
Il dipinto Marina del porto è stato realizzato da Salvator Rosa tra il 1641 e il 1642, quando il pittore si trovava a Firenze. Il dipinto, appartenuto alla collezione del cardinale Giovan Carlo de’ Medici, è oggi conservato alle Gallerie degli Uffizi, presso la Galleria Palatina, a Firenze. La tela risulta essere stata temporaneamente dislocata nel 1942 nel Castello di Montegufoni, presso Montespertoli, per poi rientrare nel 1945, a guerra finita, a Palazzo Pitti.
Marina del porto è il pendant di un’altra grande tela, Marina del faro, dipinta dal Rosa negli stessi anni e anch’essa appartenuta a Giovan Carlo de’ Medici.
Dipinto a olio su tela. Il supporto è costituito da un’unica grande pezza di tela, caratterizzata da “armatura tela” e da bassa densità. Il filato è sottile e presumibilmente di lino. La tela si trova tensionata su un telaio di restauro, realizzato in legno di abete, con incastri angolari ad espansione del tipo “tenone e mortasa” e dotato di due traverse rompitratto verticali.
La preparazione è di colore bruno, composta da impasto di pigmenti presumibilmente in legante oleoso. La preparazione risulta essere stata stesa su tutto il supporto e sembra avere uno spessore sottile. Anche il film pittorico è costituito da pigmenti in legante di natura oleosa.
Il telaio ligneo, introdotto in occasione di un precedente intervento di restauro, presentava cedimenti strutturali e risultava privo di regolo distanziatore tra telaio e tela. Gli incastri erano privi di testaiola, risultavano espansi oltre il loro limite e mancanti di alcune biette.
La tela presentava una deformazione presso l’angolo inferiore destro (osservazione dal fronte). Il filato presentava punti di maggior debolezza dove il filo risultava essere più sottile e dove erano presenti interruzioni e riprese della tessitura originale; in particolare la tela risultava particolarmente indebolita in corrispondenza del cielo vicino alla cima dell’albero della nave sullo sfondo. Si riscontravano delle lacerazioni del tessuto in corrispondenza degli incastri angolari del telaio, provocate all’eccessiva espansione del telaio stesso e alcuni fori lungo il perimetro corrispondenti alla chiodatura di un precedente sistema di tensionamento.
Il colore presentava sollevamenti di modesta entità presso la deformazione della tela e lungo tutto il perimetro. In alcune aree il colore presentava un cretto “a scodella” con una deformazione che aveva interessato anche il supporto sottostante.
Si osservavano numerose ridipinture, localizzate soprattutto nelle zone del cielo e del mare. Erano presenti anche stuccature e ridipinture in corrispondenza di vecchi fori di chiodi impiegati per il tensionamento perimetrale.
Gli strati di vernice mastice, identificati chimicamente tramite spettrofotometri FT-IR, erano stati stesi in maniera disomogenea in occasioni di precedenti interventi di restauro; essi risultavano fortemente ingialliti e creavano un effetto a macchie, evidente soprattutto sulle campiture chiare del dipinto. Al di sopra degli strati di vernice si riscontrava la presenza di molto materiale di deposito atmosferico incoerente.
L’intervento di restauro ha avuto, tra i principali obiettivi, quello di restituire continuità strutturale e planarità al supporto. Dopo alcune fermature localizzate degli strati pittorici, lo smontaggio dal telaio e l’aspirazione dei detriti accumulati sul retro, si è quindi operato il ricollegamento strutturale delle lacerazioni dei fili di trame e di ordito. A seguito di questa operazione si è valutato di poter mantenere il dipinto in prima tela; questo ha consentito di lasciare a vista i segni grafici lasciati dal pittore sul retro del supporto.
Il telaio esistente non è stato sostituito ma rifunzionalizzato. In particolare sono stati modificati gli incastri angolari tramite inserimento di “testaiole” nelle mortase e spessoramento dei tenoni. Lungo il perimetro è stato inoltre applicato un regolo che ha permesso di distanziare la tela dal telaio stesso. Il telaio, così rifunzionalizzato, è stato trattato con prodotto antitarlo.
Sul retro del supporto sono state applicate doppie strisce perimetrali di tela sintetica, fatte aderire con resina acrilica in dispersione acquosa e pasta d’amido. Il livello di tensionamento dato alla tela è stato moderato ma sufficiente a recuperare la corretta planarità del supporto.
Con l’obiettivo di restituire leggibilità ed equilibrio cromatico all’opera, si è proceduto alla pulitura del dipinto. Innanzitutto sono stati rimossi i depositi incoerenti con saliva artificiale. Si è proceduto poi assottigliando in maniera graduale e controllata le vernici di restauro, operando in particolar modo nelle aree che presentavano gli accumuli fortemente ingialliti del materiale; la pulitura è avvenuta con alcool isopropilico supportato in emulsione stearica. Le stuccature e le ridipinture più tenaci sono state rimosse con emulsione stearica basica a pH 8.
Le nuove stuccature sono state realizzate con gesso di Bologna e colla di coniglio. L’integrazione pittorica è stata eseguita con basi a tempera e successiva selezione cromatica a vernice. La prima stesura di vernice, mastice sciolta in essenza di trementina, è stata applicata a pennello. La vernice finale, sempre a mastice, è stata applicata a spruzzo, con lo scopo di proteggere gli strati pittorici e per ristabilire il corretto livello di saturazione dei colori.
Filosofico umore e maravigliosa speditezza. Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee, a cura di E. Fumagalli, Giunti Editore, 2007
Sezione successiva