Donatello e bottega, San Girolamo, 1460 ca., Pinacoteca Comunale, Faenza

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

La scultura lignea, capolavoro conservato nella Pinacoteca Comunale di Faenza, proviene dalla cappella della famiglia Manfredi nella chiesa di San Girolamo degli Osservanti. La committenza dell’opera è attribuibile ad Astorgio II Manfredi, signore della città di Faenza, il quale era in stretti rapporti con la famiglia De’ Medici in quanto assoldato dalla repubblica fiorentina dal 1446. L’opera era esposta in una nicchia della cappella dedicata a San Girolamo, dove lo stesso Astorgio venne sepolto, ed è entrata a fare parte della Pinacoteca in seguito alle soppressioni postunitarie del 1866.
Il primo ad attribuire la scultura a Donatello è Giorgio Vasari che nelle sue celebri vite assegnò all’artista due opere faentine «nella città di Faenza lavorò di legname un San Giovanni et un San Girolamo, non punto meno stimati che l’altre cose sue». L’attribuzione è stata molto discussa negli studi storico-artistici tra Donatello, Donatello e bottega e più recentemente anche Bertoldo di Giovanni.
Il Santo è rappresentato come un eremita penitente nel deserto: è un uomo anziano, in piedi su di una base a forma di collinetta, completamente nudo, con la testa inclinata a sinistra, caratterizzata dalla folta chioma grigia che ricade sul petto insieme alla lunga barba. Nella mano sinistra tiene un sasso, col quale si percuote il petto. Nella mano destra reggeva probabilmente una croce, verso la quale sarebbe rivolto lo sguardo. Il sorprendente realismo dell’immagine ha certamente contribuito al notevole interesse che ha suscitato e continua a suscitare.

Tecnica esecutiva

Caratteristiche costruttive
La scultura è ricavata da un unico tronco di pioppo, già stagionato al momento dell’intaglio vista la presenza di spacchi da ritiro al momento della lavorazione, confermati dalla presenza di stucco originale al loro interno. Sono elementi aggiunti soltanto l’avambraccio sinistro, compresa la mano e una parte del sasso nella mano destra. Tramite l’analisi tomografica si evidenzia come l’opera non sia svuotata all’interno, ma eseguita in maniera ottimale grazie all’utilizzo di una porzione non centrata del tronco. Il midollo è limitato il più possibile nella sola parte sinistra del busto e nella base, mentre non è contenuto nella testa e nelle gambe. Tale scrupolosità nell’esecuzione dell’intaglio ha limitato la formazione di spacchi radiali alla sola base.

La rifinitura dei particolari plastici
Le immagini 3D della tomografia ci mostrano che la definizione del modellato è in gran parte ottenuta con lo stucco. Le piante attaccate al sasso sono eseguite interamente in gesso, così come i capelli e la barba, modellati su di un’anima lignea e un’armatura in stoppa. Si notano definizioni della forma create con l’uso del gesso sulle caviglie, sugli stinchi, all’anca e alle spalle, l’esecuzione della pelle che si piega sul ventre e sulle costole, rifiniture sulle braccia, sui bicipiti e sulle spalle. I genitali sono quasi interamente eseguiti in gesso, come lo sono completamente tutte le vene varicose e gonfie. Si tratta evidentemente di un passaggio di lavoro programmato fin dal principio e volto alla definizione dei numerosi dettagli plastici, non ancora elaborati nell’intaglio ligneo.

Stucco e preparazione di gesso
È difficile distinguere lo stucco usato per modellare i volumi dalla preparazione a gesso e colla per il colore.
La TAC evidenzia la presenza di una materia uniforme quasi ovunque, sopra la quale ne appare, sporadicamente, un’altra più radiopaca. È possibile che la materia più radiopaca in superficie rappresenti i residui dello strato preparatorio per il colore, in parte consumato durante la levigatura. Le stratigrafie ci segnalano la presenza di due differenti stesure superficiali di gesso, una grossolana e successivamente una più ricca di colla animale, attribuibili alla vera e propria preparazione al colore. Nel gesso viene segnalata la presenza di Feldspati e di Celestina, possibili addensanti per ottenere un gesso più modellabile (stucco)

Colore
Trattandosi di una figura nuda, il colore è limitato alla resa dell’incarnato, dei capelli, della barba, dei peli pubici, della base con la roccia e al sasso nella mano, oltre ad alcune rifiniture. L’incarnato consiste in una semplice stesura di bianco di piombo, con ocra rossa a diretto contatto con la preparazione in gesso. L’arrossamento della pelle sulle ginocchia, sulle gote e negli angoli delle palpebre, è ottenuto tramite velature. Sottili pennellate brune accentuano le rughe sulla fronte e alla radice del naso. I capelli, la barba e le sopracciglia sono realizzati tramite una base giallo-verdastra e una velatura grigia. Singoli capelli e peli sono eseguiti tramite pennellate bianche sull’incarnato. La zona dei peli pubici è conservata relativamente bene e può darci un’idea di come fossero le rifiniture su barba e capelli, ormai perdute. Sulle mani e sui piedi si trovano i resti del colore che disegnava le unghie.

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