
L’intervento di restauro è consistito in un consolidamento generale di tipo integrativo “a trama allargata”
Restauratori: Alice Papi (allieva SAFS-OPD) sotto l’assistenza alla docenza di Laura Bertuzzi
L’arazzo Caino e Abele, di manifattura medicea tessuto nel 1627, era originariamente parte di un gruppo composto da sei arazzi tessuti da un cartone di Michelangelo Cinganelli, raffigurante una sorta di colonna decorata da drappi, putti e festoni di fiori e frutti; il gruppo è stato smembrato e oggi due esemplari del gruppo sono conservati alla Biblioteca Laurenziana, altri due sono andati perduti e due, fra cui l’opera in esame, sono in deposito a Palazzo Madama a Roma, sede del Senato.
Gli arazzi in deposito presso il Senato della Repubblica fanno parte di un gruppo che la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino ha in deposito presso Palazzo Madama in uffici di alta rappresentanza. Si è infatti instaurata una collaborazione tra il nostro Istituto e il Senato durante la quale nel laboratorio sono stati restaurati gli arazzi in elenco, tutti sponsorizzati dal Senato stesso.
Le quattro sovrapporte, La Visitazione, Noli me tangere, Il Battesimo di Gesù e Pellegrini in Emmaus fanno parte di un ampio gruppo di arazzi con soggetto sacro, che venne prodotto dalla manifattura medicea tra il 1598 e il 1600. Tre di questi sono conservati nella Sala Zuccari di Palazzo Madama ove sono esposti altri due arazzi medicei restaurati: Abbondanza o Liberalitàe La Prudenza. Le due figure allegoriche sono incluse in bordure per la cui tessitura ci si rifece ai cartoni utilizzati per le Storie di Giuseppe Ebreo, il cui riutilizzo ha fatto supporre che si trattasse di arazzi concepiti per essere affiancati alla prestigiosa serie in un nuovo allestimento seicentesco in Palazzo Pitti. Allo stesso gruppo appartengono i due arazzi raffiguranti Ercole e Caco e Caino uccide Abele.
Di seguito gli arazzi restaurati presso il laboratorio di Arazzi e Tappeti:
Caino e Abele fa parte di una particolare tipologia di arazzi cosiddetti “a colonna”, contraddistinti da un formato caratteristico in cui la larghezza è molto ridotta, circa un metro e trenta, rispetto all’altezza, che può raggiungere i cinque metri.
Il panno appariva diffusamente degradato e in parte lacunoso; gli orditi si presentavano fortemente distorti e la figurazione dell’architettura era in parte deformata dai numerosi interventi precedenti, caratterizzati da rammendi invasivi. Nella parte inferiore si evidenziava un’estesa lacuna di forma squadrata, colmata da “toppe”, cioè frammenti provenienti da altri arazzi.
L’intervento di restauro è consistito in un consolidamento generale di tipo integrativo “a trama allargata”. Nella grande lacuna in basso, rimosse le “toppe”, dopo l’inserzione di nuovi orditi, è stata realizzata una integrazione a mélange cromatico. Tre delle cimose sono state restaurate con il metodo integrativo “a trama allargata”: la quarta, mancante, è stata tessuta ex-novo con telaio a licci.
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