Tiziano, Ritratto di gentildonna “La Bella”, 1536-1538, Le Gallerie degli Uffizi, Galleria Palatina, Firenze

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Il dipinto, eseguito intorno al 1536, giunse a Firenze nell’estate del 1631 con i beni dei Della Rovere e per quattro secoli è rimasta quasi ininterrottamente negli appartamenti di Palazzo Pitti.

La Bella faceva parte di una serie di capolavori che Vittoria della Rovere aveva conservato fino al 1694 nella “Camera detta della Cappella” del suo appartamento a Pitti e che lasciò in eredità al figlio Francesco Maria. Dopo la sua morte, il fratello Cosimo III li fece restaurare (fra il 1711 e il 1712) e poi collocare nella Sala dell’Udienza Privata (attuale Sala di Saturno).
In quella occasione furono eseguite su questa e sulle altre opere di provenienza urbinate le operazioni di consolidamento dei supporti, pulitura e verniciatura dal “mesticatore” Giuseppe Mangiacani, mentre il ritocco pittorico fu eseguito da Anton Domenico Gabbiani. È probabile che la tela sia anche stata tirata su un nuovo telaio.

Tecnica esecutiva

Il supporto del dipinto rispetta i canoni tecnici dell’epoca: si tratta di tela di lino con armatura  abbastanza serrata su cui è stesa una sottile preparazione a base di gesso e colla animale e un’imprimitura grigio-bruna a base di biacca, nero di carbone, terre/ocre e carbonato di calcio.
Attraverso la riflettografia multispettrale nel vicino infrarosso sono state riscontrate tracce di un underdrawing che delimita gran parte della scollatura dell’abito, alcune pieghe della manica sinistra, nonché parte del motivo decorativo dei ricami. Il disegno, ottenuto con nero di carbone, materiale che assorbe fortemente la radiazione IR, in alcune zone sembrerebbe eseguito a secco.
Il riflettogramma mostra inoltre quello che potrebbe essere una sorta di abbozzo della composizione eseguito a pennello che delimita alcuni contorni della figura e i bordi in pelliccia dei tagli dell’abito.
I pigmenti utilizzati dal pittore sono quelli tipici dell’epoca: biacca, cinabro, lacca rossa, oltremare, azzurrite, giallo di Pb e Sn, nero di carbone, ocre e terre, che vengono adoperati da Tiziano in modo “libero” e moderno.

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