
Il sito conserva 36 sculture in bronzo, collocate su basamenti in pietre e mattoni, offre aspetti interessanti sui bronzi contemporanei, privi di protezione e conservati in esterno. Schedatura conservativa, interventi mirati e periodiche manutenzioni con gli studenti della SAFS.
Quinto Martini (Seano 1908- Firenze 1990) dedicò gli ultimi anni della sua vita alla realizzazione del Parco-museo a Seano: uno spazio aperto che dal 1988 accoglie 36 sculture bronzee collocate su basamenti in mattoni. Le opere sono tratte prevalentemente da gessi realizzati da Quinto nell’arco della sua intensa attività artistica o create appositamente per il Parco. Fra queste ultime troviamo la scultura-fontana “Il Martinaccio” eseguita intorno al 1981.
L’opera, (misure cm 70 x 160 x 50) è stata fusa dalla Fonderia Salvatori di Pistoia e rifinita dallo stesso Martini che era solito eseguire in prima persona anche la rinettatura delle superfici metalliche; l’originale in gesso è conservato insieme a molte altre opere dell’artista presso la casa-studio di Seano, che si trova in prossimità del parco.
Per ogni scultura del parco si è messa a punto una scheda che riporta informazioni sullo stato di conservazione, alcune mappature delle principali alterazioni, la documentazione fotografica come monitoraggio dal 2009 al 2012 e le foto storiche relative ai lavori di realizzazione del parco.
L’antenna grande sinistra del Martinaccio presentava una rottura e l’antenna piccola inferiore destra una mancanza. La superficie in più zone presentava prodotti di alterazione del rame particolarmente concentrati al di sotto della grande conchiglia.
L’intervento di restauro si è svolto fra il Maggio e il Giugno del 2012 ed è stato preceduto da una sperimentazione tesa ad individuare, mediante provini realizzati con diversi tipi di resina epossidica addizionata di polvere di bronzo esposti in esterno, il prodotto più adeguato a ricongiungere la porzione rotta dell’antenna grande e a realizzare la porzione mancante dell’antenna piccola, ottenuta da un calco dell’antenna corrispondente. In entrambi i casi si è inserito un perno interno di acciaio. Tale soluzione dal punto di vista metodologico si è ritenuta meno invasiva rispetto all’intervento di saldatura, eventualmente praticabile in un secondo tempo qualora si rendesse necessario.
Per la pulitura del bronzo si è proceduto alla rimozione dei prodotti di deposito con aspiratore portatile e pennelli in setola. Sono state effettuate prove di pulitura chimica con solventi polari, apolari e di pulitura meccanica. Si è quindi proceduto operando essenzialmente con spazzoline rotanti in filo metallico morbido in modo da rimuovere le alterazioni di colore verde più insidiose per la conservazione dell’opera, senza asportare quelle più diffuse poiché lo stesso Martini desiderava che la superficie delle sculture mostrasse i segni dell’interazione con l’ambiente.
Il laboratorio scientifico dell’Opifico delle Pietre Dure ha eseguito le analisi delle alterazioni presenti sul bronzo e alcuni approfondimenti sulla resina epossidica impiegata per l’incollaggio dell’antenna grande e l’integrazione dell’antenna piccola.
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