
Il cofanetto fu realizzato dall’Opificio delle Pietre Dure per le nozze della futura Regina Margherita di Savoia con il Principe Umberto di Savoia.
Il cofanetto fu realizzato dall’Opificio per le nozze della futura Regina Margherita di Savoia con il Principe Umberto di Savoia; contiene un manoscritto di Alessandro Manzoni, il cui nome è anche riportato con lettere in bronzo dorato sul prospetto frontale.
Presenta una struttura in ebano nero, sostenuta da quattro piedini in bronzo dorato a forma di sfinge. Sul coperchio vi è una formella rettangolare in commesso di pietre dure con un mazzo di fiori al centro su fondo di nefrite, riquadrata da una fascia in lapislazzuli con quattro stemmi angolari, festoni in bronzo dorato e fruttini in pietre dure. I prospetti laterali sono ornati al centro da applicazioni bronzee che dovevano racchiudere quattro gemme a cabochon, di cui si era conservata una sola in corniola. Il vano interno del cofanetto è rivestito in velluto di seta color verde acqua mentre la parte sottostante in velluto viola.
L’opera si presentava fortemente offuscata da depositi superficiali e cere alterate, con taluni distacchi e lacune. Oltre ad un listello modanato della cornice, sul coperchio le mancanze maggiori riguardavano uno dei quattro stemmi angolari con la limitrofa porzione in lapislazzuli e la maggior parte dei fruttini sui festoni. Sulle facce laterali risultavano inoltre mancanti tre delle quattro gemme a cabochon ed era completamente distaccata una specchiatura in nefrite. Altri distacchi interessavano alcune applicazioni metalliche, peraltro tutte fortemente ossidate ed annerite, mentre le due cerniere del coperchio erano rotte.
Innanzitutto si è proceduto con lo smontaggio delle applicazioni bronzee, che sono state accuratamente pulite. Una volta rimossi i festoni bronzei, le fasce in lapislazzuli si sono asportate facilmente dalla sede lignea; sono state poi completate con nuove sezioni e riadese al rispettivo supporto.
Per quanto riguarda la parte bronzea dello stemma angolare mancante, essendo identico a quello diagonalmente opposto, è stato possibile riprodurlo, calcando l’originale, con la tecnica della cera persa. Anche la parte lapidea dello stemma, sulla base delle testimonianze d’archivio, è stata integrata secondo la tecnica tradizionale del commesso in pietre dure. Gli altri stemmi angolari sono stati puliti con alcool etilico e riapplicati alla rispettiva cornice con colla a caldo. I medesimi criteri metodologici hanno guidato il ripristino dei tre cabochon mancanti e del listello della cornice lignea. I due fruttini staccati sono stati rialloggiati sui rispettivi perniolini con resine cianoacriliche. Infine tutte le applicazioni bronzee sono state nuovamente ancorate in sito tramite gli originali perni a coppiglia ed anche il listello in ottone lungo la formella principale, precedentemente deformato, è stato rettificato e riapplicato con resine cianoacriliche. Anche le parti in tessuto sono state sottoposte ad una pulitura meccanica ad aria mediante microaspirazione, procedendo poi ad interventi di risanamento puntuali in particolare sulle superfici in velluto e sul nastro in taffetas. Ultimato il rimontaggio, le parti lignee e quelle lapidee sono state protette con cera.
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