Lo stucco policromo è realizzato mediante colaggio in una matrice a tasselli in gesso e poi dipinto con colori a tempera a base proteica e decorato con dorature in foglia.
La cornice a tabernacolo è realizzata con legno di conifera per quanto riguarda la parte strutturale, e con legno di pioppo per lo strato di finitura ad intaglio. Le dorature sono in foglia e la policromia a tempera a base proteica.
Lo stucco era coperto da uno strato di finto bronzo a base di terra bruna e nero carbone per nascondere le numerose fratture e stuccature sottostanti. In alcune zone il colore risultava sollevato e nella parte inferiore dell’opera sono emerse anche estese ricostruzioni.
La cornice a tabernacolo mostrava i segni di un importante attacco xilofago (fori di sfarfallamento e zone erose) e risultava mancante di alcuni elementi (cornici laterali inferiori). Il capitello destro era spezzato in due parti e l’architrave risulta deformata per svergolamento.
Sono evidenti interventi precedenti sia sullo stucco che sulla cornice, ma non sono documentati. In particolare sullo stucco sono stati effettuati incollaggi, stuccature e patinatura a finto bronzo; sulla cornice il capitello destro è stato fissato senza allineamento con una chiodatura.
Sono stati eseguiti nove prelievi per caratterizzare la bronzatura, i colori originali, e per studiare in sequenza stratigrafica la tecnica di esecuzione. I campioni sono stati studianti a microscopio ottico in luce diffusa e sotto radiazione UV con la tecnica della sezione lucida. Lo stucco è a base di gesso e colla; sotto il finto bronzo insiste direttamente la policromia originale, senza strati di ridipintura intermedia; il blu del fondo è una tempera d’uovo a base di azzurrite e poco bianco di piombo; tutte le dorature sono state eseguite a foglia.
Sullo stucco come prima cosa è stato effettuato il consolidamento del colore nei punti in cui si mostrava sollevato. Questa operazione è avvenuta impiegando per infiltrazione sotto scaglia una resina acrilica e lo strumento della spatola calda. Per la rimozione della brunitura sono stati valutati alcuni solvent gel e resin soap con azione chelante, ma la soluzione che si è dimostrata più idonea è stata la rimozione meccanica a bisturi sotto lente di ingrandimento. Il metodo prescelto ha consentito di preservare la patina originale del colore, allungando molto i tempi di esecuzione. Il colore sottostante si è mostrato nel complesso ben conservato. Le ricostruzioni e le stuccature esistenti sono state riviste e perfezionate impiegando uno stucco da interni, mentre il ritocco pittorico è stato eseguito con colori ad acquerello ed oro in conchiglia secondo la tecnica della selezione cromatica. L’intera superficie è stata infine protetta con uno strato di cera microcristallina disciolta in ligroina al 3%.
Le parti instabili del tabernacolo ligneo (cornice frontale superiore e capitello destro) e quelle fortemente deteriorate (cornici laterali superiori e laterale inferiore destra) sono state distaccate. È stato quindi eseguito un trattamento insetticida utilizzando una soluzione di permetrina (0,38% in solvente alifatico) per inoculazione e imbibizione dal retro e successivamente un consolidamento con una soluzione di resina acrilica al 5% in etilacetato. Le parti mancanti sono state ricostruite con legno di pioppo invecchiato; alcune piccole mancanze sono state colmate con resina epossidica bicomponente; le nuove cornici e quelle smontate sono state ricollocate con un sistema reversibile mediante viti inossidabili, nascondendo le teste sottolivello con tasselli di legno di pioppo. I nuovi incollaggi sono stati eseguiti con colla vinilica o epossidica bicomponente, a seconda delle esigenze specifiche; le nuove porzioni in legno sono state trattate cromaticamente con una stesura a base di gesso e colla di coniglio e pigmenti.
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