
L’elegantissimo disegno a inchiostro acquerellato è opera di Mauro gandolfi. In una radura, con alle spalle un lieve declivio, la Carità, dalle forme morbide e dall’acconciatura raffinata, seduta sotto un albero porge il seno ad un piccolo putto che le si aggrappa al collo, mentre lei, osservandolo dolcemente, sembra indicargli di lasciare il posto ad un altro puttino che paziente attende il suo turno appoggiato ad una roccia; un terzo putto invece abbraccia la donna cingendole amorevolmente le spalle.
L’opera, entra a far parte delle collezioni del Museo Poldi Pezzoli nel 1997 su legato di Riccardo Lampugnani il quale lo aveva a sua volta ereditato, per tramite della madre, dal nonno Giuseppe Gargantini, primo proprietario della pergamena. Pubblicata per la prima volta nel 1997 come opera di Gaetano Gandolfi, dopo il restauro presso il Settore Disegni e Stampe dell’OPD la pergamena è stata presentata alla mostra del 2013 (La passione del disegno) con l’attribuzione a Mauro, accettando così l’indicazione fornita dall’iscrizione in basso a destra “M.o Gandolfi f.”. La paternità del disegno è confermata dalle affinità che presenta a livello tecnico con altre opere dell’artista realizzate nel primo decennio del XIX secolo, tutte eseguite a piccoli tratti di inchiostro steso a pennello e lievi acquerellature; nonché a livello stilistico, come si nota confrontandolo con La Pellegrina in deposito presso il Museo Poldi Pezzoli. Come molti altri acquerelli realizzati da Mauro Gandolfi intorno al primo decennio del XIX, anche la Carità, la cui composizione è risolta al centro del foglio lasciando bianchi i margini, potrebbe essere legata al progetto per un’incisione che ad oggi tuttavia risulta non nota.
L’elegante disegno è realizzato con inchiostro nero e bruno dato a pennello a brevi tratti e piccoli punti sul lato carne di una pergamena molto uniforme. In alcuni punti, come ad esempio le labbra e le guance della Carità e dei puttini, presentano lievi acquerellature rosse.
All’arrivo in laboratorio il foglio si presentava fortemente deformato da vistose ondulazioni, ben visibili a luce radente, causate dal montaggio inadeguato che “bloccava” la pergamena ad una tavoletta in legno di noce, impedendone i naturali movimenti. L’ancoraggio della pergamena alla tavoletta, con il sistema dei margini ripiegati, incollati ed inchiodati, aveva inoltre provocato una serie di piccoli strappi e lacerazioni lungo i bordi dell’opera.
Il restauro ha comportato le seguenti fasi di lavoro:
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