La Maddalena penitente è una delle opere più conosciute di Donatello. La sua fama è legata al radicale realismo della rappresentazione, raro se non unico nel panorama dell’arte rinascimentale. La data della sua creazione è stata molto dibattuta negli studi storico artistici. Ritenuta spesso un’opera tarda di Donatello, negli studi più aggiornati viene proposto il periodo intorno al 1440. Dal 1500 è documentata nel Battistero fiorentino dove è rimasta fino all’alluvione del 1966. Durante un intervento di restauro, realizzato immediatamente dopo l’alluvione, è stata rimossa una ridipintura monocroma che la ricopriva interamente ed è stata presentata con l’antica policromia recuperata alla mostra Firenze Restaura del 1972. Nel 2014 in previsione dell’apertura del nuovo Museo dell’Opera del Duomo è stato eseguito un intervento di conservazione e un’approfondita revisione del restauro precedente. Le indagini scientifiche eseguite in quel contesto hanno fornito elementi fondamentali per ricostruire il procedimento scultoreo.
Tecnica costruttiva e scultorea
La scultura è intagliata da un unico tronco di pioppo senza aggiunte. Nella TAC si osserva una distanza di 30 cm dell’anello più esterno presente nella scultura dal centro del tronco (midollo) da cui si può dedurre un diametro dell’albero di almeno 60 cm. Il midollo del tronco attraversa la scultura in una traiettoria centrale dalla testa fino alla base. Al momento dell’intaglio il tronco presentava alcuni spacchi radiali da ritiro, tipici della stagionatura di un tronco intero.
La forma definitiva della scultura non è ottenuta soltanto tramite l’intaglio ma in molte sue parti è modellata con uno stucco simile alla preparazione di gesso e colla. L’apporto del modellato in stucco è molto forte nei lati ben visibili dei capelli ma contribuisce anche alla forma del viso, e del collo. Le ciocche di capelli sulla testa e quelle annodate a modo di cintura all’altezza dell’addome raggiungono spessori fino a 30 e 40 mm.
Oltre al gesso e alla colla animale lo stucco contiene anche fibre vegetali. La fibra vegetale, verosimilmente stoppa, dovrebbe aumentare la stabilità delle parti modellate che in un solo punto, il nodo di capelli all’altezza dell’addome, sono sostenute da un chiodo. Un semplice strato di preparazione sottile e regolare è presente invece sulle gambe e sulle braccia e ugualmente sui capelli che scendono dal lato della schiena in lunghe ciocche parallele. Nelle scanalature dell’intaglio dei capelli della schiena sono ben evidenti le tracce parallele della sgorbia.
La policromia: gli incarnati
Per gli incarnati sono state riscontrate due situazioni diverse da un lato per gambe e braccia e dall’altro per il viso e il collo. Su gambe e braccia sono presenti quattro stesure sovrapposte a base di Bianco di Piombo, la prima una probabile imprimitura, la seconda colorata con Ematite e terre, le due sovrapposte con Vermiglione. Sul viso e il collo, compresa tutta la zona della scollatura, invece le stesure a base di bianco di piombo sono due, un’imprimitura e uno strato con vermiglione.
La policromia: i capelli
Nella resa cromatica dei capelli spicca immediatamente la presenza delle lumeggiature d’oro. Si tratta di strisce d’oro ottenute tramite la tecnica a missione, cioè la stesura a pennello del legante (oleoso) e la successiva applicazione della foglia. Sui capelli della Maddalena è steso un generale strato brunastro composto da Terre, Ocre, poca Terra Verde e poco Bianco di Piombo (analisi stratigrafica) sopra questo colore di base generale sono state stese in preparazione della doratura le strisce di un colore ocraceo simile alla base sottostante ma con un legante oleoso che insieme ad un’ulteriore stesura di olio fungeva da base cromatica e legante per l’oro.
Struttura: il nucleo ligneo
Oltre ad una modesta presenza di gallerie di insetti xilofagi la struttura lignea presenta alcuni spacchi radiali non immediatamente riconoscibili. Lo spacco più accentuato si trova nella metà anteriore di sinistra nella profondità di una piega. Attualmente è colmato in parte da una precedente stuccatura. Altri spacchi minori nel corpo rivestito di capelli si possono individuare nella tomografia ma essi rimangono in gran parte nascosti dal modellato in stucco.
Le parti eseguite in stucco
Le parti modellate in stucco cioè sia in forte rilievo nella massa di capelli ma anche quello più discreto degli incarnati presentano delle mancanze che riguardano o l’intero spessore dello stucco e quindi lasciano scoperta la superficie lignea, oppure si tratta di piccole ciocche sovrapposte ad altre che hanno perduto l’adesione. Mentre il primo tipo di mancanza è certamente dovuto ai movimenti del supporto ligneo, al quale il rigido materiale dello stucco non si adatta tanto bene, il secondo, meno frequente e limitato ai capelli, è legato alla sovrapposizione successiva di ciocche che durante la modellatura non sempre è avvenuta nelle modalità e nei tempi ideali per creare una perfetta adesione. Queste mancanze plastiche sono di origine relativamente antica, riconoscibili già su vecchie fotografie attraverso la ridipintura grigia databile intorno al 1800. Dopo la rimozione della ridipintura monocroma durante il restauro del 1966/70 queste mancanze non sono state integrate ma sono state portate a livello del legno creando in particolare negli incarnati delle vistose lacune/ lacerazioni.
La policromia: sollevamenti
Nonostante questa situazione intrinsecamente problematica ma da considerarsi assestata, dal primo sopralluogo il problema conservativo più grosso e urgente erano i numerosi sollevamenti di colore degli incarnati nelle parti senza spessore di stucco cioè sulle gambe e su parti delle braccia.
Ridipinture
La superficie pittorica nella parte dei capelli presentava ancora numerosi e consistenti residui della vecchia ridipintura (“ottocentesca”) grigia, rimossa durante il restauro del 1966/70. Ma ancora più sorprendente era la condizione della superficie pittorica degli incarnati del viso e del collo (compresa tutta la scollatura). Infatti queste parti si presentavano completamente ridipinte con una stesura ad incarnato caratterizzata da pennellate disordinate dai toni rossastri. Resti della stessa ridipintura rossastra erano ancora presenti anche sugli incarnati delle gambe e delle braccia, tanto da alterarne l’effetto cromatico.
Oltre all’intervento puramente conservativo per il consolidamento dello stucco e la fermatura del colore si poneva dunque anche il problema della pulitura e del completo recupero della policromia originale negli incarnati, offuscata da residui sulle gambe e sulle braccia e ancora coperta completamente da una ridipintura nel viso e sul collo. Inoltre le lacune profonde negli incarnati non colmate durante il restauro del 1966/70 apparivano ricostruibili senza alcun arbitrio e quindi degne di essere integrate.
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