L’opera si data alla seconda metà del XV secolo, e raffigura una figura maschile ed una femminile sullo sfondo di un riquadro marmoreo, secondo una tipologia ripresa dei ritratti funebri dell’Antica Roma.
Il rilievo in marmo bianco, finemente lavorato, è composto su tre piani: appena più avanti la figura femminile, dietro quella maschile e poi uno sfondo piano che reca tracce di colore nero, non sappiamo se originale. Anche le iridi degli occhi sono colorate di nero e tracce di colore ocra bruna si ritrova nei capelli delle figure. La firma dell’autore incisa in basso a sinistra, reca tracce di colore all’interno dei caratteri.
Nel suo insieme l’opera si presenta in discreto stato di conservazione. La figura maschile è lacunosa del naso; una sbeccatura è presente nella parte in basso a sinistra della figura maschile, la quale è anche priva, in vari punti, di parte dei riccioli dei capelli. Lo spesso strato di cere, date abbondantemente a protezione su tutta la superficie marmorea nel precedente restauro, invecchiando ed inglobando nel tempo particellato atmosferico, avevano alterato esteticamente l’opera creando una sorta di pellicola scura su tutta la superficie.
Nel 1977-1978 l’opera fu restaurata da Antonio Martini, restauratore della Soprintendenza alle Gallerie ed opere d’arte di Venezia.
L’intervento di restauro si è reso necessario per l’imminente esposizione dell’opera alla mostra Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia, alle Gallerie dell’Accademia. Il lavoro è consistito nel rimuovere, in maniera critica e puntuale, la pellicola di cera invecchiata e virante al giallo.
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