
Il complesso restauro è stato effettuato in loco, adottando soluzioni non invasive per gli operatori. Recuperate le dorature a foglia residue e le particolari lavorazioni superficiali. I problemi strutturali del pulpito della Passione sono stati risolti realizzando una nuova struttura interna.
Soprintendenti: Cristina Acidini, Isabella Lapi, Marco Ciatti
Direttore del restauro: Maria Donata Mazzoni
Restauro dei rilievi in bronzo: Direzione Settore Bronzi e Armi Antiche Maria Donata Mazzoni
Restauratori: Stefania Agnoletti e Annalena Brini; Sveta Gennai*, Elisa Pucci*, Chiara Valcepina*;
Nuovo supporto interno Pulpito Passione: Antonio Mignemi* con la collaborazione di Mattia Mercante*
Restauro degli intagli lignei: Direzione Settore Scultura Lignea Laura Speranza
Restauratore: Rita Chiara de Felice*
Restauro elementi lapidei: Direzione Settore Materiali Lapidei Maria Cristina Improta
Restauratori: Isidoro Castello con Francesca Piccolino*, Paola Lorenzi, Franca Sorella e gli allievi della S.A.F.S. dell’Opificio
Smontaggio e disinfestazione: Andrea Santacesaria, Mauro Parri, Giancarlo Penza, Filippo Lagna, Marco Rossi, Luigi Orata*
Restauro struttura lignea interna: Alberto Di Muccio* con la collaborazione di Giovanni Gualdani*
Indagini scientifiche: Andrea Cagnini, Monica Galeotti, Carlo Lalli, Giancarlo Lanterna, Barbara Salvadori, Simone Porcinai, Isetta Tosini; Marcello Miccio ** Alessandra Sant’Agostino**; IFAC-CNR**; Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa**; Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Firenze**; Dipartimento Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena**; Fundaciò Bosch i Gimpera** Departamento de Quimica Analitica dell’Università di Barcellona, Spagna
Indagini radiografiche parti lignee: Alfredo Aldrovandi, Ottavio Ciappi
Indagini radiografiche rilievi bronzei: Thierry Radelet**
Studi tecnologici, archeometrici: Alessandro Pacini**
Fonditori: Salvadori**, Battaglia**, Artù di Gaetano Salmista**, Galleria Frilli/Ciglia e Carrai**, Mariani**, Marinelli**
Documentazione fotografica: Marco Brancatelli, Giuseppe Zicarelli; Bruno Vannucchi**, Antonio Quattrone**
Collaboratore alla redazione dei progetti: Andrea Montanari
Progettisti Cantieri e R.S.P.P.: Pietro Capone**, Andrea Duprè**
Studi prospettici e ricerche d’archivio: Stella Battaglia**, Veronica Vestri**
Allestimento Cantiere: Ditta Dafne, S.r.l.
Ufficio Promozione: Sandra Rossi, Fabio Bertelli, Susanna Pozzi, Chiara Cappuccini
Coordinamento Convegno e Pubblicazione: Ginevra Facchinetti Pulazzini**
* restauratori esterni diplomati presso la S.A.F.S. dell’Opificio
** collaboratori esterni
Nella Basilica di San Lorenzo, sotto le ultime arcate della navata centrale, sono collocati i due Pulpiti di Donatello, quello di sinistra è dedicato al tema della Passione di Cristo, quello di destra alla Resurrezione. Sono le ultime opere eseguite dal maestro e ritenute in larga parte autografe; vi sono rappresentati gli episodi evangelici: rispettivamente, nel primo l’Orazione nell’Orto, Cristo davanti a Pilato e a Caifa, la Crocifissione, ilCompianto e la Sepoltura; nell’altro, Le Marie al Sepolcro, La Discesa di Cristo al Limbo, La Resurrezione, L’Ascensione, la Pentecoste e anche Il Martirio di San Lorenzo.
Le scene sono divise e sormontate da elementi architettonici e, nel lato verso le navate laterali, furono posti, ai primi del XVII secolo, pannelli lignei intagliati raffiguranti la Flagellazione, la Derisione di Cristo e gli Evangelisti San Luca e San Giovanni.
Per quanto riguarda le vicende storiche correlate a questo capolavoro donatelliano fin dal Cinquecento emersero le prime contraddizioni relative alla datazione dei rilievi, alla sequenza iconografica, alla dislocazione e destinazione d’uso degli stessi.
