L’intervento sulla camicia talismanica è stato affrontato come si trattasse di una reliquia di cui si vogliono preservare tracce e percorsi, evitando di rimuovere elementi d’incerta origine che potrebbero essere fonte di dati nel futuro. Il lavoro ha previsto numerose indagini che hanno confermato la tecnica esecutiva specifica di questo genere di manufatto realizzato con una stesura di amido di riso su cotone dipinto con pigmenti e inchiostro ferro-gallico.
Salvatore Siano, Daniele Ciofini, Jacopo Osticioli (IFAC-CNR)
Nel 1845-46 l’abate Michelangelo Lanci fornì la prima segnalazione dell’esistenza di questa tunica precisando che era stata raccolta in Turchia, nel 1665, dal condottiero Raimondo Montecuccoli, nel corso di una campagna militare. Il Lanci ne fornì inoltre una breve descrizione, quattro disegni e la lettura di tre delle numerose iscrizioni. Definite come Camicia talismanica o Tunica di guerra, queste vesti avevano lo scopo di proteggere il proprietario, generalmente di rango elevato, dalle ferite, dalle malattie e dalla cattiva sorte. Veniva indossata a contatto con la pelle oppure sotto la cotta di maglia.
Ampia veste bianca di tela di cotone: un rettangolo costituisce la parte alta con le maniche, anch’esse a forma di rettangoli. La parte inferiore, dal punto della vita, ha forma di trapezio isoscele, svasata, con aperture dalle parti e un’apertura centrale sul retro. Aperta sul petto per circa 20 cm; colletto “in piedi” a cinturino. La parte alta del davanti è decorata con parole scritte in nero e rosso, a caratteri corsivi arabi, numeri e disegni geometrici che ricoprono fittamente la superficie. Scritte anche sul davanti delle maniche. Sul retro, le scritte sono inserite dentro un motivo a goccia al centro e dentro riquadri dalle parti; altre disposte in diagonale e lungo il profilo superiore, sulle spalle. Il colletto in piedi è totalmente decorato con scritte inserite dentro una griglia a scacchiera e, sul dietro, a destra del motivo a goccia, si trova una piccola iscrizione a forma di triangolo equilatero.
La veste si presentava uniformemente opacizzata e lievemente ingrigita dalla presenza di polvere. Alcune zone scure, disseminate su tutta la superficie, erano interessate sicuramente da sporco ed anche da un degrado – o usura – poiché sono punti nei quali è più evidente l’armatura del tessuto. È chiaro che in queste zone lo strato di amido, con il quale il tessuto è stato trattato in superficie per potervi scrivere, si è perso, lasciando più visibile l’intreccio del tessuto. Invece, alcune macchie brune, più o meno estese, sono collocate soprattutto nella parte centrale, sia sul fronte che sul retro: si tratta di degrado della cellulosa, forse in corrispondenza di parti più esposte a fluidi corporei, come il sudore, e contatto con l’armatura o le vesti indossate sopra la camicia. Evidenti gore di umidità sono dislocate all’altezza delle spalle, forse sudore, oltre a macchie color ocra.
Laddove le gore di umidità si trovano in corrispondenza delle zone scritte con inchiostro nero/marrone, questo sembra aver creato, a sua volta, aloni scuri. Altre. Inoltre, sparse su tutta la superficie, sono visibili minutissime macchioline scure, deiezioni di mosca, alcune con deposito materico, altre penetrate all’interno della fibra.
Il tessuto è nel complesso abbastanza integro. Ad un‘analisi più attenta è evidente che lungo le scritte in inchiostro nero/marrone la tela è corrosa e a tratti tagliata di netto, creando piccoli fori e minute penisole di tessuto, dalle forme arrotondate dell’interno delle lettere, che sono a rischio di staccarsi e perdersi. Strappi più evidenti si presentano lungo l’apertura sul davanti; una situazione più lacunosa anche sul retro, al centro delle scritte, con fori concentrati nelle maniche in corrispondenza delle iscrizioni.
La camicia, inoltre, mostra di essere stata a lungo conservata ripiegata in quattro parti; infatti, al centro, in senso orizzontale e verticale, permangono evidenti pieghe del tessuto. Ci sono delle pieghe anche lungo l’attaccatura delle maniche e le alette laterali che costituiscono la svasatura della parte bassa. Tutti i profili della veste, la piega delle spalle, i profili laterali e delle maniche, sono molto schiacciati ed appiattiti, tanto da poter trasformarsi nel tempo in tagli netti.
Non si sono rilevati interventi pregressi.
