
Il dipinto Marina del faro è stato realizzato da Salvator Rosa tra il 1641 e il 1642, quando il pittore si trovava a Firenze. Il dipinto, appartenuto alla collezione del cardinale Giovan Carlo de’ Medici, è oggi conservato alle Gallerie degli Uffizi, presso la Galleria Palatina, Firenze. Marina del faro è il pendant di un’altra grande tela, Marina del porto, dipinta dal Rosa negli stessi anni e anch’essa appartenuta a Giovan Carlo de’ Medici.
Dipinto a olio su tela. Il telaio, introdotto in occasione di un restauro precedente, è stato realizzato in legno e presenta incastri angolari ad espansione con biette.
Il supporto è costituito da un’unica grande pezza di tela, caratterizzata da “armatura tela” e da bassa densità (54 fili/cm2). Il filato è presumibilmente di lino. La tela si trova tensionata sul telaio tramite ancoraggio puntuale e presenta la trama posta in direzione verticale e l’ordito in direzione orizzontale, come si deduce dalla presenza delle due cimose lungo i lati orizzontali.
La preparazione è di colore scuro bruno-rossastro ed è composta da impasto di pigmenti presumibilmente in legante oleoso. Anche il film pittorico, steso con pennellate ampie e corpose, è costituito da pigmenti in legante di natura oleosa. Si osserva la sigla dell’artista “SR” dipinta sul coperchio di una botte che galleggia nel mare presso l’angolo inferiore destro.
Il telaio di restauro si presentava lievemente svergolato, con leggere fessurazioni a danno dell’elemento superiore e dell’elemento verticale destro (osservazione dal retro). Erano presenti anche nodi ed altre imperfezioni.
La tela, nel complesso in buono stato di conservazione, presentava un livello di tensionamento scarso. Erano presenti anche deformazioni accentuate in basso a destra e deformazioni lievi presso l’angolo superiore sinistro (osservazione dal fronte). Anche l’area del cielo era interessata da deformazioni del supporto, di forma circolare. Si segnala che il dipinto era stato oggetto di un ampliamento di dimensioni di pochi centimetri sia in altezza che in larghezza. Tale intervento, eseguito forse a inizio ‘800, è stato condotto senza bisogno di aggiungere nuove pezze di tela ma sfruttando le porzioni di tela ripiegate lungo i bordi, lasciate libere dall’artista.
Gli strati pittorici si presentavano crettati, con deformazioni a scodella. Il cretto è ampio presso le campiture chiare del cielo e più minuto e deformato presso le campiture scure. A causa delle deformazioni del supporto, si erano verificati dei difetti di adesione tra colore e preparazione, presso l’angolo inferiore destro. Erano presenti piccole ma diffuse lacune di colore lungo il bordo inferiore attraverso le quali risultava visibile la preparazione bruno-rossastra. Era presente una stuccatura grossolana ricoperta da una ridipintura, localizzata circa a metà del bordo inferiore, riconducibile ad un passato intervento di restauro. In generale le stuccature perimetrali, riconducibili all’intervento di ampliamento del dipinto, presentavano difetti di adesione, accentuati lungo il lato destro, ed erano in parte debordanti sul colore originale. Sulle campiture del cielo si rilevava la presenza di numerose e ampie ridipinture, eseguite probabilmente per mascherare i danni provocati da puliture troppo aggressive che avevano in parte consumato gli strati superficiali della pellicola pittorica.
Dopo alcune fermature localizzate degli strati pittorici e dopo una prima spolveratura del retro della tela mediante aspirazione, si è proceduto con la fase di pulitura, finalizzata a restituire leggibilità ed equilibrio cromatico all’opera. Inizialmente sono stati rimossi i depositi incoerenti con saliva artificiale. Si è proceduto poi assottigliando in maniera graduale e controllata le vernici di restauro, adoperando miscele di solventi organici supportati in emulsione stearica. Le ridipinture sono state trattate tramite preparati a pH basico. Le stuccature e le ridipinture riconducibili all’intervento di ampliamento del dipinto sono state conservate, tranne che per le porzioni debordanti sul colore originale.
Per restituire planarità al supporto si è valutato sufficiente ed adeguato alle esigenze del dipinto lo smontaggio dal telaio del solo bordo inferiore e di parte dei bordi verticali. Dopo la pulizia del retro delle porzioni di tela liberate dal tensionamento e dopo il recupero delle deformazioni con apporto di umidità controllata ed applicazione di pesi localizzati, sono state applicate delle strisce perimetrali parziali. Tali strisce sono state fatte aderire al retro del supporto con pasta vegetale e resina acrilica in dispersione acquosa. Questo limitato intervento ha anche permesso di tensionare la tela sul telaio ad un livello di tensione idoneo.
Il telaio esistente non è quindi stato sostituito ma rifunzionalizzato. In particolare è stato rinforzato mediante l’applicazione di quattro squadre metalliche sul retro degli angoli; tale operazione ha anche ridotto sensibilmente l’andamento svergolante del telaio stesso. Un lavoro controllato sulle biette, abbinato alla creazione di un sistema di asole sulle squadre metalliche che permettesse alle stesse di non bloccare in maniera rigida gli incastri angolari, ha permesso anche l’ulteriore recupero di un soddisfacente livello di tensionamento del dipinto. Solo dopo questa fase di espansione del telaio le squadre metalliche sono state avvitate definitivamente.
Le nuove stuccature sono state realizzate con stucco pigmentato. L’integrazione pittorica è stata eseguita con basi a tempera e successiva selezione cromatica a vernice. Le numerose consunzioni della pellicola pittorica del cielo, causate da puliture aggressive eseguite in passato, sono state integrate anch’esse con colori a vernice. La prima stesura di vernice, mastice sciolta in essenza di trementina, è stata applicata a pennello. La vernice finale, sempre a mastice, è stata applicata a spruzzo, con lo scopo di proteggere gli strati pittorici e per ristabilire il corretto livello di saturazione dei colori.
Filosofico umore e maravigliosa speditezza. Pittura napoletana del Seicento dalle collezioni medicee, a cura di E. Fumagalli, Giunti Editore, 2007.
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