Ancora oggi i dati critici non sono certi; poche sono infatti le date sicure di riferimento e le fonti da cui trarre informazioni.
Vasari nomina ampiamente Bertoldo di Giovanni come collaboratore di Donatello, mentre il nome di Bartolomeo Bellano compare nei documenti pubblicati da Hartt e Corti nel 1962, dai quali risulta anche che nel 1456, tra il 14 ottobre e il 10 novembre, Donatello acquista a Firenze965 libbredi rame e bronzo, oltre a26.679 libbredi carbone e varie quantità di cere e ferro: l’occorrente per una grossa fusione, i cui pagamenti vengono effettuati attraverso il Banco dei Cambini anche ad aiuti di Donatello tra cui il citato Bellano.
Le ipotesi inerenti la cronologia sono orientate verso gli anni tra il 1456, data del ritorno del maestro da Padova, e il 1466, anno della sua morte. Fu questo un periodo per lui molto fecondo durante il quale realizzò anche la scultura in bronzo della Giuditta.
Nel Pulpito, la formella del Martirio di San Lorenzo reca la scritta “1465 ADI 16 GIUGNO” incisa sul timpano. Vespasiano da Bisticci ricorda che, già intorno al 1485, i due Pulpiti erano utilizzati come cantorie, il pergamo de’ cantori. Nel 1515, in occasione della visita a Firenze di Leone X, i pulpiti erano sorretti da supporti lignei e nel 1565 furono dotati delle colonne di marmo che attualmente li sostengono, come attestano anche le incisioni del 1610 e del 1619 che illustrano rispettivamente le esequie di Enrico IV, e quelle dell’Imperatore Matthias dove i pulpiti sono raffigurati su colonne. Solo dopo il 1619 furono posti nella posizione in cui oggi li vediamo.
Gli episodi della Passione e della Resurrezione di Cristo costituiscono un progetto compositivo, artistico ed iconografico unitario ideato da Donatello, sicuramente in accordo con Cosimo il Vecchio, benché supponiamo che il montaggio e la composizione finale in due Pulpiti distinti siano successivi alla morte al Maestro.
Giorgio Vasari nel “Primo Ragionamento” de “Le Vite” racconta che Donatello avrebbe eseguito le cere da far gittare di bronzo i pergami di San Lorenzo, ed il modello dell’altar maggiore con la sepoltura di Cosimo a’ piedi.
La campagna diagnostica svolta parallelamente e gli studi prospettici hanno consentito di approfondire gli aspetti storici, tecnologici e conservativi del manufatto.
Le indagini sono state condotte dal Laboratorio Scientifico dell’Opificio che ha attivato collaborazioni con l’Istituto IFAC-CNR di Firenze, con il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa e la Fundaciò Bosch i Gimpera dell’Università di Barcellona, Spagna. Sono state eseguite analisi mirate alla caratterizzazione delle patine di alterazione e dei componenti della lega bronzea, nonché un’estesa campagna radiografica.
La consistente documentazione grafica e video-fotografica ha contribuito a restituire un quadro esaustivo sulla tecnologia esecutiva del manufatto e sulle varie fasi della pulitura e del restauro strutturale.
Le note problematiche attributive sono state riconsiderate in particolare grazie allo studio tecnologico che, evidenziando le disomogeneità, è stato teso a circostanziare l’operato di Donatello e dei suoi collaboratori.
I Pulpiti sono stati restaurati con finanziamenti messi a disposizione dal MIBACT e dall’Opera Medicea Laurenziana con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
Per ambedue i Pulpiti, data la particolare collocazione dei manufatti, l’Opificio delle Pietre Dure ha organizzato dei cantieri esplorativi in modo da valutare accuratamente lo stato di conservazione delle superfici, impostare la campagna diagnostica ed effettuare alcune prove di pulitura per poi procedere alla stesura di dettagliati progetti di intervento.
L’intervento è stato condotto iniziando con la stesura del progetto preliminare a cui sono seguite ulteriori prove di pulitura e una prima serie di indagini scientifiche. Il progetto esecutivo si è articolato applicando metodologie di pulitura differenziate mirate all’impiego di prodotti non tossici.
I molteplici aspetti emersi dal complesso intervento di restauro, che ha permesso una migliore lettura di questi capolavori, sono stati oggetto della pubblicazione L’ultimo Donatello. I Pulpiti di San Lorenzo: studi e restauro a cura di Maria Donata Mazzoni nella collana Problemi di conservazione e restauro edita da Edifir.
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