
Sul frammento musivo, a figurazioni bianche su fondo nero in tessere lapidee, sono rappresentati due animali fantastici, ciascuno iscritto in un girale stilizzato e privo della parte superiore. L’animale ha zampe con artigli e una coda avvolta a spirale. Lungo i margini corre un bordo con palmette inscritte in triangoli contrapposti.
La superficie musiva presenta, oltre alle tessere bianche e nere, molte altre di materiali e colori differenti, probabilmente da attribuirsi ad uno o più interventi di conservazione pregressi.
Le ricerche d’archivio hanno accertato che il lacerto musivo fu staccato e restaurato dall’Opificio poco dopo la sua scoperta avvenuta nel 1888 nella cripta di santa Trinita. In quell’occasione fu realizzato il nuovo supporto in malta cementizia con armatura metallica e l’opera trasferita al Museo del Bargello, dove dal 1890 si trovava staffato ad una parete entro una riquadratura lignea.
Nel 2016 l’Istituto è stato chiamato ad intervenire nuovamente sul mosaico per rimuovere il vecchio supporto, non più idoneo alla conservazione dell’opera. Dopo aver protetto il recto e capovolto l’opera, si è proceduto alla progressiva e laboriosa eliminazione dello strato di malta cementizia dal tergo delle tessere; durante quest’operazione è venuta alla luce la pesante griglia metallica che armava il supporto ed era ancorata alla cornice lignea, entrambe eliminate. È stato poi creato un perimetro di contenimento con traverse di legno, all’interno del quale stendere uno strato di malta idraulica naturale ed applicarvi sopra un pannello sagomato in aerolam. Al fine di garantire una presa ottimale del sistema malta-pannello di aerolam, è stata realizzata una struttura lignea contenitiva, poi rimossa trascorsi i tempi di carbonatazione della malta.
Successivamente il mosaico è stato capovolto portando a vista il recto, la cui pulitura è stata effettuata con ripetuti lavaggi con acqua deionizzata e spazzolini in setola, e perfezionata con l’utilizzo di specilli ad ultrasuoni.
Per le lacune interne e per le zone perimetrali mancanti, si è optato, in accordo con la Direzione lavori e l’Ente proprietario, per un neutro intonato utilizzando la stessa malta scelta per il supporto, mantenendo un leggero sottolivello.
La superficie musiva è stata infine protetta con cera microcristallina ed il mosaico è tornato a far parte dell’esposizione presso i locali del Museo Nazionale del Bargello.
E. D. Paglia, Un passato romanico nella chiesa gotica di Santa Trinita a Firenze, in “Bollettino d’arte” n. 31, luglio-settembre 2016, pp. 13-52.
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