
Il restauro della sala di Bona, a cura dell’OPD, nasce da un progetto di collaborazione tra le Gallerie degli Uffizi e l’OPD grazie al finanziamento di uno sponsor privato.
Il progetto prevede la collaborazione di Università ed Istituti di ricerca per alcune indagini scientifiche e la partecipazione di professionisti esterni per le fasi della documentazione fotografica, fotografica multispettrale, per la gestione e l’archiviazione dei dati, per la esecuzione delle fasi di restauro. Il restauro è iniziato il 2 settembre 2019, dopo un periodo dedicato alla progettazione e alla esecuzione delle opere provvisionali, secondo le norme vigenti. Per i lavori di restauro sono previsti 18 mesi di lavoro, salvo imprevisti.
Le pitture murali rivestono completamente le pareti e la volta della sala, ricoprendo una superficie complessiva di circa 537 mq.
La sala, coperta da una volta a botte, presenta due lati lunghi e due brevi ed è adiacente alla Sala Bianca. Essa fu concepita alla fine del XVI secolo, per farne un luogo di rappresentanza all’interno degli appartamenti destinati ai principi forestieri.
L’ambiente della sala di Bona fu presumibilmente terminato alla fine degli anni Novanta del Cinquecento, ed era probabilmente priva di decorazione. Il ciclo decorativo della Sala riveste oggi tutte le superfici architettoniche della sala; al momento della sua decorazione la Sala di Bona era un luogo di rappresentanza all’interno degli appartamenti destinati ai principi forestieri e il suo ciclo si inserisce nell’ampio programma decorativo che dagli anni 1590 aveva investito tutta l’ala destra della reggia medicea. Il tema è l’esaltazione della famiglia Medici e l’impegno del Granduca Ferdinando I nella lotta contro gli infedeli; i temi raffigurati rientrerebbero così, nel complesso programma di propaganda politica del granduca.
La committenza della decorazione fu affidata da Ferdinando I al pittore fiorentino Bernardo Barbatelli detto Bernardino Poccetti (1548-1612) in un arco temporale che è stato individuato tra il 16 Settembre 1607, anno della presa di Bona in Tunisia, e entro l’ottobre del 1608 per il matrimonio tra Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria; l’impresa risulta terminata entro l’agosto del 1609, data di un documento di pagamento al Poccetti per i lavori svolti a Pitti. Nell’esecuzione della pittura sono intervenuti alcuni allievi del Poccetti come Ulisse Ciocchi (a cui sono attribuiti le Virtù della metà occidentale della volta, il lunettone sud-ovest e l’Ermes e Atena) e Pandolfo Sacchi (vasi di fiori che circondano le scene). Ad un altro artista sono attribuiti i paesaggi nei finti quadri (Remigio Cantagallina?).
Ferdinando I affida la glorificazione del suo operato ad una decorazione incentrata sulle vittorie militari che in questo caso sono le vittorie dell’ordine dei cavalieri di Santo Stefano, fondato da Cosimo I per la difesa della cristianità; per questo le storie raffigurate sono dense di significati politici e culturali. L’ovale centrale della volta con Cosimo I rappresentato come la figura allegorica del Giudizio con in mano il compasso e la squadra, secondo il concetto platonico del principe architetto, affiancato da Minerva e dalla Gloria dei principi, mentre nella volta compaiono le figure femminili allegoriche che impersonificano la figura del buon governante (Magnificenza, Gloria, Sapienza, Vigilanza, Misericordia, Fama Buona). Dalla volta, dove viene quindi rappresentata l’apoteosi di Cosimo come costruttore dello Stato granducale, si scende alle scene di glorificazione alle imprese contemporanee.
Superficie decorata stimata complessiva: 537 mq ca.
