Vetrata di Timoteo Viti dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

La vetrata cinquecentesca, attribuita al pittore urbinate Timoteo Viti, è costituita da quattro pannelli, detti antelli: nei due superiori è raffigurata l’Annunciazione mentre in entrambi gli inferiori si trova lo stemma della committenza, la famiglia dei Guidalotti.

L’opera può essere datata tra il 1518 e il 1523, un periodo compreso tra la consacrazione della Chiesa di Santa Maria della Torre a Urbino, collocazione originale dell’opera, e la morte di Timoteo Viti. La commissione è attribuita a Gabriele Guidalotti, in occasione del rifacimento della chiesa trecentesca e dell’ingresso della nipote nel convento annesso alla chiesa. Un’importante scoperta documentale ha rivelato che la collocazione originaria della vetrata non era sulla facciata, come ipotizzato da diversi storici, ma nel coro della chiesa. L’opera rimase in tale sede fino al novembre del 1866, quando, in seguito all’Unità d’Italia e alle soppressioni ecclesiastiche, divenne proprietà dello Stato: fu quindi trasferita nel neonato Museo dell’Istituto di Belle Arti di Urbino e, prima del 1897, entrò nelle collezioni del Palazzo Ducale, oggi Galleria Nazionale delle Marche.

L’analisi stilistica dell’opera ha rivelato notevoli affinità con altre creazioni di Timoteo Viti, la più significativa delle quali è la Madonna con Bambino e San Giovannino del 1505, il cui volto della Vergine risulta perfettamente sovrapponibile a quello della Madonna nella vetrata, suggerendo l’impiego dello stesso disegno preparatorio. Inoltre, sono stati individuati elementi comuni con le opere del maestro di Timoteo, il bolognese Francesco Francia, ad esempio nella vetrata raffigurante la Madonna con il Bambino nella chiesa di Santa Maria della Misericordia a Bologna e nell’organizzazione ravvicinata della composizione e nella cornice, analoga al Cristo Passo del 1506.

Tecnica esecutiva

Per quanto riguarda la tecnica di realizzazione della vetrata, un’arte definita da Vasari artificiosa e bellissima, si presume sia stata seguita la prassi rinascimentale, secondo cui un artista affermato, come Viti all’epoca, eseguiva la bozza e il cartone preparatorio in scala 1:1 e dipingeva a grisaglia, mentre l’esecuzione materiale veniva affidata a maestri vetrai. Si ipotizza che la vetrata sia stata realizzata dai frati vetrai domenicani, la cui attività è documentata fino alla fine del Quattrocento, oppure da maestranze itineranti giunte appositamente a Urbino.

Un discorso a parte deve essere fatto per le lastre in vetro, da cui vennero ricavate le 187 tessere che compongono l’opera. Le analisi scientifiche-archeometriche hanno rilevato che tutti i vetri di colore blu, verde, turchese, viola e incolore sono vetri silico-sodico-calcici ottenuti con l’impiego di ceneri sodiche, mentre i vetri gialli e rossi sono vetri potassici definiti secondo la letteratura come High Lime Low AlkaliQuesto suggerisce centri di produzione e quindi provenienze differenti: i vetri prodotti con fondente sodico è probabile che siano stati realizzati in Italia, o comunque in zone dell’Europa mediterranea dove venivano utilizzati questi fondenti, mentre i vetri rossi e gialli, ottenuti con fondente potassico, è probabile che siano stati prodotti in zone dell’Europa centro-settentrionale.

Le analisi hanno inoltre permesso di caratterizzare i coloranti aggiunti sotto forma di minerali al vetro: per il vetro incolore è stato utilizzato il manganese come decolorante per neutralizzare l’effetto colorante del ferro, che si trova naturalmente nelle materie prime del vetro; al contrario sempre il manganese è stato usato come colorante nel vetro viola; le tessere blu contengono cobalto bivalente, probabilmente proveniente dalla regione dell’Erzebirge in Germania, considerando che è stato rilevato nickel come elemento accessorio; per il vetro turchese è stato impiegato il rame bivalente, mentre il verde è stato ottenuto da una combinazione di ferro trivalente e rame bivalente; le tessere gialle sono state realizzate mediante la tecnica della cementazione al giallo d’argento, in cui l’argento metallico, sotto forma di limatura, veniva steso con un legante organico su vetro incolore e poi cotto a circa 500°C; infine il vetro rosso è stato ottenuto per placcaggio, in cui un sottile strato di vetro rosso veniva fatto aderire su un vetro incolore, successivamente ricoperto da un ulteriore strato di vetro incolore.

La grisaglia impiegata ha una tipica colorazione nero-bruna e risulta composta da silice (vetrificante), piombo (fondente), e rame o ferro come coloranti della miscela; questa veniva applicata con un legante organico e successivamente il vetro veniva cotto a 500-600°C per consolidare la decorazione che si legava al supporto.

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