato nella definizione della fisionomia dei volti e delle parti anatomiche e nel circoscrivere le aree di ombreggiatura. Non si rilevano dei pentimenti se non la seguente particolarità: il drago ai piedi di San Silvestro è stato dipinto direttamente sopra la campitura verde del terreno, già graffita e decorata. Il pittore, dunque, all’inizio della progettazione della composizione, non ha previsto l’inserimento della creatura mitologica, come aveva fatto per il drago ai piedi di San Michele, ma effettua tale aggiunta in un secondo momento durante la fase di realizzazione pittorica.
Infine lo stemma presente nell’angolo inferiore a sinistra, ai piedi di San Ranieri, raffigurante una torre merlata con sopra una pera, è successiva al momento storico della realizzazione dell’opera, da collocarsi in ordine cronologico molto dopo lo smembramento del polittico, verosimilmente nel Settecento.
Il dipinto presentava uno stato di conservazione piuttosto precario, in modo particolare per le condizioni del supporto ligneo e per la scarsa lettura dell’immagine.
Le tavole costitutive erano gravemente compromesse: a causa del variare dell’umidità ambientale il legno aveva subito delle variazioni dimensionali e deformazioni, dando luogo ad un imbarcamento ed una parziale separazione di due tavole. Tale imbarcamento determinava un disturbo nella percezione dell’immagine dipinta.
Il supporto inoltre presentava un pesante attacco xilofago esteso su tutta la superficie che ha scavato ed eroso in profondità le tavole, causando la perdita delle loro proprietà meccaniche. Molti fori di sfarfallamento erano diffusi sulla superficie pittorica, alcuni di essi fra l’altro erano anche recenti. La pittura presentava delle cadute degli strati pittorici concentrati soprattutto nella parte inferiore, dovute in particolar modo alla umidità del luogo dove la tavola era stata depositata.
Le altre cause di degrado sono imputabili ad interventi pregressi come dimostrato dal fatto che la tavola è stata tagliata nella parti superiore ed inferiore e le parti laterali sono stati smussati e ridipinti di colore grigio, probabilmente per un riadattamento di gusto e collocazione nell’attuale cornice. I tasselli di pulitura presenti dimostravano un pregresso tentativo di intervento di pulitura
Era infatti presente in maniera molto disomogenea una vernice ingiallita su tutta la superficie ed alcune ridipinture: quelle più evidenti riguardano la veste di San Nicola all’altezza della spalla destra e la veste di San Michele Arcangelo circa all’altezza del petto.
L’intervento di restauro è stato preceduto da uno studio preliminare sulla base anche di un confronto dei risultati dalle indagini della campagna diagnostica, che è stato di supporto nel delineare il progetto di restauro.
Dopo aver rimosso la cornice dal dipinto, il primo iter di intervento è stata la disinfestazione della tavola in atmosfera anossica per un periodo di quattro settimane, alla fine delle quali è stato messo a pennello sul legno un antitarlo in solvente. È seguito l’intervento di pulitura basandosi su un metodo selettivo secondo le differenti casistiche riscontrate. L’obbiettivo è stato quello di assottigliare la patinatura (mescolanza di vari materiali tra olio di lino invecchiato, terra d’ombra naturale, e piccole quantità di materiale polisaccaridico) che, insieme ad una vernice disomogenea, offuscavano l’immagine pittorica impedendone una corretta lettura. A tale scopo sono stati utilizzati vari metodi e materiali, dalle tradizionali emulsioni alle micro emulsioni, cercando di restituire un globale equilibrio cromatico al dipinto. Le ridipinture sono state rimosse con una specifica miscela di solventi in gel addensato. Una volta terminata la pulitura, la superficie pittorica era libera da ridipinture e stuccature di interventi pregressi che potevano ostacolare il successivo intervento sul supporto ligneo.
Questo ha previsto prima di tutto il consolidamento del legno con resina acrilica (etil-metacrilato) ad iniezione ripetuta ben due volte, succeduto poi dal risanamento della fenditura presente e la sconnessione delle tavole, attraverso la loro rettifica ed inserimento di piccoli cunei in legno di pioppo antico, perfettamente aderenti ai lati delle sedi da risanare. Considerato l’imbarcamento delle singole tavole, nel momento della fase di risanamento con cunei, è stato fatta assumere una curvatura globale all’intero supporto adeguandosi alle deformazioni delle assi, in modo da ottenere un buon allineamento del tavolato e garantire una corretta lettura dell’opera. Il supporto è stato poi dotato di un nuovo sistema di traversatura, secondo il metodo messo a punto proprio dall’Opificio delle Pietre Dure, che conferisce un ulteriore sostegno e controllo al tavolato pur assecondando i movimenti naturali delle assi.
Una volta effettuato un attento ed accurato controllo di tutta la superficie pittorica per riscontrare o meno la presenza di dislivelli di colore lungo la fenditura e le giunzioni delle tavole, e poter intervenire localmente con la fermatura del colore laddove vulnerabile alla caduta, si è provveduto a riempire le numerose gallerie dei tarli presenti sul recto del dipinto, con un riempitivo di natura cellulosica per poi ultimare con lo stucco. Terminata la stuccatura a base di gesso e colla animale di questi e delle lacune presenti, è stata fatta la reintegrazione pittorica prima ad acquerello e poi a colori a vernice. L’intervento di restauro si è infine concluso applicando per nebulizzazione uno strato protettivo di vernice.
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