Michelangelo Buonarroti (attr.), Venere e Cupido, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Veggendosi, adunque, quanta stima facesse Michelangelo del Pontormo, e con quanta diligenza esso Pontormo conducesse a perfezione e ponesse ottimamente in pittura i disegni e i cartoni di Michelangelo; fece tanto Bartolomeo Bettini, che il Buonarroti suo amicissimo gli fece un cartone di una Venere ignuda con un Cupido che la bacia, per farla fare di pittura al Pontormo […] Avendo dunque, Jacopo avuto questo cartone, lo condusse a suo agio e perfezione…” (Vasari)

Il 31 gennaio 1600 l’erudito ed archeologo Fulvio Orsini lega al cardinale Odoardo Farnese l’intera sua collezione di pitture, cartoni e disegni in virtù della protezione sempre accordatagli dalla famiglia; tra le numerose opere ci proprietà Orsini compare anche il nostro cartone, già foderato su tela, montato in cornice ed attribuito alla mano del più celebre artista toscano di tutti i tempi, Michelangelo Buonarroti. Con la medesima attribuzione il cartone si trova menzionato in tutti gli inventari successivi compreso quello stilato al momento del trasferimento delle opere della collezione Farnese a Napoli nel 1759.
Il dibattito critico intorno a Venere e Amore ha inizio a partire dal primo decennio del Novecento quando si iniziò a mettere in dubbio che il manufatto a Capodimonte fosse l’originale michelangiolesco citato anche da Vasari nella ‘Vita di Pontormo’, bensì un disegno tratto da quel prototipo, ma realizzato da uno degli artisti di quella schiera, dal Pontormo all’Allori al Bronzino, che da Michelangelo trassero spunti ed invenzioni.

Tecnica esecutiva

Il disegno è realizzato interamente a carboncino su un grande cartone composto da 15 fogli di carta vergata, di cui 6 interi (420 x 560 mm) e 9 parziali, di diverse misure, alcuni dei quali mostrano, in transilluminazione, una filigrana con balestra inscritta in un cerchio sormontato da un giglio fiorentino, censita dal Roberts tra quelle utilizzate da Michelangelo (J.Roberts, A Dictionary of Michelangelo’s Watermarks, Milano 1988).

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