
Nel corso del lungo intervento gli arazzi sono stati sottoposto alle diverse fasi operative che costituiscono complessivamente il restauro, dalla pulitura fino alla foderatura attraverso la fase più impegnativa del consolidamento strutturale.
Restauratori: Ar.Tes di Carla Molin Pradel e Costanza Perrone Da Zara; Trama e ordito di Costanza Albi, Gabriella Grementieri e Patrizia Vaggelli; Anna Maria Morassutti; Laura Määttä Niccolai; Costanza Perrone Da Zara
Collaboratori: collaborazioni al restauro: Costanza Albi, Rita Banci, Claudia Beyer, Tiziana Benzi, Laura Bertuzzi, Elisabetta Boanini, Paola Cortesi, Lara Gallorini, Gabriella Grementieri, Maria Grazia Izzo, Beate Kneppel, Simona Lombardi, Marta Lorenzetti, Lucetta Lucarelli, Annalisa Mannino, Anna Maria Morassutti, Lucia Nucci, Barbara Öismuller, Adele Olivieri, Graziella Palei, Roberta Pandolfi, Martina Panuccio, Maria Elena Paola, Virginia Russo, Patrizia Vaggelli, Claudia Von Krannichfeldt; tessitura cimose: Rebecca Giulietti, Annalisa Alecci, Laura Felli; allievi safs-Opd: Laura Määttä Niccolai, Anna Maria Prokopowicz, Carla Molin Pradel, Anna Maria Morassutti, Costanza Perrone Da Zara, Elisabetta Boanini, Silvia Frasca, Donatella Mascalchi, Martina Panuccio, Rita Banci, Simona Lombardi, Adele Olivieri, Roberta Pandolfi, Viola Ceppetelli, Marta Cimò, Mariangela Corallo, Federica Favaloro, Alice Papi; stagisti: Koji Saito, Maria Elena Paola, Fabiana Bari, Carolina Spairani; esecuzione delle tinture: Antonio Bellucci, Rebecca Giulietti, Patrizia Vaggelli, Maria Taboga, Eleni Papadopoulou; preparazione dei materiali per il restauro: Enza Pisa, Patrizia Vaggelli, Maria Taboga, Eleni Papadopoulou
La prestigiosa serie, interamente sopravvissuta, composta di venti pezzi, raffigura le Storie di Giuseppe Ebreo e fu tessuta per incarico di Cosimo I dei Medici nella manifattura granducale alla metà del XVI secolo dagli arazzieri Nicola Karcher e Giovanni Rost su cartoni forniti da Agnolo Bronzino, Jacopo Pontormo, Francesco Salviati. Dalla fine del XIX secolo la serie è ugualmente divisa fra la sede originaria di Palazzo Vecchio a Firenze e il Palazzo del Quirinale a Roma; gli arazzi rimasti a Firenze furono rimossi dalle pareti della Sala dei Duecento nel 1983 per le loro precarie condizioni conservative e fu intrapreso il loro restauro.
Nel corso del lungo intervento ognuno degli arazzi è stato sottoposto alle diverse fasi operative che costituiscono complessivamente il restauro, dalla pulitura fino alla foderatura attraverso la fase più impegnativa del consolidamento strutturale. La complessa operazione della pulitura per immersione, indispensabile per liberare l’arazzo dalla pluricentenaria quantità di polvere, fumi e grassi accumulati, nonché per restituire alle fibre idratazione ed elasticità, è stata preceduta da un lungo periodo di mirato consolidamento in vista della pulitura stessa; tale intervento era indispensabile per le precarie condizioni conservative delle opere. Dopo l’intervento di pulitura per immersione in soluzione acquosa, si è proceduto con il consolidamento che rappresenta l’operazione tecnicamente più impegnativa per la particolare struttura degli arazzi che nascono dall’unione inscindibile tra la materia e l’immagine. Al fine del loro totale recupero, sia estetico che statico, si è proceduto con il restauro integrativo degli orditi e delle trame deteriorate e di quelle mancanti a causa dell’aggressione del degrado. Al ricollocamento degli orditi danneggiati ha seguito l’integrazione delle trame mancanti: se è possibile, con la ricollocazione di trame dello stesso colore di quelle perdute, altrimenti con la ritessitura in sottotono, che ha comunque funzione di collegamento cromatico e materico. Nel corso del restauro degli ultimi cinque arazzi, l’esecuzione delle tessiture sottotono è stata oggetto di un approfondito studio teso ad una sempre maggiore integrazione con l’opera e alla loro applicazione anche nei degradi più estesi e deturpanti, come nel caso del bellissimo incarnato della figura di Zuleica in Giuseppe fugge dalla moglie di Putifarre.
L’intero intervento si è concluso alla fine del 2009 con il restauro degli ultimi due arazzi della serie, Giacobbe benedice i figli di Giuseppe e Giuseppe fugge dalla moglie di Putifarre, intervento che era stato intrapreso su entrambe le opere contemporaneamente nel 2006.
In un restauro articolato nell’arco di venticinque anni è scontato che i sistemi operativi mutino con il progredire delle ricerche e dei metodi operativi. Per questo motivo, a partire dal 2010 fu intrapreso un lavoro di adeguamento metodologico su tre dei dieci arazzi il cui restauro risaliva, in due casi agli inizi degli anni Novanta, Giuseppe spiega il sogno del faraone delle vacche grasse e magre e Giuseppe si fa riconoscere dai fratelli e nel terzo caso agli inizi del Duemila, L’incontro di Giacobbe con Giuseppe in Egitto.
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