
Nel paliotto sono rappresentati motivi floreali, stilizzazioni fitomorfe ed un motivo centrale con il simbolo eucaristico dell’ostensorio raggiato.
L’opera, rinvenuta in stato frammentario durante uno scavo archeologico, è giunta nei laboratori dell’Opificio in più di settanta frammenti, con lacune per circa un terzo della superficie decorata. L’ambiente di scavo e conservazione fortemente degradante, soprattutto a causa dell’umidità, ha determinato il pessimo stato conservativo dei frammenti, che risultavano deformati, abrasi e consunti.
Dopo aver rimosso i depositi superficiali a pennello con una soluzione di Desogen, i frammenti sono stati assemblati per ricomporre il motivo decorativo d’insieme; quindi sono stati adesi tra loro con resina epossidica, suddividendoli in gruppi di massimo tre pezzi, e leggermente levigati sul retro, sia per portarli tutti al medesimo spessore sia per migliorarne la tenuta al nuovo supporto.
Quest’ultimo è stato realizzato con un pannello di aerolam sagomato in base alle dimensioni della scagliola. La superficie di contatto è stata abrasa con raspe per favorire l’ancoraggio dell’arriccio, realizzato con graniglia di marmo incollata con resina epossidica. Sul pannello così apprestato, sono stati attaccati i gruppi di scagliola con resina epossidica miscelata con gesso scagliola. Le lacune sono state colmate con gesso e resina acrilica in soluzione acquosa, mantenendo un leggero sotto livello. Si è quindi steso uno strato di gesso fino a ritrovare il livello originale.
Dopo aver levigato la superficie delle lacune con bisturi e carte abrasive, si è proceduto all’integrazione pittorica, condotta ad acquerello. Per quanto riguarda lo spessore a vista, si è scelto il metodo della “spugnatura”, condotta a tempera su un tono neutro, caldo. Infine la superficie è stata protetta con due strati di gomma lacca sbiancata stesa a pennello.
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