Il gruppo scultoreo è costituito da due figure di grandi dimensioni, ciascuna composta da due pezzi, modellati in terracotta invetriata da Luca della Robbia per l’altare della Confraternita di Santa Elisabetta, verso la fine del 1445. La Vergine, rappresentata come una semplice e bellissima ragazza, si protende verso l’anziana Elisabetta con cura e affetto, mentre i loro sguardi trasmettono reciprocamente un’intensa umanità. Questa è la più antica opera statuaria in terracotta invetriata di Luca, la sua prima scultura autoportante sopravvissuta, che modella con forme ampie ed equilibrate che colpiscono per la loro essenzialità e il grande naturalismo.
Ci sono molte rotture sull’opera, alcune delle quali sono dovute a fratture formate durante la fase di cottura. Per questo motivo, l’opera è stata restaurata più volte nel corso dei secoli. Le rotture maggiori sono state “ripristinate” già durante la seconda fase di cottura. Infatti, abbiamo trovato piccole zeppe di terracotta incollate con uno smalto opaco viola (probabilmente vetro a bassa temperatura di fusione) all’interno delle fratture. Ci siamo anche imbattuti, soprattutto nei sottosquadri, in frammenti di foglia d’oro visibili ad occhio nudo che, tuttavia, non crediamo siano originali.
Ci sono poi degli interventi eseguiti in un restauro antico: questi riguardano l’applicazione, all’interno delle opere, di gesso mescolato a paglia, la cui funzione era quella di mantenere uniti tutti i frammenti. Su questo primo strato di gesso, c’è un secondo e più recente rivestimento, che non contiene paglia e che era stato dipinto di rosso, color terracotta. I vecchi materiali di riempimento delle lacune erano ormai alterati e ingialliti.
Il nostro intervento di restauro è stato realizzato secondo quattro fasi distinte, ovvero pulizia, consolidamento, integrazione dei materiali e ritocco pittorico.
La superficie vetrata è stata pulita con una miscela di alcool etilico e acqua, usando spugne naturali e cotone idrofilo. Le vecchie integrazioni sono state rimosse e il gesso dipinto di rosso all’interno delle sculture è stato pulito con acqua.
Lo smalto è stato consolidato con fluoroelastomero (Fluoline CP®), mentre le fratture che hanno gravemente compromesso la solidità delle sculture sono state consolidate iniettando al loro interno una resina epossidica bicomponente al 50% in alcool etilico (Uhu-Plus®). Il gesso all’interno delle sculture è stato consolidato con una resina acrilica (Acryl 33) al 10% in acqua.
Tutte le lacune sono state integrate e modellate con stucco acrilico bianco levigato con carta abrasiva.
Dopo aver realizzato il ritocco pittorico sulle integrazioni, con il metodo del puntinato ad acquerello, queste sono state protette con un film di resina alifatica, la Regal Varnish matt®.
Al fine di garantire la corretta distribuzione del peso del busto sulla parte inferiore della scultura, abbiamo realizzato una guaina di resina, mediante acquisizione e stampa 3D, che colma tutti gli spazi tra le superfici di contatto
Sezione successiva