L’intervento di restauro si è reso necessario a causa dei rilevanti aspetti di degrado che interessavano in particolar modo la cassa, decorata a matrice con la scena di duello tra i fratelli Eteocle e Polinice, noto motivo iconografico di derivazione ellenistica. Il coperchio, completato dalla caratteristica figura del recumbente, appariva in migliori condizioni di staticità.
Il manufatto si presentava inoltre ricoperto da uno strato scuro di deposito con distacchi in corso riguardanti soprattutto le integrazioni eseguite in un precedente restauro eseguito nell’Ottocento per le quali era stato utilizzata una malta particolarmente sensibile all’umidità e in evidente fase di disgregazione. Lo stesso materiale era stato utilizzato nell’antico restauro per mascherare le linee di frattura e le commettiture con le parti mancanti, e ricopriva larghe zone della superficie originale.
L’intervento di restauro, dopo una pulitura preliminare, ha preso avvio dallo smontaggio completo e dall’eliminazione di tutti i prodotti non coerenti. Nel corso delle operazioni si è potuto verificare che per l’ampia lacuna sul lato destro era stata risarcita utilizzando supporti di varia natura: pezzetti di carta, paglia, ritagli di pagine di quaderno e frammenti ceramici non pertinenti.
Eliminati i prodotti derivati dall’intervento pregresso, si è proceduto con le varie fasi di pulitura che hanno permesso di recuperare buona parte della cromia antica sull’incarnato e sulle vesti della figura del coperchio e sulle figure della scena del rilievo sul fronte della cassa.
Le fasi conclusive hanno riguardato il rimontaggio dei vari frammenti e l’integrazione delle lacune per l’esecuzione delle quali si è scelto di utilizzare gesso dentistico addizionato di terre naturali, nelle proporzioni necessarie per ottenere una tonalità vicina al colore del corpo ceramico.
La lacuna che interessava buona parte del lato destro della figura distesa sul coperchio è stata completamente chiusa, in modo da non lasciare i margini delle fratture esposti. Per conferire al reperto la robustezza necessaria è stata applicata un’armatura di sostegno.
Nelle interfacce delle fratture si è riscontrata, in molti casi, la mancanza di contatti ben definiti: questo in parte è dovuto alla perdita di materiale nel periodo giacitura, ma probabilmente, anche ad aggiustamenti funzionali all’assemblaggio, frequenti nei restauri ottocenteschi.
Bonaiuti, P. Rendini, Intervento conservativo su un’urna chiusina del Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Rivelazioni da un vecchio restauro, in “OPD Restauro”, 31/2019 (2020), pp. 75-81.
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