
L’intervento di restauro è stato oggetto di una tesi della SAFS (a.a. 2018-2019):
A. Palla, Intervento conservativo sui frammenti di un mosaico del Museo archeologico della Spezia danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale
Tesista SAFS: Arianne Palla
Relatore coordinatore: Francesca Toso
Altri relatori: Marco Ciatti, Anna Patera, Andrea Cagnini, Fabio Fratini
Restauratori:
Arianne Palla (tesi SAFS)
realizzazione supporti, assemblaggio e ricomposizione finale: Ilaria Pennati, Federica Cappelli, Luca Rocchi, Francesca Toso.
Il mosaico, in tessere policrome di medie dimensioni, presenta una composizione di losanghe disposte in stelle a otto punte con motivi vegetali; ascrivibile ad una produzione locale di media qualità in ambito tardoantico, in origine decorava le superfici pavimentali di una domus nell’antica Luni. Insieme ad altri nove reperti musivi, fu rinvenuto nel 1824 in un terreno della facoltosa famiglia sarzanese dei Podestà e poi entrò a far parte della collezione Fabbricotti; pervenuto nelle collezioni civiche del Museo di San Giorgio, fu ridotto in oltre duecento frammenti di varie dimensioni a seguito dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale.
L’intervento di restauro, oggetto di una tesi di laurea della SAFS, è stato finalizzato a restituire unità di lettura e valenza estetica ad un’opera fortemente compromessa, che da decenni giaceva in deposito in avanzato stato frammentario. Le indagini d’archivio hanno consentito di ricostruire un quadro chiaro sulle vicende conservative dell’opera e di rinvenire un’importante documentazione fotografica precedente al danneggiamento. Sulla base dei dati raccolti, la laureanda ha condotto un accurato lavoro di cernita, catalogazione e ricomposizione dei numerosi lacerti di pertinenza del mosaico. Grazie all’osservazione autoptica ed all’ausilio delle indagini petrografiche, nonché del rilievo fotogrammetrico, è stato possibile risalire alla posizione originaria certa di circa una metà di essi, mentre per i restanti frammenti di dimensioni più minute sono state individuate collocazioni ipotetiche. Una volta acquisiti i modelli tridimensionali dei vari elementi, la ricomposizione virtuale della parte superstite del mosaico ha guidato le successive operazioni di ricongiungimento fisico delle porzioni combacianti, preventivamente pulite e consolidate. Le integrazioni delle lacune sono state realizzate con sezioni sagomate di Dibond stampato (pannelli estremamente leggeri e rigidi in composito di alluminio con anima in polietilene). Per la ricomposizione del mosaico è stata messa a punto una soluzione di ricontestualizzazione visiva che, nel rispetto dei principi di differenziazione e reversibilità, ne valorizzi la presentazione e la fruizione. A tal fine è stato realizzato un sistema mobile che prevede l’utilizzo del velcro per fissare ogni elemento – sia i frammenti musivi che le sezioni in Dibond – su un nuovo supporto unitario, costituito da due grandi pannelli di Areolam. Riconsegnato in casse al Museo di San Giorgio, e lì provvisoriamente rimontato, il mosaico è attualmente in attesa di essere spostato nella sala scelta per la sua stabile esposizione.
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