L’opera tessile è uno spesso feltro di lana appartenente al Museo d’Arte contemporanea Pecci che presentava problemi di ingiallimento e un pesante attacco biologico. A seguito di un trattamento anossico è stata eseguita la diagnostica e pulitura mirate per rimuovere tutte i residui biologici rimasti intrappolati tra le fibre oltre che per eliminare lo sporco pulviscolare superficiale.
L’opera «Senza titolo» dell’artista contemporaneo Robert Morris, consiste in un rettangolo di feltro di lana color avorio, piuttosto spesso, di produzione industriale, suddiviso in dieci strisce uguali da tagli orizzontali, praticati a partire da una certa distanza dal bordo dei lati corti. Per volere dell’artista, l’opera si “autodefinisce” e, da bidimensionale, diventa volumetrica, nel momento in cui, appeso per due estremità, il tessuto pesante si adagia verso il basso e le strisce creano onde sinuose e morbide che si appropriano dello spazio.
Uniformemente ingrigito dalla polvere, la maggior fonte di degrado di questo manufatto consiste nel massiccio attacco biologico subito nel tempo. L’opera è stata aggredita da diverse specie di insetti infestanti che, dalle analisi, sono stati classificati in lepidotteri tineidi e coleotteri dermestidi, da muffe e batteri. Le superfici del tessuto sono estesamente perforate e scavate anche in profondità, a volte da parte a parte, con alcune macchie scure. Un generale ingiallimento della lana, dovuto al degrado della fibra e chiazze giallastre più definite, di sporco grasso. Il tessuto, pesante, appeso normalmente per due estremità, ha profili lievemente deformati e l’inizio dei tagli orizzontali inizia a “strapparsi”.
Sono state eseguite indagini non invasive, multispettrali ed indagini microinvasive. Il tessuto è stato sottoposto a riprese fotografiche con luce nel visibile e con raggi UV, per mettere in evidenza i residui biologici derivanti dal massiccio attacco di insetti. E’ stata anche programmata una ripresa radiografica (RX) allo scopo di valutare la reale entità, in profondità, di tale attacco. Sono stati raccolti sulla superficie del tessuto campioni di larve, camere pupali, uova ed escrementi di diversi insetti infestanti della lana, sono stati osservati con dino-lite e sottoposti ad indagine con stereomicroscopio, microscopio ottico e spettrofotometro FT-IR. Anche le fibre del tessuto sono state analizzate e sono state eseguite colture su campioni delle muffe per riconoscerne la specie.
L’opera è stata sottoposta a disinfestazione in ambiente anossico, inserita, per 5 settimane, in un sacco a barriera di ossigeno nel quale è stato introdotto azoto umidificato al 35% fino al raggiungimento di un valore di 0,2 % di ossigeno. Successivamente è stata eseguita una pulitura molto accurata su tutte le superfici e gli spessori del tessuto, per macro e micro-aspirazione, con l’aiuto di pennellini, spatoline e pinzette allo scopo di eliminare i residui di uova, camere pupali e larve degli insetti e le spore delle muffe. L’aspirazione è mirata anche ad attenuare la generale opacizzazione del bianco del tessuto, provocata dalla polvere, ormai penetrata a fondo nella struttura del panno. E’ previsto inoltre un tentativo di attenuazione delle chiazze giallastre di sporco grasso tramite una pulitura a solvente e, operazione del tutto insolita nel settore, una fase di “riempimento ottico” dei numerosi buchetti e canaletti provocati dalle tarme. Verrà progettata inoltre una struttura per l’esposizione dell’opera, che dovrà tener conto delle caratteristiche del materiale e rispettare la natura ed il significato dell’opera.
Dalla caverna alla luna, Silvana ed., 2017, p.109
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