Sul piano in commesso, giunto all’Opificio delle Pietre Dure in data 24 luglio 2020 attraverso una donazione della Marchesa Donella Torrigiani, sono in corso ricerche d’archivio per approfondirne la storia conservativa.
L’opera, caratterizzata da una forma rettangolare con angoli smussati dal profilo mistilineo, rappresenta un’ariosa scena paesaggistica in cui, sotto un ampio cielo chiaro digrada in lontananza una distesa d’acqua circondata da monti; in primo piano al centro si staglia, frontale, una civetta su trespolo affiancata da alberi tra i cui rami è disposta una grande varietà di uccelli. Tale scena è chiaramente ispirata al dipinto del pittore fiammingo Frans Snyders La chouette appellant conservato al Suermondt Ludwig Museum di Aquisgrana.
In previsione della sua stabile esposizione nel Museo dell’Opificio, il piano è stato oggetto di una verifica dello stato conservativo che ha posto in luce alcune criticità, risultate più evidenti dopo la rimozione della cornice lignea e del telaio ligneo di supporto.
In particolare, nelle zone perimetrali sono stati riscontrati più o meno estesi distacchi, quando non vere e proprie cadute, delle sezioni lapidee dagli strati di supporto, localizzate fratture e lacune di piccole dimensioni, stuccature lungo i bordi, alcune delle quali ormai degradate.
Su tutto il piano, inoltre, erano presenti alcune abrasioni circoscritte e numerose impronte circolari lasciate da bicchieri, segni evidenti di un pregresso uso improprio del tavolo.
L’opera in passato è stata oggetto di alcuni interventi di restauro, che hanno interessato in particolare tre zone circoscritte lungo i lati corti in cui, a seguito del distacco di piccole sezioni lapidee, esse furono incollate con un adesivo diverso dalla tradizionale colla a caldo utilizzata per i lavori in commesso.
L’intervento di restauro è consistito principalmente in una serie di azioni volte a consolidare le zone interessate dai distacchi: laddove era ancora possibile riattivare le proprietà adesive del collante originale, sono state effettuate iniezioni localizzate di alcol etilico. In presenza invece di sezioni totalmente distaccate e fratturate, è stato necessario incollare preventivamente i frammenti e poi far riaderire la sezione mediante l’ausilio di un termocauterio.
Successivamente su tutta la superficie è stato applicato, con tampone inumidito, il potè (ossido di stagno, tradizionalmente usato nelle opere in commesso quale finitura superficiale), che ha consentito di ridurre notevolmente l’impatto visivo delle abrasioni superficiali e di eliminare le impronte circolari dei bicchieri.
Infine, il piano è stato nuovamente inserito all’interno del telaio ligneo e dotato della sua cornice, a conclusione del restauro di questi ultimi, per poi essere esposto in museo.
Sezione successiva