Indagini diagnostiche
Sono stati effettuati tre prelievi dall’azzurro del manto per studiarne la sequenza stratigrafica e la composizione dei singoli strati mediante microscopia ottica e elettronica e spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR).
Al di sopra della tradizionale preparazione a gesso e colla si trova uno strato traslucido brunastro in cui sono presenti particelle angolose composte da silicio, potassio, cobalto, con altri elementi in minima quantità . La composizione e la morfologia di queste particelle permettono di identificarle come blu di smalto o smaltino, un pigmento di cui è ben nota la tendenza a scolorire.
Al di sopra dello strato contenente smaltino è presente una stesura azzurra realizzata con azzurrite che è sovrastata da uno strato più spesso a base di oltremare.
Indagini non invasive con XRF portatile hanno permesso di individuare la presenza di stesure antiche a smaltino e azzurrite, accertate con pochi campionamenti mirati, in piĂą zone del manto. Su una decina di punti di misura sul manto, solo tre non hanno riportato la presenza di cobalto, anche se il rame è risultato sempre presente. Lo studio dell’azzurro lascia pertanto delle questioni aperte: intanto l’uso dello smaltino appare piuttosto inconsueto nel XV secolo in quanto, a parte rare eccezioni, questo pigmento è documentato in dipinti dalla metĂ del XVI secolo in poi. Il secondo punto di domanda riguarda la datazione della sovrastante stesura di azzurrite: è stata applicata contemporaneamente allo smaltino che fungeva da base colorata oppure in un secondo momento, allorquando il colore dello smalto aveva iniziato a perdere intensitĂ ? Questa seconda ipotesi sembra essere suggerita da alcuni risultati XRF che mostrano come in alcuni punti del manto sia presente il rame ma non il cobalto.
Originariamente era estesa la presenza di foglie metalliche che, almeno per quanto riguarda quelle studiate con il campionamento, appaiono applicate sopra la spessa (intorno ai 200 µm) preparazione a gesso mediante bolo finemente macinato. Per esempio, la veste era probabilmente realizzata con lacca rossa stesa sopra una sottile foglia d’argento. Nella Galleria è mostrata l’immagine al microscopio elettronico in BSE della sezione di un frammento della veste e lo spettro EDS dell’argento. La foglia, che nell’immagine in BSE appare chiara, è, nel frammento in esame, molto frammentata e in parte solfurata e solo in parte sovrastata dalla lacca. Le estese lacune di quest’ultima sono state il motivo per cui la veste è stata ridipinta con stesure rosse contenenti, rispettivamente, minio e vermiglione.
Stesure di lacca su foglie d’argento sono una caratteristica ricorrente nella veste rossa di statue di terracotta policroma raffiguranti la Vergine, si veda ad esempio la Madonna di Fiesole. La foglia d’argento è anche presente nel soppanno del manto con al di sopra uno strato verde-brunastro, contenente particelle disperse in cui l’analisi EDS segnala in prevalenza rame. Sia la foglia metallica che lo strato verde contengono cloro. Per la realizzazione di questa cromia si potrebbe pertanto pensare ad uno strato con un pigmento a base di rame (probabilmente verderame o resinato di rame, dato il loro basso potere coprente) molto diluito nel legante organico che lascia intravedere la lucentezza metallica dell’argento sottostante. La forte presenza di cloro rende conto della perdita di questo effetto cromatico per alterazione dell’argento e del composto di rame ed è forse da attribuirsi ad operazioni incaute di pulitura.