Giacobbe nel deserto, replica da Jusepe de Ribera, Museo Civico, Prato

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: in corso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Il dipinto Giacobbe nel deserto proviene dai depositi del Museo Civico di Prato. Allo stato attuale delle ricerche sembra che l’opera sia entrata nelle collezioni del Museo dopo gli anni ’70 del secolo scorso. Alcuni documenti ne attestano la presenza nel 1985. Negli anni di chiusura del Museo, 1998 – 2013, il dipinto è stato temporaneamente ospitato presso i depositi dell’Oratorio di Sant’Ambrogio di Prato.
Il dipinto di Prato è probabilmente una replica dell’opera Giacobbe e il gregge di Labano, eseguito da Ribera nel 1632 e conservato presso il Monastero di San Lorenzo all’Escorial, in Spagna.
Dell’opera dell’Escorial sono note anche varie copie. Tra queste si citano le copie della Galleria Nazionale di Cosenza, del Museo San Carlos di Città del Messico e della collezione Marasini di Alessandria.
L’opera del Museo Civico di Prato raffigura Giacobbe che accudisce il gregge di Labano, lo zio presso il quale ha trovato rifugio dopo aver sottratto la primogenitura al fratello Esaù. Esattamente come nell’opera dell’Escorial, Giacobbe è raffigurato una prima volta in primo piano come una grande figura inginocchiata; ha una mano appoggiata sul dorso di una pecora, l’altra mano al petto e lo sguardo rivolto al cielo. Giacobbe è poi raffigurato una seconda volta come una piccola figura sdraiata, collocata appena al di sopra del piede sinistro della figura di grande dimensione. La piccola scena ritrae Giacobbe, secondo l’iconografia che vede il personaggio addormentato nel momento di sognare una scala protesa verso il cielo dalla quale salgono e scendono degli angeli. Nel dipinto del Museo Civico di Prato, allo stato attuale del restauro, tale piccola figura sdraiata è rintracciabile solo grazie all’immagine radiografica.

Tecnica esecutiva

Dipinto a olio su tela.
Il supporto originale del dipinto è costituito da un unico pezzo di tela, con tessitura di tipo “armatura tela”, caratterizzato da densità particolarmente bassa. Le indagini al microscopio ottico e allo stereomicroscopio hanno permesso di indentificare il filato come canapa.
La preparazione è costituita da una mestica di colore bruno, composta molto probabilmente da pigmenti e legante oleoso. Le figure sono state eseguite attraverso una sovrapposizione di stesure che, partendo dalle tonalità cromatiche scure, arrivano a quelle più chiare. In corrispondenza degli incarnati, ad esempio, il pittore ha steso le campiture scure per poi applicare le stesure di colore più chiaro e realizzare i punti di massima luce con pennellate rapide e corpose.

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