Le 324 stampe “a la poupée” (incisioni su rame stampate a colori in una unica battuta) curate da Carlo Lasinio (incisore e stampatore) furono stampate a fogli sciolti sulla fine del XVIII° secolo con un cartiglio indicante il nome del ritratto d’artista raffigurato, scelti tra quelli dalla grande collezione Medicea degli Autoritratti di pittori celebri esposti nella Galleria Palatina.
A metà dell’Ottocento, i ritratti della collezione acquistata dalla famiglia Bevilacqua di Venezia sono stati supportati su nuova carta giallo/bruna con stampato il blasone di famiglia e il monogramma G/E e quindi rilegati in quattro volumi in occasione del matrimonio del conte Guglielmo Bevilacqua con la contessina Ernestina di Neuenfels, figlia di S.A.R. Massimiliano Duca di Baden. Le carte di supporto secondario gialle, con la filigrana Canson Freres, in centocinquanta anni si sono fortemente degradate fino a raggiungere il color grigio ferro ed un’estrema fragilità, degrado che gli inglesi chiamano “low fire”.
Stampe a colori a la poupée, tratte da matrici incise all’acqua forte e a bulino, smarginate, con sotto aggiunto cartigli con nome ritratto, date e arte praticata, nuovamente incollate su supporto colorato giallo (l’editoriale era azzurro) delle cartiere CANSON. Il supporto alle stampe reca stampato il monogramma degli sposi nel blasone di famiglia e una cornice nera di raccordo. Riuniti i fogli a gruppi di 4, aggiunti frontespizio e indici a stampa, sono stati cuciti in 4 volumi con piatti in carta e dorsi in cuoio rossi, ornati con stemmi, titoli e fregi in oro.
Le stampe a colori a la poupée di Carlo Lasinio, presentano una tecnica assai raffinata. Prima inchiostrate con terra d’ombra e pulite a fondo (lasciando il colore solo in fondo ai solchi più profondi), le lastre erano nuovamente inchiostrate a colori con piccoli tamponi e stampate in unica battuta senza lucidatura finale, ottenendo un effetto assai più vivido e armonioso delle stampe in nero colorate successivamente. La terra d’ombra forma un trait d’union della figura stampata, unendo le varie zone dai diversi colori con sottili tratti più scuri in cresta ai segni colorati.
I quattro volumi erano ormai inconsultabili: rilegati con un dorso assai rigido, le carte di supporto secondario, degradate fino ad apparire secche, fragili ed ingrigite, si rompevano ad ogni consultazione. Il I° volume, il più consultato, era stato riparato al dorso e presentava il 70% delle carte frantumate; fra il 20 e il 30% per gli altri volumi. Di notevole fattura e freschezza di colori le stampe a colori senza danni.
Ritagliate dai supporti originali celesti (veste editoriale), le stampe sono state incollate su nuovi supporti gialli e cucite in quattro volumi. Il primo volume ha subito un intervento di riadesione del dorso tramite tela rossa.
Dalle indagini effettuate sia nei laboratori OPD sia in quelli di UNIFi, è stato accertato che il degrado “low fire” delle carte del supporto secondario è dovuto all’ocra gialla usata come colorante (ossidi idrati di ferro) e all’aumento dell’acidità indotto alla carta in fase di stampa. Il pH delle carte è risultato oscillante tra pH 2,5 (nei fogli più scuri) e pH 4 (nei fogli più chiari) e il DP inferiore a 350 (la colla Tylose ha DP 300). L’ambiente umido come quello di Venezia ha favorito l’insorgere della reazione di Fenton, tipico del degrado dell’inchiostro ferro-gallico. Le strisce di compensazione desuete delle stampe sono state oggetto di test e di ricerche per arrivare a mettere a punto la metodologia di intervento: deacidificazione non acquosa con nanoparticelle di idrossido di magnese; rinforzo carta supporto secondario con foderatura a collante non acquoso.
Smontate e pulite le carte, sono state poste in contenitori cartacei insieme a quei frammenti che potevano ragionevolmente ricondursi alla medesima pagina. Successiva deacidificazione con nanoparticelle di idrossido di magnesio in sospensione di alcool isopropilico. La neutralizzazione dell’acidità avviene nell’arco di due mesi ad umidità ambientale. Le carte colorate, assolutamente prive di flessibilità, sono state foderate sul verso con carta giapponese trattata con una miscela di Plextol B500 e di Dispersion K 360 a formare una pellicola adesiva termosensibile. L’adesione del supporto si realizza su tavola spirante riposizionando i frammenti rinvenuti e somministrando calore in modo controllato (60°C) fino alla completa all’adesione. Diversamente le carte bianche di guardia insieme al frontespizio e all’indice, sono state deacidificante con una soluzione ter-butil-ammino-borano e proprionato di calcio in alcool per ottenere una contestuale riduzione/deacidificazione secondo il metodo Bicchieri. Il restauro delle carte è stato completato formando una velina rinforzata ai bordi con carta sottile ed unendola alla carta di foderatura in modo da ottenere un bifoglio da cucire al prolungamento, quest’ultimo preparato in modo da avere una larghezza di 5 cm. Il prolungamento è stato studiato in modo da ridurre fortemente la necessità, durante la consultazione, di flettere i fogli restaurati. La nuova coperta ha i piatti allungati della misura pari ai prolungamenti (5 cm) e ha sopra montati i piatti originali. Sul dorso in cuoio rosso è rimontato il dorso originale, precedentemente trattato con riconciante all’alluminio. In questo modo la nuova coperta esibisce quella vecchia montata sopra, evitando di dover aggiungere un nuovo contenitore.
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