
Direzione unica del procedimento
Franca Arduini, direttrice della Biblioteca Laurenziana.
Direzione lavori
Vincenzo Vaccaro, funzionario architetto, Soprintendenza per i beni Architettonici e il Paesaggio e per il patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico per le province di Firenze, Pistoia e Prato.
Comitato scientifico
Collaborazione al restauro pilota (vetrata n. 18)
Leonie Seliger, direttore del laboratorio di restauro delle vetrate della Cattedrale di Canterbury
Esecuzione dei telai della contro vetrata
ditta Goppion, Trezzano sul Naviglio Milano
Realizzazione dei vetri delle contro vetrate
“Vetri studio forme” Roma
Restauro delle imbotti
Ditta Cellini
Documentazione fotografica
Bruno Vannucci
A partire dal Settecento il ciclo è stato attribuito, erroneamente, a Giovanni da Udine: recenti ricerche d’archivio suggeriscono invece che i vetri siano stati realizzati da maestranze fiamminghe, assegnando l’esecuzione ad Arrigo Fiammingo e a Gualtieri d’Aversa, mentre la realizzazione dei cartoni o dei disegni ad essi preparatori è attribuita a Giorgio Vasari (1511-1574).
Molte delle vetrate presentano nel cartiglio inferiore la data di esecuzione, quindi possiamo stabilire approssimativamente il periodo di realizzazione che va dal 1558 al 1568.
I vetri che compongono la vetrata sono decorati a grisaglia e sono tenuti insieme da profili di piombo in un telaio metallico.
Lacune, sostituzioni e nuove piombature sono solo alcuni degli aspetti conservativi affrontati nel restauro pilota della vetrata n.18, grazie al quale sono stati restaurati negli anni successivi tutti gli altri esemplari, di cui 16 presso i laboratori dell’Opificio tra il 2005 e il 2018. Alcune grisaglie erano più degradate di altre, in funzione dell’esposizione agli agenti atmosferici. La struttura del telaio era in molti casi corrosa, i piombi ossidati e le stuccature decoese. Alcune formelle fratturate erano state riparate con nuove piombature, consumando i bordi delle fratture per fare spazio al metallo. In altri casi le formelle erano completamente mancanti o sostituite con vetri trasparenti.
La storia conservativa delle vetrate è molto lunga e complessa: già dopo 60 anni dalla loro esecuzione, nel 1628 vennero effettuati i primi restauri e sostituzioni; nel 1841 a metà del lato destro della sala di lettura venne inserita la tribuna d’Elci, con la conseguente rimozione di cinque vetrate; nel 1861 due delle cinque vetrate furono ricollocate nei loro vani, ma davanti alla muratura che nasconde l’impianto di riscaldamento, risultando di fatto tamponate; prima della guerra tra il 1915 e il 1918 tutte le vetrate furono rimosse e successivamente restaurate e ricollocate nel 1921, cambiando le posizioni originarie in base al loro stato di conservazione; a partire dal 1870 e fino al 1935, vennero effettuati svariati interventi di restauro impiegando i 139 pezzi dei 3 esemplari conservati nelle soffitte; del periodo relativo alla seconda grande guerra non si hanno testimonianze, ma possiamo immaginare che anche in questa occasione le 27 vetrate furono smontate per proteggerle da eventuali danni dovuti ai bombardamenti e poi ricollocate.
Le indagini preliminari che hanno consentito la stesura del progetto metodologico di restauro hanno compreso: indagini diagnostiche per accertare la tecnica di esecuzione e la composizione dei materiali; indagini microclimatiche per stabilire i valori che si riferiscono all’ambiente interno esterno e a contatto con la vetrata; una ricerca storica artistica degli interventi di restauro attraverso documenti d’archivio; una ricognizione del degrado dell’intero complesso con l’esecuzione di una dettagliata mappatura cartacea dello stato di conservazione di ogni vetrata. I dati raccolti sono stati collegati organicamente per una corretta selezione degli obiettivi, questo ha permesso di impostare la metodologia d’intervento per il restauro dei pannelli vetrati, con la progettazione di nuovi telai di sostegno e l’esecuzione di vetrate esterne di protezione.
Dal 2003 al 2018 si è svolto nei laboratori del settore Materiali plastici, ceramici e vitrei dell’Opificio delle Pietre Dure il restauro di diciassette delle ventisette vetrate policrome afferenti al ciclo della sala di lettura progettata da Michelangelo Buonarroti (1475-1564) nella Biblioteca del Complesso mediceo laurenziano. Altre otto delle ventisette vetrate sono state restaurate e ricollocate dalla ditta Polloni di Firenze su progetto pilota dell’Opificio; le ultime due vetrate (la n. 2 e la n. 3) sono in attesa di restauro alla data del 22 febbraio 2024.
L’istituto ha impostato il restauro con un progetto globale per la conservazione e la tutela futura del ciclo di vetrate, partendo dalla ideazione e realizzazione di un ponteggio mobile che, scavalcando i banchi di lettura, permettesse un facile accesso alle vetrate, fino alla progettazione e collocazione di contro-vetrate a protezione del ciclo cinquecentesco.
Tutte le vetrate sono state smontate, le formelle pulite con acqua e alcol e in alcuni casi con carbonato d’ammonio. Le formelle interamente mancanti sono state sostituite, grazie alla ripetitività della decorazione, con nuovi vetri decorati a grisaglia, resi riconoscibili dall’apposizione della data e dal graffito verticale effettuato sulla decorazione. Le formelle che presentavano lacune o fratture sono state restaurate con resina epossidica trasparente e colori per il vetro, mentre per la ripresa pittorica della decorazione si è optato per colori a grisaglia senza far seguire una cottura, usando come legante aceto e gomma arabica. Tutti i piombi sono stati sostituiti, come anche i telai, e ogni vetrata è stata dotata di una controfinestra a protezione dagli agenti atmosferici. Per le due vetrate cieche si è provveduto all’installazione di un sistema di retroilluminazione artificiale.
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