Pisanello, Ritratto di Leonello d’Este, 1441-1444, Accademia Carrara, Bergamo

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

L’opera proveniva dalla Collezione Costabili di Ferrara dove è documentata dal 1835 al 1841 per poi passare di mano e arrivare alla collezione di Giovanni Morelli che lasciò il dipinto all’Accademia Carrara di Bergamo grazie a un importante legato testamentario del 1891.
L’attribuzione a Pisanello è accettata unanimemente dalla critica, trovando riscontro nei micro-ritratti bronzei di Leonello d’Este sulle medaglie del Pisanello. Discordanti invece le posizioni sulla datazione del dipinto. Tra le più verosimili quella avanzata da Adolfo Venturi che richiamò la gara di perizia nella riproduzione delle fattezze di Leonello che si sarebbe svolta nel 1441 fra il pittore pisano e Jacopo Bellini. Una datazione alternativa è al 1444, in occasione delle nozze fra il marchese estense e Maria d’Aragona, quando Leonello potrebbe aver indossato il lussuoso costume con cui, nello stesso anno, è ritratto anche in una medaglia.

Tecnica esecutiva

Il dipinto è stato realizzato su di una piccola asse di pioppo che attualmente misura 25,5 cm di altezza, 19,5 cm di larghezza e 1,7 cm di spessore. Il legno impiegato è ricavato da un’asse più grande con taglio che varia dal tangenziale al sub-tangenziale. La tavola è posta con la venatura in senso verticale con una moderata inclinazione obliqua. La faccia destinata alla stesura pittorica mostra, all’indagine radiografica, una lavorazione a pialla in senso orizzontale. Il retro del dipinto reca le tracce di una ammanitura di colore rosso scuro. Dalle lacune di questo strato si intravedono i segni di lavorazione lasciati da una pialla dentata nel senso della venatura del legno.
Al centro del retro si rilevano inoltre alcune lettere in maiuscolo impresse a caldo che indicano verosimilmente un passaggio collezionistico: «C G B C». Sempre sul retro, lungo i tre lati, sono state incollate tre strisce di carta larghe circa 25 mm. Sul fronte, nella parte non dipinta a ridosso della pellicola pittorica, sono presenti dei residui di colla e dei frammenti di legno riferibili ad una cornice autentica poi rimossa. L’indagine radiografica documenta dei fori lasciati dai chiodi antichi, inseriti nello spessore della tavola, proprio per tenere la cornice.
Leonello d’Este è ritratto di profilo, sullo sfondo di una siepe rossa mentre indossa un vestito sfarzoso in broccato d’oro finemente decorato con perle e motivi a fiori. Tutti gli elementi del dipinto, dall’abito allo sfondo, rimandano simbolicamente ad informazioni sul marchese (il nome, il quadro astrale, le qualità morali, ecc.), attingendo a tre fonti culturali diverse: l’ambito della letteratura cortese ed araldica, quello della cultura classica e quello dell’astrologia.
Nella fase di studio preliminare, la stesura pittorica è stata analizzata al microscopio e con XRF. Tali indagini, oltre a fornire indicazioni sui pigmenti impiegati in fase esecutiva, hanno evidenziato il virtuosismo estremo nella resa di alcuni particolari, come le borchie in cui sono incastonate le perle. Pisanello riesce infatti a rendere il metallo delle borchie con un miscuglio a base di ocra o terre, biacca, poco cinabro e probabilmente un bruno di origine organica. Le perle, ma anche il nastro a puntine e il collaretto, sono state invece dipinte con la biacca attraverso minute pennellate traslucide e corpose. Particolarmente minuziosa anche la rese delle foglie, realizzate con un pigmento verde a base di rame (forse malachite), descritte nella loro tessitura plastica.
L’indagine microscopica ha inoltre consentito di documentare la particolare tecnica pittorica con cui è stato realizzato il volto. Gli incarnati del volto sono stati dipinti a biacca e cinabro, con campiture quasi translucide, direttamente sulla preparazione, senza l’imprimitura. Come Masolino, Pisanello non usa il substrato a verdaccio. I colori scelti sono mescolati e stesi in minute pennellate che tendono a fondersi in una campitura morbida. Tuttavia, a differenza di Masolino, Pisanello è orientato verso la tecnica della tempera (tempera grassa) che nel Ritratto viene sfruttata al massimo delle sue potenzialità.
L’osservazione a microscopio ha permesso infine di individuare una variazione del profilo della nuca e della parte posteriore della testa, nonché i frammenti della decorazione a foglia d’oro su base in stagno della spalla e del colletto dorato dove sono state individuate frammenti di biacca colorata con granuli di biffo. Queste ultime zone erano state oggetto di un esteso rifacimento non documentato. Il fondo blu è stato ridipinto, ma in alcuni punti vicino al profilo del volto e dei capelli è stato possibile apprezzare i granuli originari di lapislazzuli la cui presenza è stata documentata con la ripresa in IR falso-colore. Per una disamina più dettagliata della tecnica pittorica si rimanda al contributo di L. Biondi, L’intervento di restauro, in Il Ritratto di Leonello D’Este del Pisanello, a c. di C. Frosinini e M.C. Rodeschini, Firenze 2016, pp. 53-67.

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