Anton Maria Maragliano, Sant’Antonio da Padova, 1737, Chiesa di San Lorenzo a Quiliano, Savona

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Il Sant’Antonio da Padova della parrocchia di San Lorenzo Martire a Quiliano è un inedito di Anton Maria Maragliano. Fu commissionato da Giovan Battista Gariglio, mercante attivo tra Genova e Spagna, come ringraziamento per la grazia ricevuta scampando ai pericoli e per le infermità risolte. La scultura fu donata alla parrocchia a condizione che fosse portata in processione il 13 giugno di ogni anno, promessa mantenuta fino agli anni cinquanta. La scultura, a grandezza naturale, è rappresentata secondo l’iconografia barocca che raffigura il Santo col Bambino Gesù. Il Sant’Antonio indossa il saio di frate minore cinto dalla corda con tre nodi, simbolo di povertà, castità e obbedienza, attributi costanti nell’iconografia del santo. Nella mano destra regge un libro, sul quale si erge il Bambino e in cui appare la scritta “Se quaeris miracula”, parole iniziali della preghiera in onore di Sant’Antonio, composta da fra Giuliano la Spira nel 1233.

Tecnica esecutiva

Caratteristiche costruttive
La scultura è intagliata a tutto tondo in legno di tiglio e composta da oltre 65 elementi assemblati con colla da falegnami. Dall’indagine radiografica non si evidenzia la presenza di chiodi per l’assemblaggio dei pezzi, tranne che per l’unione dell’opera con il basamento. Inoltre l’opera è in legno pieno.
Per quanto riguarda l’intaglio, si nota la differenza tra il volto del Santo, le mani e il Bambino Gesù, definiti da un intaglio molto fine e curato, e il saio, scolpito invece in modo essenziale. Tali differenze di stile sono attribuibili alla collaborazione del maestro con allievi ed altre maestranze, dettata dalle innumerevoli commissioni dell’artista.
Il Sant’Antonio indossa stranamente delle scarpe chiuse invece dei sandali, contrariamente alla consuetudine francescana. È ipotizzabile che fossero l’ingombro da cui ricavare i piedi nudi e che, a causa della mancanza di intagliatori esperti o dei tempi di consegna stretti, si sia optato per trasformarli semplicemente in scarpe. Il cingolo è in legno intagliato, tranne che in alcune parti di restauro integrate in corda. Le ultime pagine del libro sono costituite da due fogli sovrapposti di pergamena, stuccati e dipinti, per conferirgli maggior realismo.

La preparazione e il colore
Sull’intera opera è stesa la preparazione a gesso e colla animale impiegata, oltre che come base per il colore, per riempire e nascondere le piccole imperfezioni del supporto ligneo. Gli strati preparatori sono bruniti sugli incarnati per renderli più compatti e ottenere una policromia brillante.
La policromia dei carnati è di ottima qualità, dall’effetto lucido, liscio e compatto dovuto sia alla brunitura della preparazione che dello stesso colore. Dalle indagini diagnostiche il legante risulta essere proteico, quasi certamente chiara d’uovo. Il colore originale del saio è composto da nero di carbone, ocre e silicati. Il basamento è di una tonalità azzurra, uguale al drappo del Bambino, con decorazioni a foglia d’oro applicata sui bordi a guazzo. Il basamento contribuiva, quindi, ad esaltare la scultura mediante il colore e la preziosità della decorazione.

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