Caratteristiche costruttive
Il San Bernardino da Siena è stato intagliato da un tronco di pioppo, al quale sono stati assemblati altri 15 pezzi della stessa specie lignea per aumentarne la volumetria e ricavare tutti gli elementi sporgenti. Per l’assemblaggio sono stati utilizzati grossi chiodi in ferro e colla animale. Sempre in legno di pioppo, ma se stanti, vi sono poi i simboli iconografici del santo: l’aureola e una tavoletta circolare con l’iscrizione IHS circondata da raggi. Sulle giunture tra i vari pezzi che compongono l’opera e sulle teste dei chiodi è presente della tela di lino, per attutire le ripercussioni sulla preparazione a gesso dei movimenti del legno.
La preparazione e il colore
La preparazione ha uno spessore notevole ed è in gesso da doratori e colla animale. La policromia degli incarnati è costituita da una stesura omogenea di bianco di piombo, vermiglione, pigmento giallo e nero carbone, legati probabilmente con uovo e colla animale. La veste è interamente dorata a guazzo su di una stesura di bolo rosso.
L’opera si trovava in un pessimo stato di conservazione, principalmente a causa di un’infestazione di insetti xilofagi, che ha determinato la perdita di una buona porzione del piede destro compromettendone la stabilità in piedi. Erano mancanti anche altri elementi di modellato quali: parte del cappuccio, della veste, del dito mignolo della mano sinistra, dell’aureola e della tavoletta iconografica. Le mancanze delle ultime falangi delle dita della mano destra, sono invece da attribuirsi alla collocazione del disco iconografico. I carnati e la cintura a cordone erano ridipinti con una tempera probabilmente legata a caseina.
La scultura è stata ridipinta con un colore a caseina sui carnati e sulla corda che cinge la vita del santo. Probabilmente è stato rimosso l’oggetto tenuto nella mano destra e sostituito col disco recante il monogramma IHS. Non è chiaro se la doratura della veste sia originale od opera di un intervento successivo.
Il restauro è stato iniziato nel 2000 durante un cantiere estivo della scuola. In questa prima fase si è provveduto a mettere in sicurezza l’opera, eseguendo le fermature dei sollevamenti di policromia e preparazione con colla di pelli, in proporzione di 1/20, e disinfestandola tramite imbibizione di permetrina sciolta in essenza di petrolio.
Una volta in laboratorio, siamo intervenuti sul supporto ligneo consolidando il legno con resina acrilica (Acrilico 30® CTS) sciolta in butilacetato e applicata in due diverse concentrazioni: prima al 2.5% per consentire al prodotto di penetrare più in profondità e poi al 5% per aumentarne il potere consolidante. La porzione di piede mancante è stata ricostruita, in quanto indispensabile per la statica della scultura. Per tale intervento si è utilizzata la stessa specie lignea dell’originale, intagliando non un unico blocco di legno ma più tasselli incollati tra loro, con lo scopo di esercitare una forza minore sul legno originale degradato e di rendere l’intervento riconoscibile. Le ulteriori lacune di modellato sono state integrate sempre in legno di pioppo, eccetto le dita della mano destra modificate volutamente.
Vista la scarsa qualità della ridipintura degli incarnati si è deciso di rimuoverla. Per tale intervento è stato utilizzato un chelante non acquoso (50ml DMSO; 2.5gr. acido citrico; 5,3ml TEA, 3gr. Klucel g) che, ammorbidendo lo strato a caseina, ne ha consentito la rimozione a bisturi. Per la pulitura del cordone si è impiegato un chelante più blando (5ml TEA; 1gr acido citrico; 100ml acqua demineralizzata; 2gr carbopol), in quanto la ridipintura era più sottile e meno tenace. La veste dorata è stata semplicemente pulita dagli accumuli di pulviscolo atmosferico con emulsione grassa.
Le lacune di policromia e le integrazioni lignee sono state stuccate con gesso da doratori e colla animale e successivamente integrate pittoricamente. Per tale intervento siamo intervenuti in maniera differenziata: con la selezione cromatica nelle mancanze di sola policromia e con la tecnica del puntinato sulle integrazioni lignee, così da rendere chiaramente riconoscibile l’intervento. A restauro ultimato l’opera è stata protetta con una stesura di vernice mastice a pennello e di resina chetonica a spruzzo.
Per la ricollocazione del San Bernardino da Siena nella chiesa di provenienza, si è reso necessario porre un fermo sulla parete adiacente. A tale scopo è stata inserita una vite di ottone sul retro della scultura, posta in un punto privo di policromia originale. Tale operazione è stata un compromesso indispensabile per la stabilità e la sicurezza dell’opera.
SPERANZA, R.C. DE FELICE, San Bernardino, in OPD restauro, Rivista dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze n. 16, Centro Di, Firenze, 2004, pp. 232-236.
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