Pareti lunghe
Parete 1: Battaglia di Prevesa: 97 mq totali (considerando gli sguinci di porte e finestre)
Parete 3: Presa di Bona: 90 mq totali (considerando gli sguinci di porte e finestre)
Scene: 44 mq ciascuna
Basamenti: 17 mq ciascuno
Pareti corte:
Parete 2: Veduta della pianta di Livorno e allegorie Mare Tirreno e Fiume Arno: 68 mq totali
(le finestre e l’oculo sono state considerate piene)
Lunettone Giustizia e Prudenza: 24 mq
Basamento: 6 mq
Parete 4: Silvio Piccolomini presenta i prigionieri turchi a Ferdinando I: 81 mq totali
Lunettone nord-est Re David riporta a Gerusalemme l’Arca Sacra: 24 mq
Basamento nord est: 11 mq
Volta: 180 mq totali
Cornicione: 21 mq
Pittura murale a bianco di calce, con numerose e raffinate finiture a secco. Gli artisti impiegano una tavolozza ricca e raffinata in cui sono presenti pigmenti e tecniche pittoriche innovative e inconsuete; la complessa tecnica esecutiva sarà oggetto di studi ed approfondimenti.
Ad una prima osservazione autoptica risulta che la struttura della volta è realizzata in mattoni e che le superfici sono intonacate con una malta liscia costituita da due strati di intonaco. Come andamento delle giornate possiamo dire che la stesura dell’intonaco ha inizio in alto a sinistra della parete, con giornate dedicate alla realizzazione dell’apparato decorativo e della cornice dipinta che inquadra i riquadri con i paesaggi, inseriti poi in un secondo momento. Dopo la stesura di queste porzioni di intonaco sono state realizzate le figure monocrome delle nicchie il cui intonaco è stato applicato quasi a pontate. Di seguito è stata realizzata la cornice della scena principale e, infine, le giornate interne della scena centrale di ogni parete. Le giornate delle scene seguono il contorno delle figure ed hanno dimensioni diverse a seconda delle zone: più piccole e più dettagliate in prossimità di volti e più ampie nelle aree lontane del paesaggio sullo sfondo delle battaglie. Le commettiture delle giornate possono essere o molto evidenti o appena percepibili; questo particolare tecnico ci consente di capire non solo la sequenza della loro applicazione su muro, ma anche se sono state eseguite a distanza di poco o molto tempo l’una dall’altra. Nelle scene centrali le giornate iniziano dai putti reggi cartiglio e si sviluppo a sinistra e a destra di questi. Sono presenti anche le buche pontaie, chiuse con una giornata a toppa. L’intonaco della sommità delle teste dei due putti centrali monta sopra al cornicione marcapiano, questo fa capire che la decorazione era stata progettato in ogni particolare. Il rilievo delle giornate viene riportate su specifiche mappe tematiche.
Alla sommità delle pareti, sotto il cornicione, sono presenti grappe a L disposte a distanza regolare, la maggior parte delle quali sembra essere stata inserita prima o durante la realizzazione del ciclo pittorico; esse, probabilmente, sorreggevano arazzi. Molti altri generi di perni metallici sono presenti nelle pareti.
Come metodi di trasferimento del disegno preparatorio sono stati impiegati molti metodi:
le finte architetture sono state delimitate da incisioni dirette, tirate direttamente sull’intonaco fresco con l’ausilio di una riga: infatti sono evidenti le piccole linee incise per prendere le varie misure. È interessante notare che, dove l’architettura si sviluppa su più giornate, le incisioni sono presenti soltanto in quelle superiori. Per i motivi decorativi semicircolari delle cornici è stato impiegato il sesto di cui è possibile ritrovare il foro della punta centrale lasciato sull’intonaco fresco. Nel riquadro con il paesaggio sono presenti lievi incisioni lasciate da uno strumento arrotondato.
Per la scena centrale il disegno è stato riportato con l’ausilio di uno strumento arrotondato (ipotizziamo l’uso di un manico di pennello o di uno strumento simile non metallico) attraverso una carta di modesto spessore; i tratti guida della figurazione sono spesso costituiti da più linee e continui ripensamenti.
