
Il restauro, condotto in sinergia fra i laboratori di Oreficerie e Mosaico, ha offerto l’occasione per un approfondito studio della tecnica di realizzazione di questa tipologia di manufatti e nuovi spunti di ricerca sui processi di deformazione del materiale eburneo.
Il “cofanetto dei falconieri” è una delle opere più pregiate del Tesoro del Duomo di Veroli, esposto in occasione di mostre, anche internazionali (Venezia, Palazzo Ducale, 1993-1994; New York, Metropolitan Museum of Art, 1997). L’opera, analogamente all’altro cofanetto in restauro presso l’Opificio (G.R. 13545), era originariamente destinata ad uso laico, ma in una fase successiva è stata utilizzata come cassetta-reliquiario, apponendovi i sigilli in cera lacca ed una sigla identificativa. Dalla Certosa di Trisulti è poi passata alla Chiesa concattedrale di Veroli insieme ad altri cofanetti, siglati secondo la medesima sequenza in riferimento alle reliquie contenute.
Nel corso della verifica dello stato conservativo, condotta presso i laboratori di Oreficerie e Mosaico, sono stati individuati pregressi interventi di restauro, cui è riferibile l’incollaggio delle lastre eburnee alla struttura lignea e l’applicazione di un protettivo a base di resina acrilica su alcuni particolari policromi. L’opera è stata oggetto di una specifica campagna diagnostica, comprensiva del rilievo 3D, delle indagini radiografiche e multispettrali, che insieme all’esame autoptico hanno rivelato dettagli interessanti sui procedimenti tecnici di costruzione e decorazione del raffinato manufatto.
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