Benedetto da Maiano, Crocifisso, seconda metà XV sec., Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Benedetto da Maiano, tra i maggiori scultori fiorentini della seconda metà del XV secolo ha creato sculture in legno, marmo e terracotta ed era autore di numerosi crocifissi lignei. È vissuto dal 1442 al 1497, ma il Crocifisso del duomo fu acquistato da parte dell’opera di Santa Maria del Fiore dal figlio Giovanni solo nel 1509, dodici anni dopo la sua scomparsa. Nel successivo anno 1510, il pittore Lorenzo di Credi ricevette due pagamenti per dipingere “il crocifisso grande da mettere sopra l’altar maggiore”.  Più di trecento anni dopo, nel 1843, il Duomo di Firenze è stato completamente restaurato e in quel contesto anche il Crocifisso di Benedetto da Maiano è stato trasformato tramite una ridipintura in un finto bronzo.

Tecnica esecutiva

Caratteristiche costruttive
Il crocifisso, intagliato in legno di tiglio, è alto 198,5 cm (piedi-testa) e largo 177,5 cm, superando la grandezza naturale. Di fronte a tali dimensioni, la figura ha un peso molto basso, di 29,460 kg, perché è accuratamente scavata all’interno, dall’altezza dei glutei fino alle braccia. Sul lato della schiena lo scavo è chiuso con due assi. La scultura è stata sbozzata da un tronco di tiglio e successivamente svuotata accuratamente dal lato della schiena. Una volta completato lo svuotamento, sono stati fissati i due elementi tergali. Oltre ai due elementi tergali, ci sono ancora due elementi aggiunti al tronco, uno per il ginocchio destro e l’altro in corrispondenza dell’anca sinistra del Cristo e naturalmente le braccia, che sono fissate al corpo tramite incastri a coda di rondine inseriti dal lato della schiena nelle loro sedi (lo stesso tipo di incastro è stato usato nei crocifissi di Benedetto di Santa Fina a San Gimignano e in quello di Ancarano-Norcia).
Il perizoma originario del Cristo è perduto, ma certamente era fatto con un panno imbevuto di colla e drappeggiato sui fianchi della figura prima della stesura degli strati di preparazione e di colore sull’intera scultura. Era eseguito alla maniera dei perizomi incrociati diagonalmente sul davanti, come è emerso chiaramente durante la rimozione della ridipintura. Inoltre, nella zona del perizoma sono state trovate delle tracce di colore azzurro derivate dalla colorazione del perizoma originale.
Fortunatamente un importante attributo, la corona di spine originale, eseguita in bronzo, è ancora conservato, come lo è pure l’aureola di rame dorato. Entrambi sono originali e documentati da pagamenti.

La policromia
L’incarnato originale, forse corrispondente a quello commissionato al pittore Lorenzo di Credi, consiste di due stesure sottilissime e molto regolari di una miscela a base di bianco di piombo e altri pigmenti (azzurrite, vermiglione, lacca rossa, terre e caput mortuum) che risultano in un effetto olivastro, osservabile in molti crocifissi fiorentini del tardo ‘400. I capelli, invece, presentano un’intonazione castano rossastra. In alcuni punti si è riscontrata la presenza di una vernice antica sull’incarnato originale.

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