
Il restauro, condotto in sinergia fra i laboratori di Oreficerie e Mosaico, ha offerto l’occasione per un approfondito studio della tecnica di realizzazione di questa tipologia di manufatti e nuovi spunti di ricerca sui processi di deformazione del materiale eburneo.
I due cofanetti in restauro (G.R. 13545 e G.R. 13544) appartengono a una vasta schiera di oggetti in avorio prodotti nella Sicilia del XII-XIII secolo, nell’ambito di un sincretismo culturale siculo-arabo-normanno. I motivi decorativi sovradipinti raccontano scene suggestive, popolate di pavoni, uccelli e animali esotici, frammiste ad arabeschi, iscrizioni beneaugurali in arabo, figure di cavalieri e di santi. In particolar modo, cofanetti come quelli qui in esame (originariamente destinati a un uso privato e laico) sono sopravvissuti allo scorrere del tempo in quanto convertiti dal mondo cristiano in cassette-reliquiari. Non è un caso, quindi, che dalla Certosa di Trisulti siano confluiti, agli inizi del XIX secolo, alla Chiesa concattedrale di Veroli ben 5 cofanetti-reliquiario in legno e avorio dipinto (un sesto, strepitoso, di produzione costantinopolitana, è stato ceduto al Victoria&Albert Museum di Londra nel 1861).
Il restauro, condotto in sinergia fra i laboratori di Oreficerie e Mosaico, ha offerto l’occasione per un approfondito studio della tecnica di realizzazione di questa tipologia di manufatti e nuovi spunti di ricerca sui processi di deformazione del materiale eburneo. Il cofanetto, infatti, presentava evidenti curvature delle sottili lamine di avorio, con sollevamenti e distacchi delle stesse dalla struttura lignea.
A seguito di esperimenti di deformazione forzata, eseguiti preliminarmente su analoghi frammenti di avorio, è stata messa a punto la metodologia di raddrizzamento, in grado di ripristinare la planarità delle lamine eburnee imbarcate senza inficiarne la delicata policromia ancora superstite. L’applicazione di tale metodo ha reso necessario smontare tutte le parti costruttive del cofanetto, separando le singole sezioni in avorio dal supporto ligneo, peraltro gravemente danneggiato da un attacco xilofago. Si è quindi proceduto ad applicare i trattamenti antiparassitario e consolidante sulle parti lignee, parallelamente all’azione di contenimento delle deformazioni sulle lastre eburnee e di pulitura delle cerniere metalliche. Una volta raggiunto il livello desiderato, è stata eseguita la fase di rimontaggio secondo il metodo originario mediante l’inserimento di perni in avorio, prestando la massima attenzione a garantire l’unitarietà della decorazione.
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