Indagini finalizzate alla comprensione della tipologia di fibra costituente il tessuto e le cuciture, e il trattamento rinvenuto sui filati (indagini al microscopio stereoscopico, ottico, test con reattivo di Lugol, FTIR). Indagine su elementi costituenti lo sporco particellare (FTIR). Utilizzando i campioni erratici rinvenuti durante l’imballo dell’indumento sono state eseguite indagini al microscopio stereoscopico e ottico; inoltre sono state effettuate indagini FTIR a seguito di una prima microaspirazione per individuare la natura degli elementi presenti. È emerso trattarsi di una tela in cotone (la struttura tessile) le cui parti sono cucite con filato di seta (cuciture originali della confezione); la stesura di amido è stata confermata con reattivo di Lugol, e se ne è individuata anche la qualità, ovvero amido di mais.
La natura dei pigmenti costituenti le scritte si è individuata con misurazioni spettrometriche XRF (OPD) e con la spettroscopia Raman (IFAC-CNR); conferme diagnostica effettuata con indagini micro Raman (CNR-INO) confermando la presenza di cinabro per il rosso, indaco per il blu, ferro-gallico e orpimento con l’indaco rilevato anche al di sotto dell’oro (sebbene non dappertutto), a supporto di alcune ipotesi evidenziate da indagini XRF e SEM.
A seguito dell’indagine XRF, sono state compiute indagini SEM su alcuni campioni per verificare e comprendere il motivo della presenza di Arsenico, che costituisce l’orpimento insieme ad altri elementi. L’indagine micro Raman (condotta da CNR-INO) su campione di polvere aspirato sul retro della camicia, ha confermato la presenza di cinabro, indaco, ematite, particelle di oro, carbone.
Dopo le indagini che sono state eseguite per comprendere la natura delle fibre costituenti la camicia e le cuciture che tengono insieme le varie parti, si è proceduto a indagare gli elementi presenti come stesura pittorica (v. analisi e diagnostica).
Riepilogo delle operazioni preliminari all’intervento di pulitura per aspirazione, e pulitura: realizzazione di una griglia sia su grafico che sulla camicia per campionare diverse tipologie di sporco; studio delle aree da aspirare per il campionamento delle polveri e per lo studio dell’amido, individuando precedentemente le differenze di stato conservativo e tecnica di esecuzione, e loro mappatura sul grafico; campionatura delle polveri di aspirazione.
È stata anche effettuata la pulitura dell’interno dell’indumento, laddove raggiungibile, inserendo due rotoli morbidi rivestiti di carta velina per separare i due strati di tessuto. Come per l’esterno, anche in questo caso il lato posteriore è risultato essere più sporco, soprattutto nell’area centrale. È stata eseguita una parziale rimozione meccanica delle deiezioni di insetto al microscopio stereoscopico con l’azione meccanica di una punta di spillo sulle incrostazioni rimaste essenzialmente superficiali, non penetrate tra le fibre. Alcuni residui si sono staccati quasi senza lasciare traccia sul tessuto, mentre altri hanno lasciato un leggero alone marrone.
È stata costruita una camera umida a misura della camicia. Per monitorare costantemente temperatura e umidità durante tutta l’operazione, è stato inserito, all’interno della teca così predisposta, un termoigrometro. Per arrivare il più gradualmente possibile ai valori ottimali, l’umidificazione è stata eseguita con la potenza dell’emissione di vapore al minimo. L’intervento sulla camicia è stato effettuato prima sul lato frontale, ovvero quello con il colletto. Le pieghe e le deformazioni presenti sulla camicia, che sono numerose, si sono distese molto gradualmente; l’operazione di umidificazione e distensione della superficie è stata pertanto eseguita più volte.
Per quanto riguarda il consolidamento ad ago, se ne è ridotto al minimo l’uso dopo attenta valutazione se fosse opportuno utilizzarlo solo per alcune zone, constatando che proprio attorno alle lacune la fibra in cotone aveva perso maggiormente le sue proprietà organolettiche tendendo a spezzarsi.
Per quanto concerne le lacune, si è scelta una chiusura estetica e non strutturale. Si è progettato l’inserimento, all’interno della camicia, di un supporto in materiale inerte e leggero di spessore ridotto (circa 1,5 cm) in carton-plume, che è stato rivestito di mollettone di cotone e poi di tessuto di cotone tinto in laboratorio del colore dominante della camicia, fissato a cucito.
Tale supporto, collocato all’interno della camicia, le ha consentito di avere quindi sia un sostegno, sia una chiusura estetica delle lacune. È stato realizzato con il carton-plume un supporto di forma trapezio isoscele a cui sono stati ancorati due piccoli rettangoli, ovvero la sagoma delle maniche. I tre elementi sono tenuti insieme da magneti.
Le maniche della camicia sono state protette interamente da crepeline di seta tinta a tono ponendo un velo di crepeline all’interno di ciascuna manica ed un velo di crepeline all’esterno; in questo modo, ancorando i due strati di velo di seta con piccoli punti attraverso le lacune presenti, si sono potuti tenere insieme i due supporti.
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