
L’intervento di restauro sulla parte centrale figurata del mosaico è stato elaborato nell’ambito del lavoro di tesi di un allievo della SAFS/PFP1 (A.A. 2015-2016): A. Fonti, Progetto di restauro e ricollocazione su un nuovo supporto di un mosaico staccato da via della Violella a Chiusi (SI)
Restauratore: Alessandro Fonti (tesi SAFS)
Relatore coordinatore: Luca Rocchi
Relatori: L. Rocchi, A. Cagnini, S. Gualtieri, A. Patera, M. Salvini
L’intervento di restauro sulla parte monocroma è stato eseguito dai restauratori Federica Cappelli, Luca Rocchi, Francesca Toso, e dagli allievi del PFP1 Philip Kron Morelli, Arianne Palla, Gabriela Simoni, Giulia Spada, Agnese Trinchetti.
Il mosaico, che in origine misurava nella sua totalità circa 20 mq, presenta uno pseudoemblema bianco-nero, in cui sono rappresentati al centro Dioniso su pantera e nella porzione inferiore due pantere affrontate ai lati di un grande kantharos, circondato da un litostrato monocromo a tessere grandi. Portato alla luce alla fine degli anni Sessanta del Novecento, fu subito staccato dalla sede originaria, dividendolo in varie sezioni poi ricollocate su sottili pannelli di compensato. Tale sistemazione di tipo provvisorio, disatteso il progetto di ricollocazione in sito, si è protratta per quasi mezzo secolo in attesa di una nuova destinazione per l’opera. In questo frangente le sezioni musive sono rimaste impilate una sull’altra nei magazzini del Museo, riportando gravi danni a causa delle sfavorevoli condizioni ambientali e della deformazione dei pannelli in compensato.
All’arrivo nel Laboratorio dell’Opificio nel 2015, il mosaico, ancora coperto dalle tele impiegate per lo strappo, presentava estesi attacchi biologici su tutta la superficie, numerosi distacchi e perdite di tessere, soprattutto lungo i bordi delle sezioni.
Dopo le preliminari operazioni di disinfestazione ed asportazione dei depositi, è stato necessario restituire adesione alle tele in modo da evitare l’ulteriore dispersione di tessere. Eliminati i vecchi pannelli in compensato ormai compromessi, si è proceduto alla realizzazione di un nuovo supporto che rispondesse ai requisiti di inerzia chimica, compatibilità e durabilità. Sulla superficie tergale di ciascuna sezione musiva, opportunamente pulita, è stato quindi applicato un nuovo strato di malta secondo la formulazione messa a punto in collaborazione con il CNR-ISTEC di Faenza. La selezione di questo tipo di malta ha richiesto una lunga fase sperimentale, in cui sono stati eseguiti vari test su un ampio numero di provini per verificarne la resistenza, l’assenza di sali solubili ed il grado di compattezza adeguato al caso specifico. Successivamente, a contatto con tale impasto, è stato predisposto un pannello sagomato con struttura alveolare d’alluminio in grado di garantire l’idoneo sostegno.
A questo punto tutte le sezioni musive, già allettate sul nuovo supporto, sono state capovolte per poter effettuare sul recto la rimozione delle tele da strappo mediante vapore a getto controllato. Una volta liberato dalle tele, il tessellato mostrava una spessa incrostazione nerastra, che è stata asportata con un’azione combinata di tipo chimico e meccanico. A conclusione dell’intervento d’integrazione e di protezione, è stata infine ricomposta l’unità originaria del mosaico, seppur provvisoriamente in attesa del trasferimento presso il museo.
Sezione successiva