Sulle figure monocrome entro nicchie, il contorno di alcune lance e vesti della scena è costituito da un tratto lasciato da una matita rossa (figura di Giunone: si può ipotizzare, quindi, anche l’utilizzo di una sanguigna per il riporto del disegno.
Come tecnica pittorica è stata impiegata la pittura a calce costituita da stesure a calce corpose e coprenti, stese con tratti veloci e decisi. Una tecnica particolare, invece, è stata riservata per i volti più importanti: su alcuni incarnati, soprattutto nelle parti in ombra, è stato realizzato un vero e proprio puntinato costituito dall’accostamento più o meno rado di punti di colore con lo scopo di rendere più vibrante la superficie cromatica. Questa tecnica del puntinato sarà impiegata anche dai restauratori dei secoli successivi che però realizzeranno punti di colore più fitti e più grossolani: entrambe le tecniche saranno riprese dalla pittura barocca e dai sui restauratori antichi. La stesura del colore è ottenuta con pennelli di media dimensione di cui sono evidenti i segni delle pennellate.
I pigmenti maggiormente utilizzati sono quelli inorganici naturali a base di ossidi, come la terra verde e le ocre rosse e gialle, sfruttate nelle più ampie sfumature grazie alla quantità di bianco di calce. Molte sono le campiture a secco, a base di lapislazzuli (o smaltino) e lacca rossa. Per le parti realizzate a finto mosaico è stata utilizzata la foglia oro, applicata con una missione pigmentata di rosso.
Sopra la cornice a destra e a sinistra della parete con la Presa di Bona, sono presenti due scritte che riportano il nome “Poccetti”, difficile pensare, però, che sia la firma originale dell’autore.
Basamento: i riquadri del basamento presentano una differente tecnica di esecuzione. Sicuramente le tre battaglie sono da ritenersi non coeve alla realizzazione dell’intero complesso: sono realizzate a monocromo su un intonaco più liscio rispetto a quello della scena e su un grande rifacimento, per prime sono state eseguite le cornici esterne e dopo le battaglie al loro interno, suddividendole in tre giornate per i riquadri piccoli e in cinque per quello grande. Il disegno è stato riportato tramite cartone e la pittura sembra essere eseguita ad affresco, con un uso di un legante. Lo stile delle scene del basamento sembra neoclassico ed è da identificare come un rifacimento antico. Solo sulla parete 4 di ingresso alla sala, sono presenti le scene originali monocrome del basamento.
Volta: per la realizzazione delle specchiature della volta sono evidenti le incisioni dirette che le delimitano e quelle usate per trovare il centro delle borchie. Nelle parti figurate, probabilmente dipinte da Ulisse Ciocchi, abbiamo individuato l’incisione da cartone per il trasporto del disegno, verosimilmente realizzato dal Poccetti.
Il cornicione dipinto presente sui quattro lati della sala è realizzato in stucco in corrispondenza delle pareti lunghe ed è contestuale alla struttura architettonica dell’ambiente, mentre il cornicione sulle pareti brevi è realizzato in legno dipinto ed agganciato sopra aree dipinte delle pareti. Esso quindi può essere stato aggiunto alla conclusione dell’impresa decorativa o in interventi di modifica della sala o perché, ad un’osservazione dal basso, il cornicione esistente creava effetti non graditi alla committenza.
