
Non esiste nessuna documentazione o traccia che possa ricondurre l’opera a un autore certo; nella scheda museale delle Gallerie Estensi di Modena essa viene catalogata come manifattura ignota del secolo XVI.
Il manufatto è un esempio di virtuosismo nell’ambito dell’intaglio miniaturizzato; è contenuto all’interno di una teca in legno decorata a finto marmo e contornata, al profilo frontale, con una cornicetta dorata a foglia oro vero. La posizione dell’intaglio, sospeso all’interno della teca, è assicurata dalla presenza di supporti lignei che sono incollati al suo telaio e vincolati al fondo della teca tramite avvitatura.
La composizione è evocativa di uno scenario marino con tre bastimenti alla rada, i quali sono inseriti in un contesto naturalistico e sormontati dalla volta celeste, con sole e nuvole. Come sfondo è presente uno specchio formato da due spicchi leggermente inclinati, sulla linea mediana, che produce un effetto ottico di profondità decisamente scenografico. L’intaglio è stato realizzato in legno di tiglio che costituisce la struttura, la cornice di contorno e tutti gli elementi di maggiore ingombro (come le caravelle, gli alberi, le nuvole e il sole, ma anche i minuscoli marinai). I piccoli particolari (corolle di fiori, campanule, minuscole foglie, il cordame dei bastimenti) sono di origine vegetale e sono, nella maggior parte dei casi, fissati con un composto presumibilmente a base di gesso e colla. La costruzione ha previsto l’impiego anche di vincoli puntuali, così com’è visibile nell’immagine radiografica nella quale appaiono dei piccoli chiodi forgiati, alcuni dei quali modificati con l’asportazione della sommità. La diversa radiopacità dell’immagine radiografica conferma la presenza di un materiale plastico usato per fissare la maggior parte dei piccoli elementi.
L’opera dopo il restauro del 1982 è stata esposta open-air e nel tempo i materiali utilizzati hanno subito delle alterazioni.
Particolari problematiche di degrado:
L’intervento è stato impostato come opportuna revisione di un precedente restauro risalente al 1982, quando fu necessario intervenire per riparare ad uno stato di grave degrado verificatosi nel periodo intorno agli anni ’60. Pur in assenza di notizie sulle circostanze dell’evento esistono immagini fotografiche, eseguite a cura della competente Soprintendenza, dalle quali risulta evidente la gravità del danneggiamento per il distacco, la perdita e lo spezzettamento di numerosi particolari dell’intaglio. Anche la teca fu fortemente deteriorata con la fiancata destra ridotta in frantumi. L’ultimo restauro è iniziato nel 2017 ed è terminato, dopo alcune sospensioni, agli inizi del 2019.
L’attuale restauro è iniziato dopo una fase di studio sull’effettivo stato di conservazione determinatosi a distanza di circa trenta anni dall’intervento precedente. È stato deciso di procedere al miglioramento della stabilità strutturale dell’opera e quindi sia della teca, sia del sistema di aggancio intaglio-teca (anche perché non agevolmente reversibile) e infine al necessario riordino estetico; si è provveduto ad una campagna diagnostica comprensiva anche dell’indagine radiografica.
La prima operazione è stata la rimozione di un tessuto del tipo pannolenci, che era stato incollato a tutta la facciata posteriore della teca. La sua rimozione ha riportato a vista 12 viti moderne, evidentemente collocate durante il precedente restauro, che servivano a tenere in posizione l’intaglio e lo specchio. Queste, sono state svitate per rendere l’opera indipendente. Per procedere in sicurezza al suo restauro è stata inserita in un vassoio in Ethafoam® perfettamente conformato.
La prima operazione è stata la rimozione o l’assottigliamento degli stucchi apposti nello scorso intervento, procedendo meccanicamente con bisturi in acciaio per uso odontotecnico e con micromotore CTS modello 7000, dotato di punte metalliche e abrasive. La pulitura dell’intera superficie, resa difficile per la particolare fragilità del manufatto, ha previsto inizialmente l’uso di un aspirapolvere del tipo Munz, e soprattutto di un micro-aspiratore medicale Faset (modello standard 206). La rimozione o l’alleggerimento degli accumuli di Paraloid B72 (presenti più che altro sulle minuscole foglie dei due alberi) è stata fatta con toccature di Butilacetato e sfregamento con micro-brush per uso odontotecnico. Su altri particolari, dove possibile, sono stati eseguiti invece impacchi di DSMO-Butilacetato (1:1) con carta giapponese e successiva asportazione con cotton-fiocc inclusi in tela poliestere. La superficie lignea è stata protetta, prima di procedere all’integrazione cromatica delle zone discordati, con una stesura di Klucel G all’8% in etilico.
Altra operazione significativa è stata la riqualificazione estetica dell’intaglio; in particolare si è proceduto alla rigenerazione di un fiore, collocato sul profilo in alto a destra, che appariva sgualcito; è stato esposto al vapore di una pulitrice CTS modello Steam Scalpel a ultrasuoni, previa protezione con foglio di Melinex della zona circostante, in modo da poter ammorbidire i piccoli petali e poterli così disporre in maniera più distesa.
È stato deciso di ricostruire i sei raggi mancanti del sole, perché riconducibili da immagine fotografica degli anni ’60. Da una stampa fotografica, ingrandita a misura perfetta dell’opera, è stata disegnata la sagoma di ognuno; i raggi sono stati realizzati in legno di balsa. La forma è stata ritagliata a bisturi, mentre le scanalature sono state fatte incidendo leggermente la superficie con una punta metallica interponendo, a protezione, del Melinex. Prima della qualificazione cromatica i raggi sono stati stabilizzati con Rexil 8%. Per la congiunzione dei raggi al sole è stato ritagliato, a traforo elettrico, un piccolo supporto in legno di faggio sagomato, da incollare sul retro del sole; in questo modo è stato possibile sostenerli per un tratto di circa 1 cm.
Il restauro estetico è stato completato con la ricostruzione degli alberi di nave mancanti, uno nel bastimento a sinistra e i tre di quello piccolo, in posizione centrale. Per quest’operazione specialistica è stato coinvolto un restauratore esperto in ricostruzioni 3D.
Il restauro della teca, seppure impostato come una manutenzione, è stato articolato e complesso sia per la parte strutturale sia per quella estetica. È stato fatto il risanamento completo della faccia posteriore e, soprattutto, risolto il problema di staticità derivante dallo svergolamento della fascia orizzontale d’appoggio, che costituiva un problema di sicurezza per la conservazione. In collaborazione con il Settore Restauro Supporti, sono stati preparati tre piedi a mensola in legno di conifera (17,5 x 9 x 1 cm). La differenza fra le diverse quote di altezza, fra la fascia e il piano di appoggio, è stata risolta con l’applicazione di resina Araldite SV 427 in modo da ottenere l’adeguata altezza e rendere i piedini perfettamente aderenti alla pedana. La loro posizione, prevista come reversibile, è assicurata da viti in acciaio bronzate. Esteticamente la teca è stata riqualificata sia nella decorazione interna, sia esterna che per la doratura, con la rimozione delle precedenti integrazioni “a selezione”, presenti sia sulla cornicetta dorata che sulla fascia a finto marmo. Per le nuove integrazioni è stato usato oro zecchino in foglia, secondo il criterio della riconoscibilità. Per quanto riguarda la fiancata destra è stata proposta un’integrazione in accordo alla decorazione originale a finto marmo, per il raggiungimento di un’omogeneità decorativa.
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