L’intervento svolto sulla grande pezza di sciamito serico si è rivolto alla pulitura e alla creazione di un nuovo sistema espositivo.
Grande pezza di sciamito serico (375 cm x 145 cm circa) di colore rosso con ricami in filati metallici e sete policrome. L’opera, prodotta dagli ergasteria dell’imperatore Michele Paleologo, narra l’agiografia dei santi Sisto, Lorenzo ed Ippolito in diciannove scene contornate da un’unica cornice a tralci vegetali. Fu donata dai Paleologi alla città di Genova come dono diplomatico, in seguito all’alleanza militare che permise la riconquista della città di Bisanzio.
Il tessuto nasceva probabilmente per essere sospeso nella zona dell’altare, secondo gli usi della chiesa orientale. Testi del 1261 ne attestano la presenza nella cattedrale di San Lorenzo a Genova, per la quale era stato appositamente ricamato, come dimostrano le iscrizioni latine e la scena dedicatoria centrale.
Ad una prima osservazione con ausilio di microscopia si constata uno stato di conservazione dell’opera pessimo.
Consistente e diffusa la presenza di particellato. Sul tessuto di fondo sono molteplici i depositi stratificati di colore grigio/biancastro e grigio scuro. Sui ricami in filato metallico si osservano depositi di colore nero. Macchie e aloni si trovano diffusi.
Sono consistenti anche le deformazioni presenti sull’opera intese come alterazioni di planarità macroscopiche, alle quali si sommano ad ondulazioni meno evidenti causate dalla consistente mancanza nel tessuto di fondo di trame. Il tessuto di fondo si trova in pessimo stato di conservazione, la fibra si presenta estremamente disidratata e conseguentemente rigida, condizioni che provocano la perdita di materiale alla minima sollecitazione meccanica del manufatto. Molti i tagli netti con andamento verticale e le lacune del tessuto di fondo, localizzate nelle parti laterali dell’opera e nelle zone limitrofe alle spaccature verticali di maggiori dimensioni.
Si osserva un perdita della lamina metallica per circa il 70%, e una perdita totale di filato metallico per circa il 35%. Per quanto riguarda le sete policrome si constata una mancanza totale di materia per circa il 25%. Laddove sono completamente sparite le “campiture” realizzate mediante sete policrome, si osserva la probabile presenza di un disegno preparatorio.
Il progetto relativo alla campagna diagnostica ha visto l’impiego di numerose modalità di indagine ed analisi volte alla conoscenza dei materiali costitutivi, delle tecniche esecutive e precedenti interventi di restauro. La realizzazione di una campagna analitica privilegia la possibilità di ottenere informazioni fornite dalle tecniche di indagine non invasive, a partire dalla diagnostica per immagini che comprende un’accurata documentazione fotografica di qualità dell’opera.
Le indagini eseguite: visibile (fronte-retro), radente, ortofoto (fronte-retro).
Le indagini ed analisi non invasive sono state: XRF (fluorescenza ai raggi x), UV (fluorescenza ultravioletti), IR (infrarosso), RX, multispettrale, transilluminazione.
Infine analisi microdistruttive: microscopia ottica, indagini morfologiche e merceologiche dei filati (sezioni trasversali e longitudinali), SEM-EDTS (microscopia elettronica), HPLC (cromatografia), FTIR (infrarosso in trasformata di fourier).
L’intervento si è rivolto alla pulitura e alla creazione di un nuovo sistema espositivo.
Si è svolta una microaspirazione zonale e controllata con ausilio del microscopio riguardante la superficie del fronte dell’opera.
Test di pulitura per via chimica hanno evidenziato l’impossibilità di rimuovere sia i depositi grigiastri (colla degradata), che macchie ed aloni.
I filati metallici sono stati sottoposti ad una pulitura per via fisica con pietra d’agata accoppiata a controllo dell’intervento con microscopia, accoppiata all’aspirazione dei residui rimossi.
La fodera inserita in un precedente intervento di restauro è stata rimossa in parte, grazie alla sperimentazione ed applicazione di gel nano-strutturati appositamente creati per l’intervento.
Il colore rosso del tessuto ha recuperato una parziale saturazione, la brillantezza dei filati metallici è stata in parte resa nuovamente leggibile. L’opera ha recuperato una discreta planarità grazie all’immissione di vaporizzazione ad ultrasuoni e apposizione di vetrini per un graduale rilascio delle deformazioni.
La fase conclusiva dell’intervento eseguito sul Pallio Bizantino di San Lorenzo ha riguardato il lavoro di realizzazione del supporto.
La scelta è ricaduta su un piano in cartone alveolare non acido, stabilizzato a livello strutturale da traverse e chiuso da una cornice in pioppo all’interno della quale il cartone è stato alloggiato, a formare un piano continuo con la parte lignea.
Il supporto così strutturato è stato rivestito con mollettone di cotone e con un tessuto di cotone di colore rosso, appositamente tinto per chiudere solo otticamente le lacune presenti. E’ stato scelto poi di rivestire le zone perimetrali del supporto, a vista dopo il posizionamento del Pallio, con un tessuto in taffetas di seta nel tono dei filati metallici presenti nell’opera.
Il ricamo è stato vincolato al telaio soltanto in testata. Si prevede, ai fini espositivi, un’inclinazione minima del supporto (15 gradi).
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