Gli interventi manutentivi e di restauro del passato sono evidenti ma mancano di fondamenti storici e di documenti di archivio. La mancanza infatti di fonti archivistiche relative alla sala per la perdita dei Libri di fabbrica di palazzo Pitti relativi al periodo della sua realizzazione ed oltre, comporta difficoltà nella comprensione dello status quo attuale del ciclo pittorico. Si può presumere che al momento della costruzione della Sala Bianca sia da ricondurre lo spostamento della porta della sala di bona, la conseguente distruzione e il conseguente rifacimento ad imitazione di una consistente area della scena sulla parete raffigurante il trionfo di Ferdinando I, in corrispondenza della parte che raffigura la scimmietta; possiamo notare che la nuova porta non ha la cornice in breccia medicea come tutte le altre della sala, ad eccezione quelle del lato sud-ovest che sono in stucco dipinto ad imitazione della breccia medicea. Un altro grande rifacimento interessa la parte centrale in basso della parete con la Battaglia di Bona, di cui non conosciamo l’origine. In generale, sulle pitture, sono evidenti ripassature di restauro antico, sulle zone di massimo scuro e/o in luce, per dare maggiore e nuovo vigore alle campiture cromatiche. Nella volta le specchiature verdi a conclusione della volta sono insolitamente tagliate dall’inserimento dei lunettoni. Questo particolare può indurre a formulare almeno due ipotesi: o che la decorazione fosse già presente al momento della realizzazione del nuovo impianto della sala e che il Poccetti e i suoi allievi si siano limitati a decorare le scene figurate nei poligoni, o che partendo dalla scena centrale raffigurante Cosimo I, la spartizione decorativa si sia stata disegnata sulla superficie muraria a disposizione, partendo dal centro verso le estremità. Un’indagine approfondita a questo proposito sarebbe auspicabile. Al momento della costruzione del corridoio verse le cucine, risalenti a un periodo posteriore al 1662 e antecedente al 1775, possono essere ricondotte le integrazioni laterali della parete sudovest (Pianta di Livorno) con l’ampiamento di grandi finestre decorate con motivi decorativi banali e tardo settecenteschi, interventi che possono essere stati estesi, come restauro, sulle superfici pittoriche. Un altro momento che interessa mutamenti estetici della sala è rappresentato dalla modifica di tre dei quattro basamenti alla base delle pareti sicuramente da datare tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento. Sul basamento della parete nordestle scene monocrome che ritraggono storie di Apollo e Diana sono originali del ciclo del Poccetti. Modifiche agli arredi e l’aggiunta dei grandi lampadari sono da ricondurre al periodo della presenza della famiglia reale a Firenze con dimora in questa ala di palazzo Pitti, tanto da determinare il nome di appartamenti reali.
Attualmente l’intero ciclo presenta l’evidenza di molti interventi del passato di cui il più invalidante risulta, ad una prima osservazione, quello relativo alla presenza di spessi strati di fissativo di restauro, ingiallitosi e scuritosi nel tempo; tali materiali estranei fanno virare i colori originari in tonalità brune, lontane ed estranee all’intento dell’artista. L’altra evidente manifestazione di degrado è il fenomeno di esfoliazione del colore che interessa le campiture della volta, nonché diffusi e gravissimi fenomeni di distacco tra gli intonaci.
Tutta la superficie decorata presenta una reticolata craquelures della malta, che può avere origine dal naturale ritiro dell’intonaco o per l’impiego di una malta troppo grassa o per la presenza di un intonaco preesistente a quello steso per il ciclo pittorico del Poccetti. Tali fessurazioni si sono quindi create poco dopo la messa in opera dell’intonaco; queste fessurazioni sono oggi sede di consistenti depositi di nero fumo e particellato solido, accumulatisi nei secoli. Queste crettature spesso sono la causa di numerosi distacchi fra gli strati preparatori di intonaco e sono presenti soprattutto sulle scene e sulla volta, con manifestazioni di maggiore o minore gravità. Alle lesioni presenti invece sulla parete sud-ovest (parete 4) corrispondono fenomeni di distacco degli intonaci gravi e profondi, corrispondenti a vere e proprie lesioni strutturali.
Nella malta pittorica sono, inoltre, presenti diversi bottaccioli, di cui alcuni hanno esercitato pressione sotto la pellicola pittorica creando un rigonfiamento mentre altri hanno causato la caduta del colore.
La superficie pittorica è interessata da piccole abrasioni, soprattutto in corrispondenza delle piccole scene neoclassiche alla base delle pareti, che sono danni antropici. Molte abrasioni sono state ridipinte per essere mascherate, senza essere stuccate; le stuccature dei restauri pregressi, infatti, sono di piccole dimensioni, di cui molte a gesso.
