Anton Maria Maragliano, Crocifisso, 1715-1723, Oratorio di Nostra Signora della Ripa, Pieve di Teco, Imperia

  • : Intervento di restauro
  • Stato attività: concluso

Dati

Informazioni sull’attività

Informazioni sull’opera

Informazioni storico-descrittive

Il Crocifisso in legno policromo, che si trova tuttora nella sua collocazione originaria, fu realizzato dallo scultore genovese Anton Maria Maragliano per la Confraternita di Nostra Signora della Ripa poco prima del 1723. Nell’agosto di quell’anno, i confratelli dell’altro oratorio di Pieve di Teco, intitolato a San Giovanni Battista, chiedevano all’artista di eseguire per loro un ‘Crocifisso’ delle stesse misure e dello stesso legno «tiglio secho e ben conditionato» di quello scolpito per l’oratorio della Ripa, come specifica il contratto notarile col Maragliano. La datazione si può ulteriormente stabilire intorno al 1716, poiché questa è la data impressa sui tre cantonali argentei della croce, assieme al punzone genovese della torretta, che i confratelli di Nostra Signora della Ripa fecero certamente realizzare per il nuovo Crocifisso. La spesa per il Crocifisso e per i “canti” d’argento dovette mettere a dura prova i fondi della confraternita, visto che soltanto molto più tardi fu loro possibile far eseguire gli altri argenti: l’aureola a raggiera (punzonata con la data 1753) e l’INRI (con la data 1773).
Queste commissioni si collocano nel contesto della vivace competizione fra le due confraternite più importanti di Pieve di Teco, tese a primeggiare sul piano sociale e devozionale anche nello splendore e nel prestigio dell’apparato scultoreo degli oratori e delle processioni.

Tecnica esecutiva

Caratteristiche costruttive
Il Cristo è realizzato in legno di tiglio intagliato a tutto tondo, specie lignea largamente impiegata da Maragliano per la sua media durezza, come risulta dalle analisi eseguite su varie opere a lui attribuite nel corso dei restauri. La figura è ricavata da un tronco portante che costituisce il torso, le gambe e i piedi, al quale sono stati aggiunti blocchi e tasselli della stessa specie lignea per ricavarne le parti aggettanti come la testa, piccole ciocche di capelli, piccole parti anatomiche e del perizoma. Le aggiunte sono assemblate con incollaggi a base di colla forte e chiodi. Le braccia sono intagliate a parte e assemblate successivamente tramite incollaggio e perni lignei. La corona di spine è realizzata con della corda intrecciata, all’interno della quale sono inserite spine vere attualmente quasi totalmente perdute.
La croce è in legno di noce, di colore bruno scuro, con semplici modanature lungo tutto il perimetro ed è guarnita di cantonali in argento.
Il Cristo è ancorato alla croce tramite un perno di ferro filettato, con chiusura a farfalla, inserito nella parte terminale della schiena. Le mani e i piedi sono trafitti dai tre tipici chiodi in ferro con testa piramidale che contribuiscono a dare stabilità all’ancoraggio dell’opera. I chiodi sono fermati con un bullone quadrangolare avvitato sulla filettatura posta sulla parte finale.

La preparazione e la policromia
La policromia non è pertinente alla bottega di Maragliano, ma attribuibile a coloritori e doratori autonomamente organizzati, secondo la prassi operativa consueta. All’interno della sua bottega dovevano essere probabilmente eseguite le operazioni relative alla stesura della preparazione a stucco liquido, impiegato, oltre che come base per il colore, per riempire e nascondere le piccole imperfezioni e le fenditure del supporto ligneo. I risultati delle indagini chimico-fisiche ci hanno confermato la presenza di una preparazione al colore molto sottile, realizzata con gesso di Bologna e colla animale. Le analisi stratigrafiche hanno, inoltre, segnalato la presenza di colla animale sopra la preparazione, riscontrata su ogni campione esaminato. I prelievi selettivi superficiali hanno indicato essere colla di pergamena insieme ad un composto di origine polisaccaridica della famiglia delle gomme. Tale residuo potrebbe indicarci l’impiego di una tempera con legante a base di gomma arabica. Il colore dell’incarnato e dei capelli è costituito da una tempera a base di biacca, con aggiunta di ocra, terre e rari grani di nero di carbone, mentre quello del perizoma è composto da biacca con aggiunta di terra verde. La stesura è piuttosto grossolana, con pennellate ben visibili ma molto d’effetto. Il realismo dell’incarnato, tumefatto ed emaciato per il dissanguamento del corpo, è ottenuto tramite velature di colore grigio-azzurro, così come le vene messe in evidenza dalla pulsazione sanguigna. Il sangue che fuoriesce dal costato, dai fori delle mani e dei piedi è anch’esso estremamente realistico, grazie alla corposità della materia e al colore bruno tipico della coagulazione ed è costituito principalmente da lacca di Robbia.

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