La miniatura era già stata oggetto di un restauro presso l’Opificio, effettuato da Sergio Boni nel 1982. La miniatura era incollata ad una tavoletta di noce, con un collante animale molto forte ed era molto lesionata. Probabilmente manca il bas de page: è apparso di recente, sul mercato antiquario e ora in collezione privata, un ritaglio con al centro San Benedetto tra i santi Mauro e Placido inginocchiati.
Il foglio faceva parte di un Messale, di cui costituiva l’illustrazione posta all’inizio del Canone.
Tempera su pergamena.
A causa della probabile mancanza del bas de page, i segmenti della cornice (esterna) hanno dimensioni diverse. Quella interna si ritrova con gli stessi nastri avvolti a spirale e analoghe borchie intercalate a forma di diamante attorno alla famosa storia di San Zanobi che libera il fanciullo indemoniato (conservato alla Biblioteca Medicea Laurenziana a Firenze), eseguita da Zanobi Strozzi tra il 1445 e il 1450. La presenza di S. Domenico sotto il crocefisso indica che il messale apparteneva all’ordine domenicano.
La miniatura appare in linea di massima ad un primo esame in buono stato di conservazione, non presenta danni di tipo meccanico come strappi e mancanze.
Dopo il restauro del 1982 la pergamena era stata montata in una scatola-passe-partout, contenuta in una cartella azzurra di cartone.
Attraverso un esame a luce radente è emerso lo stato reale dell’opera: erano presenti zone molto deformate soprattutto nella parte inferiore della pagina, dove in passato fu effettuato un primo tentativo di stacco dalla tavoletta su cui la pergamena era totalmente incollata. In questa zona erano presenti piccole mancanze, fori di tarlo risarciti con polpa di carta, pieghe, schiacciamenti e deformazioni che corrono in senso diagonale verso il centro del foglio. L’esame al microscopio mostrava una situazione conservativa ancora più precaria sia per il supporto che per il film pittorico.
La pergamena era molto scurita, sporca e cadute di colore verde e blu, rimaste aderenti alla superficie perché impastatesi allo sporco e alla sostanza protettiva applicata con l’intento di mantenere morbida la pergamena e di consolidare il colore.
Le zone più degradate corrispondevano al bordo inferiore e a quello superiore.
Al microscopio apparivano chiaramente sia una forte disidratazione della pergamena che del colore. La superficie pittorica è fortemente degradata, con abrasioni della foglia d’oro, danni in gran parte dovuti al periodo precedente il restauro del 1982.
Il foglio era montato all’interno di un passe-partout multistrato, formato da vari cartoni, in modo da rendere visibile sia il recto che il verso; c’era anche una intercapedine di aria interna, così da lasciare che la pergamena traspirasse nel migliore dei modi. Purtroppo i materiali utilizzati non erano idonei alla conservazione.
Il montaggio su un pannello di legno, i numerosi tentativi di stacco dal legno e il montaggio attuale non più adatto al sostegno e all’esposizione dell’opera, hanno peggiorato questo stato conservativo.
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