La pellicola pittorica delle scene sulle pareti appare piuttosto stabile, ma tutta la superficie è stata trattata con sostanze filmogene che avevano lo scopo temporaneo di ravvivare il colore e di consolidarlo durante precedenti restauri non documentati; oggi queste sostanze filmogene presentano fenomeni di alterazione cromatica in bruno; sulla superficie cromatica sono inoltre presenti imbianchimenti originati dall’alterazione delle sostanze filmogene superficiali estranee che presentano una fluorescenza biancastra se illuminati da luce UV. Alcune ridipinture sembrano essere state eseguite recentemente in quanto sembrano trovarsi sopra al fissativo. Estese ridipinture riconducibili a periodi diversi, sono presenti in corrispondenza delle campiture bianco-grigie delle cornici dipinte e delle finte architetture: esse emettono una fluorescenza giallo-limone alla luce UV tipica del bianco di zinco, come anche le filettature sembrano tutte ripassate facendo ipotizzare una generale ridipintura per tutto l’apparato decorativo a finta architettura della sala. Estese ridipinture sono state riscontrate anche in corrispondenza delle modifiche strutturali della sala avvicendatesi nei secoli.
Sulla superficie sono presenti anche molti schizzi e colature di materiali resinosi e/o cerosi, probabilmente provenienti dalle ridipinture della volta e dalle nuove dorature degli apparati decorativi.
Sulla volta i numerosi strati di colore presenti, originali e di restauro, diversamente sensibili agli sbalzi termoigrometrici dell’ambiente, danno luogo ad estesi e gravi fenomeni di sollevamento ed esfoliazione, con conseguente caduta della pellicola pittorica e di sollevamento della lamina metallica (deadesione) utilizzata per la decorazione a finto mosaico.
Materiali carboniosi e particellato solido incoerente sono diffusamente presenti su tutta la superficie pittorica, in maggiore quantità nelle zone del cornicione, sulle aree dipinte sporgenti e sulle sovrammissioni di intonaco delle giornate.
Il progetto di restauro in atto ha come scopi lo studio della tecnica esecutiva del ciclo, degli ambienti architettonici nonché il recupero della cromia originale e il ristabilimento dell’adesione degli strati pittorici. Pertanto sono contemplate le seguenti operazioni di restauro: preconsolidamento della pellicola pittorica tramite provvisorio ristabilimento della coesione della pellicola pittorica mediante applicazione di prodotto consolidante; prima pulitura attraverso la rimozione di depositi superficiali parzialmente coerenti per consentire di operare la fase successiva (consolidamento); ristabilimento di adesione tra la pellicola pittorica e supporto per mezzo di iniezioni e infiltrazioni di adesivi con differenti prodotti adesivi, individuando adesivi compatibili con i materiali originali e tendenzialmente reversibili; pulitura finale con la rimozione di sostanze di varia natura soprammessi al dipinto come ridipinture inidonee o strati di materiali estranei all’originale, aderenti alla pittura. L’operazione di pulitura verrà condotta secondo criteri di selettività procedendo con l’eliminazione graduale dei materiali sovrammessi non originali. Per il ristabilimento della coesione della pellicola pittorica mediante applicazione di prodotto consolidante; in linea con la tendenza dell’Istituto si prediligeranno e testeranno prodotti minerali. Le stuccature delle cadute a livello degli strati pittorici saranno poi integrate mediante malte formulate sulla base della natura dei diversi supporti; la fase conclusiva dell’integrazione pittorica dovrà provvedere alla riduzione dell’interferenza visiva delle abrasioni presenti sulla pellicola pittorica operando la ricostruzione figurativa delle lacune solo ove possibile. Le tecniche e i criteri verranno valutati in corso d’opera. Si impiegheranno comunque pigmenti minerali naturali, stemperati in leganti organici (acquarelli o caseinato d’ammonio).
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