Il busto raffigurante San Giovannino è di indubbia qualità artistica ma ancora oggetto di contesa attribuzione da parte degli specialisti di scultura quattrocentesca. Non si tratta di Donatello, come auspicava il suo primo collezionista, il letterato Fra’ Sabba da Castiglione, cavaliere dell’Ordine di Malta che intorno al 1515 si stabilì a Faenza, o come scriveva sempre nel Cinquecento il Vasari e ancora nell’Ottocento ritenevano i faentini, tanto da collocarlo nel museo cittadino al centro della sala intitolata appunto allo scultore. Ma l’opera può pur sempre riferirsi ad uno dei maggiori protagonisti della scena artistica della Firenze del pieno Rinascimento. Forse Antonio Rossellino o piuttosto Benedetto da Maiano, e non manca chi sostiene un legame stretto con Desiderio da Settignano.
Marmo lavorato con tecnica tradizionale a strumenti a percussione.
Ad un primo approccio visivo il manufatto si presentava in discrete condizioni generali. In alcune zone s’intravedeva il marmo translucido, mentre ad un’accurata osservazione ravvicinata si notavano nel busto alcuni piccoli taroli (imperfezioni del marmo), che tuttavia non costituiscono un problema conservativo. Sul lato frontale sinistro, vicino al petto, sul viso e in altre zone si scorgevano dei graffi, alcuni lievi e altri più profondi, nei quali si era depositato lo sporco untuoso, che ne disturbava la percezione visiva. Nella parte bassa del busto fino agli avambracci si evidenziava inoltre la presenza di una spessa incrostazione calcarea, erano anche presenti del gesso, e schizzi di malta color grigio-scuro, forse cemento. L’opera presentava su tutta la superficie un’alterazione cromatica, imputabile alla presenza di sporco untuoso combinato con polveri incoerenti ed alle stratificazioni di protettivi usati in passato che con il tempo si sono ossidati inglobando al loro interno particellato atmosferico.
La ricostruzione in gesso della punta del naso si era inoltre annerita, aveva perso in alcune porzioni adesione al marmo tendendo quindi a staccarsi.
La metodologia di restauro che si è inteso seguire si ispira al principio del minimo intervento, mirato ad una pulitura equilibrata della superficie, che preservi la patina antica. Lo scopo è quello di restituire al marmo uniformità e coerenza, per una più chiara lettura dell’opera.
Schematizzando le operazioni eseguite sono state le seguenti:
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