La piccola tavola di Sandro Botticelli raffigurante un ritratto maschile appartiene alla fase giovanile del pittore (databile intorno al 1470) e proviene dalla Galleria Palatina di Firenze. Mazzocchio è il nome del cappello indossato dal giovane ritratto da Botticelli; si tratta di un copricapo di moda all’epoca, costituito da un cerchio rigido imbottito e rivestito di stoffa
(foggia) e di una striscia di tessuto che cade fino alle spalle (becchetto).
Storia conservativa
Appare nella collezione granducale nel 1829, attribuito inizialmente ad Andrea del Castagno, fu nel 1891 assegnato a Sandro Botticelli dal Venturi, ma questa attribuzione fu inizialmente contestata fino alla metà del secolo scorso, quando fu accolta dalla maggior parte della critica, con una datazione intorno al 1469-70 (Salvini).
Il dipinto risulta essere stato oggetto di almeno due restauri, nel 1935/36 da parte di Sokolow e Sanpaolesi e nel 1968, a cura dell’OPD, durante il quale sono state eseguite fermature di colore. Presenta una riduzione dello spessore eseguita in un precedente intervento e l’applicazione di due traverse (di abete) a coda di rondine inserite in tracce ricavate nel supporto.
Non sappiamo se l’asportazione della cornice originaria fu eseguita per esigenze espositive o conservative; per inserire cioè il dipinto in un’altra cornice – quella settecentesca che ancora oggi lo contiene -oppure in seguito all’intervento di riduzione del perimetro e assottigliamento dello spessore del supporto, con lo scopo di bloccare i movimenti della tavola che aveva già mostrato sulla superficie dipinta effetti negativi con la formazione di sollevamenti e distacchi di preparazione e colore. La superficie pittorica si presentava infatti cosparsa da numerosi sollevamenti, alcuni dei quali già fermati in precedenza, e alcuni affossamenti del colore per la presenza di gallerie di tarli subito al di sotto della parte pittorica, poiché la tavola è stata oggetto nel passato di un esteso e intenso attacco di insetti xilofagi.
Soprattutto sul volto si rilevavano una diffusa situazione di consunzione delle velature più superficiali, estese ripassature e ritocchi.
La pittura risultava alterata da vasti interventi di ritocco e da verniciature abbastanza recenti.
La tavola è costituita da una sola asse di pioppo posta in verticale, dipinta sulla parte interna della tavola. Probabilmente fin dall’origine non erano previste traverse, mentre invece era presente una cornice quasi certamente applicata con colla e chiodi. La pittura è eseguita forse a tempera o tecnica mista e risulta di sottile spessore, essendo la maggior parte dei colori composti da lacche, ma non si può escludere che l’esiguità della materia dipenda anche dal precario stato di conservazione. Sulla preparazione, costituita da gesso e colla sono presenti mani di colla, stese a saturare la porosità della preparazione stessa. L’azzurro del cielo è costituito da oltremare naturale in bianco di piombo, steso su un’imprimitura bianca, sempre a base di bianco di piombo, leggermente caricata con grani di nero di carbone, in legante di natura grassa. Il mazzocchio è di una tonalità violacea, ed è risultato costituito da una complessa mescolanza di pigmenti: bianco di piombo, lacca rossa, vermiglione, nero di carbone e oltremare. La veste rossa è costituita prevalentemente da lacca rossa (probabile lacca di robbia), bianco di piombo e poco vermiglione.
Le traverse sono state rimosse per consentire al dipinto di posizionarsi con la curvatura che tendeva ad assumere nonostante la presenza di tale vincolo. Questo intervento ha permesso di distendere la superficie pittorica di alcuni decimi di millimetro, utili anche per poter effettuare la fermatura del colore disponendo di una maggiore superficie di adesione. Il dipinto è stato pulito con una miscela di solventi in emulsione cerosa Il volto risultava purtroppo estremamente consunto dal momento che è privo delle velature finali, già asportate in precedenti restauri: ciò che resta è in prevalenza costituito dallo strato cromatico di sottofondo alla pittura, che presenta una evidente tonalità bruno/verdastra (su cui si rilevano numerosi piccoli ritocchi sparsi su tutta la superficie). Nonostante ciò si è reso necessario assottigliare la pellicola superficiale costituita da sostanze resinose e cera per consentire l’intervento di fermatura del colore. Tale assottigliamento ha prodotto anche un sensibile miglioramento estetico, poiché ha eliminato la patina opalescente, lattiginosa che dava al dipinto un aspetto innaturale.
Nel proseguire la pulitura sulle zone più chiare, come sul volto o sullo sfondo azzurro, è apparso sempre più evidente che la presenza di cera insieme ad altri materiali resinosi è rilevante, tanto da avere impregnato anche gli strati sottostanti la pittura. Il fenomeno si evidenzia specialmente dove è a vista lo strato di preparazione che, anziché risultare biancastro come dovrebbe essere, appare semitrasparente e di una spiccata colorazione gialla. È stata necessaria particolare cautela dal momento che l’azione del solvente tendeva ad ammorbidire la cera contenuta all’interno degli strati, rendendo così ancora più pericolante, in corrispondenza delle gallerie dei tarli o in presenza di distacchi, la superficie dipinta.
A. Cecchi (a cura di), Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del ‘400, catalogo della mostra (Roma, 5 ottobre 2011-15 gennaio 2012), Milano 2011, 24 ore cultura.
C.Castelli (et al.), Il restauro del ‘Ritratto di giovane con mazzocchio’ di Sandro Botticelli in “OPD Restauro n. 23 (2011)”, Firenze 2010, CentroDi, pp. 13-50
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