
La Madonna col Bambino in terracotta policroma, inedita e sconosciuta agli esperti della materia al momento del restauro, è un’opera realizzata nei primi anni del Quattrocento, di altissima qualità sia nel modellato che nella preziosa policromia, attribuita dalla critica alla scuola del Ghiberti o del Brunelleschi. Si tratta probabilmente del prototipo di una composizione che vede la realizzazione di numerose repliche già note (Madonna di San Marco, Madonna di Berlino, Madonna dell’Hermitage). I materiali preziosi impiegati per la policromia come l’oro per il manto, l’azzurrite, la lacca rossa su foglia d’argento della veste, nonché lo splendido abito del Bambino a bolli d’oro punzonati e graffiti, rilevano una committenza molto elevata che gli stemmi sulla base dovevano rendere esplicita. Oggi purtroppo questi stemmi non sono più leggibili poiché quasi completamente rimossi volontariamente da una scalpellatura.
Il gruppo plastico è un altorilievo eseguito in un pezzo unico di terracotta. Sul retro è cavo e sono evidenti i classici segni della vuotatura eseguita con mirette, quando l’argilla era a durezza cuoio. Gli spessori della terracotta sono piuttosto irregolari, si presentano eccessivamente assottigliati nella parte superiore del rilievo. A tal proposito, il plasticatore accortosi dell’esiguo spessore, ha effettuato aggiunte di argilla dove sono rimaste ben visibili le impronte digitali. La qualità del modellato è ricca e accurata nei panneggi e nei particolari figurativi. L’opera è decorata da una ricca policromia con colori preziosi come azzurrite, lacca rossa su foglia d’argento e un’ampia decorazione a foglia d’oro applicata a guazzo.
L’intervento si è reso necessario a causa di un vecchio incollaggio precario che non assicurava più stabilità all’opera. Il rilievo si presentava riassemblato in cinque frammenti mediante un collante che debordava lungo le linee di frattura. Sul retro era presente un grossolano intervento di riparazione eseguito con l’applicazione di una notevole quantità di gesso e pezzi di mattone, al fine di rinforzare l’incollaggio dei frammenti. La superficie presentava estese ridipinture al di sotto delle quali è stato riscoperto un ottimo stato di conservazione della cromia originale.
Un primo approccio analitico non invasivo (immagini IR falso-colore, fluorescenza UV e fluorescenza X) è servito per lo studio delle tecniche esecutive impiegate per la decorazione della Madonna e per supportare le osservazioni dirette sullo stato di conservazione e gli interventi pregressi. Tali studi sono stati confermate in seguito a microcampioniamenti per l’analisi dei frammenti in sezione lucida, FT-IR, SEM/EDS e gas-massa.
Il restauro è iniziato con l’intervento di rimozione dello strato in gesso e mattoni retrostante, per alleggerire l’opera dai materiali soprammessi e procedere ad un nuovo incollaggio con resina epossidica bicomponente. Una volta spolverata la superficie dai depositi di natura incoerente è stato effettuato il consolidamento dei sollevamenti presenti sulla pellicola pittorica con resine sintetiche. Per la restituzione dei valori cromatici alterati dai depositi stratificati non pertinenti, è stata realizzata una pulitura controllata, selettiva e differenziata zona per zona, tramite rigonfiamento con emulsione grassa e diversi tipi di solvent-gel, coaudiuvata da rifinitura a bisturi con ausilio di microscopio. Per il recupero estetico della cromia, sulle stuccature a base di gesso e colla è stato effettuato un ritocco pittorico differenziato: foglia oro a guazzo e tratteggio ad acquerello per le integrazioni di grandi lacune dorate, oro in conchiglia per le piccole lacune dorate, selezione cromatica per le mancanze di colore.
A termine del restauro è stata progettata e realizzata una struttura di sostegno mediante per garantire una corretta conservazione ed esposizione dell’opera. Il montaggio meccanico si compone di un’armatura tubolare in carbonio che si inserisce nelle concavità dell’opera e di un pannello trasparente in polimetilmetacrilato che lascia la possibilità di poter vedere il retro del rilievo.
La Madonna di Fiesole. Scoperta e restauro di un capolavoro, a cura di L. Speranza, R. Moradei, Firenze 2008
M. Galeotti, R. Moradei, A. Nishimura, L. Speranza, Una terracotta policroma degli inizia del XV sec. Attribuzione, indagini e restauro, in OPD Restauro 20, 2008, pp.35-55.
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