Il reliquiario della santa compatrona della città di Agrigento è stato oggetto di una tesi di laurea della SAFS, nella quale è stata sperimentata la tecnica di pulitura elettrolitica
Restauratore: Nicola Ricotta, tesi di Diploma abilitante in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali. Scuola di Alta Formazione e di Studio dell’OPD, A.A. 2017-2018, PFP4
Consulenza per l’integrazione pittorica: Oriana Sartiani
Consulenza tecnico-scientifica: Christian Degrigny
Il Reliquiario di santa Vittoria, conservato presso il Museo Diocesano di Agrigento, venne realizzato nel 1593 dall’argentiere palermitano Salvatore Lancella su commissione del decano agrigentino Geronimo Zanghi, come ci testimonia l’iscrizione dedicatoria sul fronte del basamento: “DIVE VITTORIE VIRGINIS ET MARTIRIS DON HIERONIMUS ZANGHI PANORMITANUS ET DECANUS AGRIGENTINUS REGIUS CAPPELLANUS DICAVIT”. La reliquia della Santa fu accolta con grande onore dalla città di Agrigento, tanto da essere dichiarata compatrona insieme a San Gerlando.
L’opera rappresenta il busto di santa Vittoria su di un basamento in lega di rame dorata e dipinta, decorato con cherubini e tritoni alati. La testa della giovane santa è sormontata da una corona con motivi decorativi a foglia e cherubini, mentre nella mano destra è collocata una freccia, simbolo del cruento martirio. Anche la testa e le mani, così come il basamento, sono realizzate in lega di rame, dipinte e dorate ad amalgama di mercurio. La corona, il busto e la freccia sono invece costituite da lamine in argento sbalzate, cesellate, incise, traforate e parzialmente dorate ad amalgama. L’armonia tra questi elementi costitutivi era notevolmente compromessa dalle cattive condizioni di conservazione.
Le varie parti di cui si compone l’opera mostravano differenti stati di conservazione, a seconda della loro natura, del diverso grado di esposizione all’ambiente esterno e degli eventuali traumi subiti nel corso del tempo. Tutte le superfici presentavano depositi di particolato atmosferico incoerente, accumulatosi maggiormente nelle concavità del modellato; prodotti di corrosione erano presenti in modo particolare in prossimità delle saldature, mentre diffusi in vari punti dell’opera erano i residui alterati dei prodotti usati in passato per la pulitura. Gli elementi in argento erano andati incontro ai consueti fenomeni di ossidazione e solfurazione, con la formazione di patine nerastre, che ostacolavano la corretta percezione delle superfici, dei volumi e del contrasto cromatico tra i materiali. Il degrado delle parti in rame dipinto (testa e mani) era riferito in particolar modo agli strati pittorici: se le diverse proprietà chimico-fisiche del rame e della policromia hanno certamente determinato un progressivo indebolimento dell’adesione degli strati pittorici al supporto metallico in più punti, è anche vero che l’abrasione e la caduta della policromia sulle mani e sulla fronte sono presumibilmente da imputare più a un fattore meccanico, dovuto allo sfregamento della corona e della freccia.
L’opera è stata scelta come oggetto di tesi di uno studente della Scuola di Alta Formazione e Studio, Nicola Ricotta, nell’anno accademico 2017-2018. La presenza di numerosi elementi costitutivi, in diversi materiali e condizioni conservative, ha condizionato lo sviluppo di un progetto di restauro, che si è articolato in fasi d’intervento differenziate, con l’impiego di metodologie sia tradizionali che più innovative. I sistemi meccanici di ancoraggio hanno permesso lo smontaggio quasi totale dell’opera, funzionale all’idonea esecuzione delle fasi successive di pulitura. Per le superfici in argento e argento dorato, in seguito alla valutazione di diverse metodologie, si è scelto di applicare la pulitura elettrolitica mediante “the Pleco®”, una nuova tecnica messa a punto presso la Haute Ecole Arc Conservation-restauration (HE-Arc CR), HES-SO University of Applied Sciences and Arts Western Switzerland, Neuchâtel, che è in grado di riconvertire in argento metallico i prodotti di alterazione di questo metallo, di norma visibili sotto forma di patina nerastra. Sulle superfici in lega di rame dorato, si è operato prima mediante pulitura laser e poi con soluzioni chelanti. Per il volto e le mani dipinte, dopo la pulitura condotta con l’impiego di metodi acquosi, si è proseguito con l’integrazione pittorica delle lacune.
Nicola Ricotta, Il restauro del reliquiario di Santa Vittoria dal Museo Diocesano di Agrigento. Studio e applicazione della pulitura elettrolitica delle superfici in argento e argento dorato. Relatore coordinatore: Cinzia Ortolani. Relatori: Sandra Rossi, Andrea Cagnini, Oriana Sartiani, Cristian Degrigny. Tesi dell’anno accademico 2017-18, Diploma abilitante in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali.
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