
Il Cristo
La figura del Cristo è realizzata da un unico blocco di legno di noce. Fanno eccezione le braccia, realizzate separatamente e annesse al busto mediante incastri a facce piane. Le commettiture sono ben visibili sul busto stesso, collocate sotto le cavità ascellari e sulla schiena. Simile incastro si evidenzia tra la gamba destra e la sinistra, dal ginocchio fino alla coscia, comprendendo parte del perizoma. Dalla tomografia si rilevano la presenza di due chiodi ai lati del suddetto incastro: quello posteriore è risalente ad un intervento di restauro precedente (1987), mentre quello anteriore potrebbe essere originale. Un’ulteriore commettitura è presente all’altezza della caviglia della gamba destra. Tale modus operandi è presente in altri crocifissi di Giovanni Pisano; conseguentemente, è probabile che tale espediente venisse adoperato non per un’insufficienza del pezzo di legno, ma per facilitare la realizzazione dei piedi.
Per quanto riguarda la superficie pittorica, il Cristo mostrava una ridipintura antica, non dissimile alla policromia originale sottostante e separata da essa da una sottile preparazione a base di gesso e colla. Il perizoma, invece, presenta uno strato di oro applicato a missione, presumibilmente originale, con una ridipintura di azzurrite e resti di lapislazzuli nel risvolto.
La croce
La croce è realizzata da un unico tronco di tiglio. Su questo sono ancorati i bracci diagonali della croce tramite incastro a mezzolegno, rafforzato da due chiodi. Il cartiglio è fissato sulla parte apicale della croce attraverso un incastro a forcella. La particolarità di questa croce, oltre alla forma a Y, è l’aspetto di albero, accentuato dai diversi monconi di rami recisi, intagliati direttamente dai diversi elementi della croce e non dovuti, quindi, alla presenza vera e propria di altri rami. Alla base della croce, infine, vi è un teschio intagliato dallo stesso fusto della croce stessa.
La croce ha una policromia nera, dall’aspetto lucido. Il verde dell’arbor vitae è realizzato in verderame e piccole percentuali di nero, sopra una preparazione a base di gesso e colla (antica, ma probabilmente non originale).
Il cartiglio, originariamente in azzurro con le scritte in ebraico, latino e greco, si presenta ridipinto con una tempera rossa per lo sfondo e con oro a conchiglia per la scritta INRI.
A causa di una caduta accidentale, la scultura presentava diverse rotture: il braccio destro del Cristo, la ciocca di capelli nella parte sinistra del capo, due dita della mano sinistra e un dito della mano destra.
La croce era danneggiata solo nella parte limite del braccio destro, precedentemente compromessa dalla presenza di numerose gallerie di tarli. La preparazione e la pellicola pittorica presentavano un buon stato di conservazione, fatta eccezione per le parti adiacenti alle zone di rottura.
Sull’incarnato vi erano diverse lacune che interessavano sia la pellicola pittorica sia la preparazione. In un precedente intervento di restauro alcune sono state stuccate e reintegrate, altre sono state lasciate con il legno a vista. In generale, però, la pellicola pittorica appariva particolarmente disomogenea a causa di una patina superficiale ingrigita e abrasa, per la presenza di uno strato di depositi incoerenti e per l’ingiallimento della vernice.
Un intervento precedente è stato effettuato dall’Opificio delle Pietre Dure nel 1987, prima della mostra Scultura dipinta a Siena. In quell’occasione, l’intervento di restauro si è concentrato sulla parte strutturare dell’opera, andando a ripristinare l’adesione del braccio sinistro al corpo del Cristo e stabilizzando gli incastri dei due bracci della croce.
Per quanto riguarda la pellicola pittorica si è deciso di non recuperare la cromia originale, ma di effettuare una pulitura della ridipintura, concentrandosi poi sulla presentazione estetica dell’opera, stuccando e reintegrando a selezione cromatica le lacune.
Valutato lo stato di conservazione, si è proceduto con il risanamento delle rotture. Per ottenere un’aderenza perfetta sulle facce esposte delle dita e della ciocca di capelli del Cristo, sono state rimosse alcune piccole sporgenze, provocate dalla rottura stessa. Eseguiti dei test su differenti adesivi, si è optato per l’utilizzo di una dispersione acquosa di poliacetato di vinile (Bindan B4/D4), applicandolo in stesure sottili e mantenendo in posa le parti per circa venti minuti, senza l’inserimento di perni.
Sul braccio si è deciso di intervenire diversamente. Infatti, la nuova rottura aveva provocato la deformazione delle fibre del legno, pregiudicando la perfetta riadesione tra le parti. Inoltre, la rottura ha evidenziato la presenza di un perno riconducibile al precedente intervento di restauro. In questo caso si è deciso di rimuovere le parti ormai deformate al fine di far combaciare perfettamente il profilo delle due parti sconnesse e il vecchio perno è stato sostituito con uno più idoneo alla misura del foro. L’adesione e il riempimento dei vuoti sono stati realizzati mediante resine epossidiche combinate (Araldite SV 427 e AW 106).
Successivamente, si è proceduto alla pulitura della superficie pittorica. La vernice, non originale e ormai ingiallita, è stata assottigliata gradualmente con l’applicazione di un Solvent Surfactant Gel a base di Etilacetato e Metiletilchetone (1:1). Con la medesima soluzione sono stati rimossi i vecchi ritocchi alterati presenti sul torace del Cristo. Per la pulitura dello sporco superficiale si è adoperata un’emulsione water in oil (emulsione grassa), addizionata di un chelante per le parti in cui lo sporco si presentava più tenace.
Ultimata la pulitura, si è deciso di stuccare (gesso e colla di coniglio) e reintegrare (selezione cromatica) solo le lacune che interferivano pesantemente con la leggibilità dell’opera. Per quanto riguarda le abrasioni, diffuse sulla patina grigia del torace, sono state eseguite delle velature ad acquerello.
Infine, gli incarnati e i capelli sono stati verniciati con la stesura di vernice a base di resina naturale (mastice).
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