La mitria è un copricapo liturgico che nel rito cattolico è di pertinenza papale o vescovile, dalla tipica forma allungata bicuspidata. Assieme al pastorale, all’anello, al fermaglio di piviale e alla croce pettorale costituisce le insegne episcopali, ma sembra comparire come attributo del vescovo solo a partire dal secolo XI, a seguito di concessione papale, cui solo in precedenza spettava il diritto di indossarla. Il tipo di mitria qui illustrato è creato con tessuti e materiali pregiati ed è impiegato nelle solenni celebrazioni. L’opera è tradizionalmente detta “di papa Leone X”, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, e dovrebbe essere stata da lui indossata per la messa celebrata in Santa Maria del Fiore in occasione della sua visita a Firenze nel 1515.
La mitria è completamente ornata di perle grandi, medie e piccole, di tipo scaramazze, fermate con filo al supporto di tela. Esse creano, ai lati, una decorazione di tipo vegetale, di corolle con al centro una pietra colorata montata su oro. Le infule sono in teletta d’oro ricamata con perle e pietre; in basso lo stemma mediceo. Finitura con frangia di canutiglia dorata.
Il manufatto, realizzato in parte con tessuto e in parte con argento dorato e pietre colorate, si trovava in pessimo stato di conservazione dal punto di vista strutturale, a causa del degrado della foderatura in seta gialla (per l’intervento di restauro si veda Baldini, Bietti 2013, “Scheda di restauro” di M. Zingarelli).
Le parti in metallo presentavano invece un degrado da ricondursi soprattutto a una serie di interventi precedenti, che avevano introdotto materiali non coerenti a sostituzione di parti originali andate perdute e avevano rimontato in modo scorretto le infule. Le parti metalliche presentavano, inoltre, fenomeni di corrosione e alcuni schiacciamenti e deformazioni
Diversi interventi di manutenzione sono stati eseguiti in un’epoca imprecisata, non sempre con perizia e coerenza. Una pietra, fuoriuscita dal proprio castone, era stata rimontata scorrettamente, con la tavola inferiore in vista. Una delle infule era stata montata al contrario; a una di esse mancava il perno originario di fissaggio alla cerniera e per il suo montaggio era stata utilizzata una porzione di cavo elettrico in rame con isolante di colore blu.
Data la notevole quantità di cera presente sulla superficie delle parti metalliche, sono state eseguite diverse prove per identificare i solventi più efficaci per la rimozione di questa sostanza, responsabile della presenza di una patina di prodotti di alterazione di colore verde smeraldo. Dapprima si è provveduto a una pulitura a mezzo solvente, seguita dalla rimozione meccanica delle corrosioni più tenaci, con punte in osso e in rame appositamente costruite. La procedura ha riguardato ognuno dei quarantasei castoni con pietre. Una di queste, come già detto, si trovava parzialmente distaccata dal proprio castone ed era anche stata rimontata al contrario. La gemma è stata estratta e rigirata nel corretto verso, dopo aver eseguito la rimozione delle sostanze di corrosione adese al metallo del castone. Il perno di collegamento di una infula alla mitria, andato perduto, è stato ricostruito in argento.
L. Sebregondi, San Lorenzo. I documenti e i testi nascosti, Firenze, Venezia, Marsilio, 1993, pag. 197; A cura di Nicoletta Baldini e Monica Bietti, Nello splendore mediceo Papa Leone X e Firenze, catalogo della mostra, Firenze, Museo delle Cappelle Medicee e Casa Buonarroti, 25 marzo – 6 ottobre 2013, Sillabe, 2013.
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